Ringrazio Taddei per l’attenta lettura e per i commenti costruttivi. Rispondo senza indugi alle sue osservazioni.
Riforma fiscale
Taddei sembra essere a favore della proposta di ridurre l’Irpef sulle fasce di reddito medio-basse. Non è d’accordo con la mia proposta di finanziare questa riduzione inizialmente con la vendita del patrimonio pubblico, e siccome ritiene la promessa del recupero di risorse dall’evasione fiscale incerta, sostiene che questa riduzione vada finanziata con un taglio della spesa.
Sono d’accordo con Taddei che per ridurre stabilmente le tasse servono tagli alla spesa pubblica e recupero dell’evasione (sul quale peraltro sono forse più ottimista di Taddei), ma abbiamo un problema di tempi. Una riduzione della spesa basata su una vera riorganizzazione dello Stato e non su tagli lineari che massacrano il livello di servizio (e quindi non sostenibili) richiede almeno due anni per iniziare a dare risultati significativi.
Siccome io vorrei una riduzione significativa dell’Irpef immediata (8 miliardi nel 2013 e 16 miliardi nel 2014), ho proposto la vendita del patrimonio pubblico come una fonte tampone finché i risultati della lotta all’evasione e la riorganizzazione dei servizi dello Stato inizino a produrre veri risparmi.
Mercato del lavoro
Taddei lamenta la mancanza nel programma di una proposta per combattere il fenomeno del precariato prolungato che affligge soprattutto i nostri giovani. Lui vede come possibili soluzioni sia la proposta di Ichino, che quella di Boeri e Garibaldi.
Il commento di Taddei mi è utile per tre motivi. Mi permette di sottoscrivere quel che dice Taddei, sia per quanto riguarda il problema sia per la soluzione proposta, un contratto unico a protezione progressiva (di versioni specifiche ce ne sono diverse).
Il commento di Taddei mi consente anche di spiegare il motivo dell’omissione del capitolo sulle regole del lavoro dal documento. È stato il mio modo per sottolineare la posizione che di regole del lavoro se ne sia parlato troppo. Le regole non creano lavoro. Lo possono stabilizzare. Un obiettivo importante ma costoso (servirebbe qualche incentivazione in termini di riduzione dei contributi per farlo ripartire), e comunque meno prioritario rispetto alla vera creazione di nuovi posti di lavoro. In questo contesto aggiungerei alla proposta del contratto unico il rafforzamento del meccanismo dell’apprendistato, che invece servirebbe ad inserire, soprattutto i giovani, nel mercato di lavoro e quindi aumentare il numero dei posti.
Infine, il commento di Taddei mi convince che non posso sottrarmi dal parlare di lavoro. La versione 2.0 del documento ne conterà un capitolo. Ringrazio Taddei per l’opportuno sollecito.
Una conclusione di metodo invece. Ho messo queste idee on line proprio nella speranza di migliorarne sia i contenuti che la comunicazione. Sarei molto grato a chiunque, come Taddei, avesse la pazienza e l’interesse di leggerle e di commentarle.