La gaffe di Calderoli non offuschi il caso Shalabayeva

Due pesi due misure?

Non ci sfugge la gravità dell’insulto di Roberto Calderoli nei confronti del ministro Kyenge. Come ogni giornale ne stiamo dando conto chiedendo al contempo le dimissioni del vice presidente del Senato peraltro non nuovo a sgradevolezze del genere. Nel merito ci interessa salvaguardare l’incarico istituzionale che ricopre Calderoli su cui non bisogna transigere (per questo dovrebbe dimettersi), lasciando al suo destino e alla coscienza del Calderoli politico e del suo partito di appartenenza (la Lega) ogni altra valutazione sul da farsi. Non ha molto senso continuare a perdere tempo con un signore che negli anni ha ormai soppiantato Mario Borghezio nel palmares delle castronerie padane (spesso veicolate a fini pubblicitari). Farlo è un regalo che gli si fa, come in fondo ha saggiamente capito il ministro Kyenge, un faro acceso su un mesto declino politico ed elettorale.

Tutto ciò detto, infatti, non vorremmo che la vicenda (grave) di Calderoli offuscasse la faccenda ben più grave (per le sue implicazioni politiche, diplomatiche e internazionali) del Kazakistangate, con il suo vortice di ministri e uffici di gabinetto coinvolti, una mamma e una bimba espulse a forza, un presunto incontro sardo direttamente di Silvio Berlusconi con il presidente-dittatore Nazarbayev, interessi poco chiari tra i due paesi e una catena di omertà e violazioni che si sta estendendo a macchia d’olio. Enrico Letta ha giustamente detto che la vicenda Calderoli è una vergogna internazionale esplosa in mondovisione sui giornali di tutto il globo. Vero. Ma l’affaire Shalabayeva, se permettete e se vogliamo essere onesti intellettualmente, lo è ancora di più…

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter