Nato in Nuova Zelanda, cresciuto in Australia, vissuto in Gran Bretagna. La vita di Kenneth Minogue, scomparso il 28 giugno all’età di 82 anni, incarna in pieno la specificità anglosassone, soprattutto nella sua difesa strenua della libertà, intesa in senso liberal-conservatore. Dove il libero mercato, la responsabilità individuale e la difesa della tradizione si oppongono al costruttivismo continentale, dove si cerca di creare per via legislativa la felicità, con il welfare o altro.
La sua prima opera, pubblicata nel 1963, si chiamava “La mente liberal”. L’ultima, uscita nel 2010, “La mente servile”. In questa intervista inedita dello scorso ottobre, il professore emerito della London School of Economics spiegava come fosse cambiato il modo di pensare delle persone. E altre considerazioni sull’Europa, gli Stati Uniti e il mondo globale.
Dalla mente liberal alla mente servile. Quanto è cambiata la sinistra europea negli ultimi 50 anni?
È diventata molto più “sensibile” o per meglio dire sentimentale. Sono cresciute le categoria di persone che a loro dire sono “vulnerabili”: donne, ragazze madri, disabili e così via… Negli anni ’60 si pensava che la società europea fosse un’associazione di persone autosufficienti e responsabili. Adesso sembra sia diventata un rifugio per persone non autosufficienti o vulnerabili. A me sembra che le persone vulnerabili siano molto di più in Siria, dove chiunque può essere rapito dalla polizia e torturato con l’asportazione delle unghie. A me sembra che questo in Europa non succeda affatto.
Nell’area euro, il caso italiano è particolare: negli anni egualmente la sinistra e la destra hanno sempre chiesto più spesa pubblica e pensioni facili, trascurando la creazione di nuovi posti di lavoro. La nostra situazione attuale è frutto solo di una politica keynesiana con l’aggiunta di un po’ di corruzione o c’è dell’altro?
A parer mio, quando parliamo dell’Italia, parliamo di due paesi molto diversi, il Nord e il Sud. Le misure che hanno mandato in crisi il vostro paese e anche altri come Grecia e Spagna sono le misure prese dai governi in cerca di riconferme elettorali: promettendo nuovo welfare a destra e a manca. Così sia in Europa che negli Stati Uniti il debito pubblico è cresciuto a dismisura e sarà ben difficile ripagarlo. L’Occidente invecchia e il numero di pensionati aumenta. Quindi che si può fare? Onestamente non lo so.
Anche gli Stati Uniti, che lei ha appena citato, sotto l’amministrazione Obama, stanno per diventare un altro paese europeo, anziché la culla della democrazia jeffersoniana?
Assolutamente sì. Barack Obama sembra non faccia altro che trovare nuovi modi di spendere soldi pubblici, il caso più noto è quello della sanità. Ma il problema a mio avviso non è neanche lui o il suo governo. Il problema è che negli anni si è pensato sempre più di fare a meno della responsabilità individuale. Il denaro guadagnato sia dalle famiglie che dagli individui è diventato simile alla paghetta che si dà ai bambini: quasi niente va in risparmio e quasi tutto viene speso in svaghi e divertimenti. Cent’anni fa, quando il welfare era quasi inesistente, anche persone molto povere riuscivano a mettere qualcosa da parte e a lasciarlo ai propri figli. Per gli imprevisti, c’erano le associazioni private di mutuo soccorso che li aiutavano in caso di bisogno.
Secondo lei invece in Europa ci sono partiti o movimenti che tentano di uscire da questo stato di cose?
Per uscire da questo stato di cose ci vorrebbero monete diverse, in modo da poter fare una politica monetaria diversa da paese a paese. Con la moneta unica per 27 paesi così diversi, i partiti possono fare in verità ben poco.
Una domanda sull’Australia, suo paese d’origine. L’anno scorso hanno avuto un notevole surplus di bilancio, davvero una rarità, specie in Europa. Gli australiani quindi sono più responsabili e meno servili?
In realtà l’Australia ha dei vantaggi di base: esporta molto carbone e molto petrolio, soprattutto al suo miglior cliente, la Cina. Più che responsabile, l’Australia è stata fortunata.
In conclusione, cos’è che ci rende servili dal punto di vista mentale?
Il punto cruciale è questo: il welfare state ci rende tutti un po’ schiavi. Se uno schiavo, che ha una visione d’insieme a breve termine, vede davanti a sé un vantaggio gratuito, se lo prende, senza pensarci su. Con l’illusione che siano i ricchi a pagare per lui. Questo per me è ciò che ci rende servili.