“La Ue ci aiuta? Ma i margini di manovra restano pochi”

Intervista a Massimo Bordignon

Ce l’abbiamo fatta? Il presidente del Consiglio Enrico Letta (almeno su twitter) è entusiasta. «La Commissione Ue annuncia ora ok a più flessibilità per prossimi bilanci», spiega. Soprattutto «per paesi come l’Italia con conti in ordine». Si riferisce al discorso del presidente Ue Manuel Barroso che ha parlato di una maggiore apertura per il bilancio 2014 nei confronti dei paesi che sono usciti dalla procedura di infrazione. L’entusiasmo, forse, è eccessivo. L’Italia – fermo restando il limite del 3% del deficit di bilancio – avrà a disposizione nove miliardi di euro in più, ma destinati a progetti di tipo infrastrutturale cofinanziati dalla Ue. Secondo Massimo Bordignon, professore di scienze delle finanze alla Cattolica di Milano, si tratta di un accenno, lieve, a un cambio di politiche a livello europeo. Ma serve ancora cautela.

Letta esagera?
Be’, in un certo senso si può dire che l’entusiasmo è un po’ esagerato. Almeno a giudicare da quel poco che è uscito. L’annuncio si riferisce a una situazione che ha molti limiti. L’Italia avrà a disposizione una maggiore flessibilità, ma entro paletti solidi. Quello che va notato è un altro punto. Cioè che questo provvedimento, come anche altri, si inquadra in una riflessione che ha luogo a livello europeo.

Quale?
Che le politiche restrittive degli ultimi anni vanno allentate, in qualche maniera. Avendole applicate nello stesso momento in più stati (anche in Germania, poco) stanno avendo risultati contrari alle previsioni. Un paradosso: tagli ai costi che portano a innalzamenti del deficit. In mezzo a questa situazione si pensa a una revisione della cosa. Di carattere politico, senz’altro.

Poco, però.
Sì, ma da qui a raggiungere una politica fiscale diversa, magari più adatta a una federazione, c’è ancora molto. Ci sono cose che vanno in questa direzione, ma è poco. Sì, oltre a questi otto/nove miliardi, c’è anche lo Youth Guarantee, la possibilità di sbloccare i pagamenti per la Pa. Piccole cose mirate. Però va ricordato che la non si deve tornare alla politica della spesa. L’Italia non può ricominciare a spendere e spandere, non ce lo possiamo permettere. Ci sono alcune possibilità di contrattazione politica. Ad esempio, cercare di togliere le spese per investimento degli enti locali dal Patto di Stabilità.

Ma con questi eventuali finanziamenti, se redistribuiti, si potranno anche fare operazioni diverse, come ad esempio tagliare l’Iva?
Non in modo diretto. A quanto sembra di capire, si tratterà solo di opere di infrastrutture in cui sono previsti anche finanziamenti europei. Forse con operazioni di ingegneria contabile, ma le condizioni sono difficili da realizzare. Per esempio, se è vero che la Ue verrà in soccorso di progetti infrastrutturali cofinanziati, questi progetti devono esistere già ed essere già stati messi in bilancio. In tal caso si potrebbero sottrarre le risorse preventivate e impiegarle in altro modo. Ma siamo sicuri che ci sono questi progetti? 

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