La montagna Telecom partorisce il topolino ricettazione

La vicenda Tavaroli-Kroll

Un osservatore di lungo corso delle vicende del capitalismo italiano sostiene acutamente che Marco Tronchetti Provera, condannato oggi a venti mesi di reclusione (pena sospesa) per ricettazione nel caso Kroll, l’abbia filata liscia in situazioni ben più compromettenti. Come dire ufficio che vai procuratore che trovi: condannato per un caso tutto sommato minore, nemmeno inquisito per vicende certamente maggiori.

Il filone Kroll si concentra infatti su un cd di dati raccolti dall’agenzia di security e hackerato da Giuliano Tavaroli, allora numero uno della sicurezza interna dell’ex monopolista. Dati di cui l’attuale presidente di Pirelli, per l’accusa, era a conoscenza. Contro Tronchetti la testimonianza dell’ex investigatore privato Fabio Ghioni e una riunione tra Tronchetti, Tavaroli, Ghioni e gli avvocati Francesco Mucciarelli e Francesco Chiappetta. Ricostruzione smentita dal diretto interessato e dal suo legale Roberto Rampioni.

Più scottante è il rapporto commissionato da Franco Bernabè a Deloitte proprio sulle attività illecite di Telecom tra il 2001 e il 2006, messo nel congelatore con buona pace di soci, azionisti e opinione pubblica. Pagine in cui si parla del fondo Oak che, secondo l’investigatore privato Emanuele Cipriani, all’epoca a libro paga di Telecom, «risultava riconducibile ad esponenti del partito dei Democratici di sinistra». Altri passaggi riguardano il sistema Radar e la microspia trovata sull’auto di Enrico Bondi. In altre parti ancora si parla dell’applicazione del “processo semplificato” che dal 5 dicembre 2002 viene esteso anche alla divisione Security. Insomma, i punti oscuri sono ancora molti, soprattutto se, come sembra, l’operazione di dossieraggio illegale ha riguardato 4.200 persone e non è mai stata chiarita fino in fondo. Almeno per ora.