Il paternalismo debole sarà pure l’ultima moda in materia di politiche pubbliche, ma quello forte è vivo e lotta insieme a noi. Basti sfogliare il disegno di legge predisposto dal ministro della Salute Lorenzin e licenziato venerdì dal Consiglio dei ministri – e in particolare l’ultimo capo, che si occupa del fumo, sotto la rubrica “prevenzione e corretti stili di vita” (sic).
In extremis è stata stralciata la disposizione che imponeva il divieto di fumo in automobile – “in sosta o in movimento”; nel silenzio della norma, occorre negare rilevanza allo status dei finestrini – alla presenza di minori o donne incinte. Come ha precisato il ministro, si è preferito demandare la questione al Parlamento, evidentemente meglio attrezzato per dare forza di legge alla buona educazione. Sopravvivono il divieto di fumo all’aperto nelle aree di pertinenza delle scuole e la stretta sulla sigaretta elettronica, la cui vendita ai minori viene proibita. Le confezioni dei liquidi da vaporizzare dovranno riportare non una ma cinque diverse avvertenze: sic transit gloria bugiardini. Si prevedono, infine, limiti alla pubblicizzazione dell’e-cig, da precisare con un decreto ministeriale.
Un dirigismo autocompiaciuto di matrice comparabile ispira l’articolo 13, che impone l’iscrizione ad apposito registro per gli operatori del settore alimentare dediti all’esportazione. La relazione illustrativa informa che “i casi di listeriosi umana verificatisi negli Usa [a seguito del] consumo di ricotta fresca prodotta in uno stabilimento italiano rendono evidente la necessità di prevedere un obbligo di registrazione”. Applicando la medesima logica, i casi di sofisticazione alimentare registrati ogni anno nel nostro paese dimostrerebbero inoppugnabilmente l’inutilità della regolamentazione sanitaria.
Si cela dietro tale misura l’opinione secondo cui le imprese che esportano operano a mo’ di ambasciatori della nazione nel mondo. Anche sorvolando su tale tic mercantilistico, si aggravano gli adempimenti burocratici delle aziende senza alcun effettivo beneficio, dacché in ogni caso sono i paesi di destinazione delle merci a provvedere alla loro ammissione sul territorio e a stabilirne le condizioni.
La tendenza del legislatore a restringere le possibilità di scelta di consumatori e imprese, in nome di un bene più alto da quegli solo conoscibile, è particolarmente radicata nell’ambito sanitario; ma quando tali interventi si spingono fino ad imporre la presenza di sale iodato in mense e ristoranti (art. 17), dovrebbe essere chiaro che qualcosa ci è sfuggito di mano.