Non è una guerra fredda. È molto peggio. «Quella era, per certi aspetti, sopravvalutata. Mentre di questa guerra informatica la gente sa poco, e sottovaluta il rischio». Secondo Aldo Giannuli, ricercatore di Storia contemporanea presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università statale di Milano, la situazione è complessa, grave e ancora in svolgimento. Quello di Edward Snowden è solo l’inizio.
Prima però c’è stata la scoperta che gli Usa spiano gli alleati.
Sai che scoperta.
Perché?
Perché nel mondo dell’intelligence non esistono alleati. Tutti spiano tutti. Quest’ultimo caso non è né una scoperta né una novità. Ci sono tanti precedenti.
Quali?
Be’, ad esempio le intercettazioni Usa al Parlamento Europeo per il caso dell’Airbus turco; commessa che poi è scivolata nelle loro mani. O il caso Echelon, la struttura satellitare e terrestre di raccolta di dati e segnali. E il caso Swift, il server su cui passa più dell’98% di tutte le comunicazioni finanziarie online. Un bel giorno si sono presentati uomini del Fbi che, per ragioni di lotta al terrorismo, hanno portato via l’intera memoria digitale. Ecco, questi sono casi che sono stati tenuti sott’acqua, lo scadente ceto politico europeo fece finta di niente, e abbozzò.
Stavolta…
Eh, stavolta l’impatto mediatico è troppo grande. E si vede. Persino l’ambasciatore americano in Italia – pardon, il ministro degli Esteri Emma Bonino si è sentita costretta a dire che, ohibò, con gli alleati non è carino fare intercettazioni..ferma restando la piena fiducia negli Usa, eh.
Ma per quale motivo secondo lei si fa più o meno finta di niente? Non è comunque un problema?
È un problema, certo. Ma, vede, ci sono state varie ragioni – di calcolo, di convenienza, anche un po’ di paura – per cui gli stati europei hanno deciso, anche se la guerra fredda era finita, di restare comunque nella Nato. Per cui il tentativo è stato di scaricare sugli Usa tutti i costi della cosa e loro, invece, di ritagliarsi un ruolo da vicesceriffo. Ma erano altri tempi, e non c’era la crisi.
Ora, invece?
Ora ormai siamo in un clima di guerra tra Usa e Cina. Prima si davano calci sotto al tavolo. Poi, il livello di scontro è stato tale che il presidente Usa Barack Obama ha sentito di dover sollevare la questione e chiedere Ji Xinping di “smetterla con gli attacchi hacker”. E lui, com’era ovvio, ha risposto: “ma come, parli tu?”. Più o meno è andata così. E allora sono finiti i calci sotto il tavolo, ma sono cominciati gli schiaffi in faccia. È una guerra economica, monetaria. Nessuno è alleato di nessuno. E i cinesi hanno dimostrato di saper mordere, in una guerra ormai aperta.
Dice?
Sì, prima queste cose restavano confinate nelle denunce di qualche deputato. Ora perfino il presidente Usa ha sentito la necessità di dirlo. Si pensi al caso Snowden: sì, avrà anche agito per motivi ideali (gli americani hanno sempre questi accenni di quaccheraggine e perbenismo), ma non è stato da solo. Prima di fare una cosa del genere doveva avere le spalle coperte, gli serviva un megafono vero. E poi le informazioni: nessuno, anche di alto livello, ha accesso a tutto quel materiale.
E allora chi glielo ha dato?
Era un caso noto, tenuto congelato dalla Cina. Quando poi era arrivato il momento di sferrare l’attacco, è saltato fuori. Snowden, con tutta probabilità, aveva solo parte delle informazioni che ha rivelato. Le altre gliele hanno fornite i cinesi, che da tempo seguono la cosa. Un’operazione fatta alla grande. E Snowden è un’etichetta, ma non tutte quelle cose erano sue.
E perché dare lo scoop al Guardian?
Perché serviva un quotidiano di lingua inglese, che arrivasse subito ad ambienti di lingua inglese (quelli americani erano da escludere per evidenti ragioni). Un’operazione ben fatta, impeccabile. Sono diventati bravi. Di sicuro, però questo è solo un capitolo. Ci saranno altri episodi.
Intende episodi di guerra coperta?
Non è detto. Gli sviluppi possono essere di ogni genere. Di sicuro non è come la guerra fredda. Quella era più tranquillizzante: era bipolare, prima di tutto. Questa è multipolare e l’atomica è anche nelle mani di capi di stato folli, come quelli della Nord Corea. E poi la Guerra fredda, proprio perché veniva dopo i traumi della Seconda Guerra mondiale, era percepita in modo molto ansiogeno. Faceva paura, ma era sopravvalutata. Questa, invece, che forse è molto più pericolosa, è stata sottovalutata. In particolare si dimentica che arriva in un periodo storico di crisi economica che dura da sei/sette anni e non accenna a finire. È sempre più prolungata, e questo crea forti nervosismi. Pericolosi.