Sui giornali, in tv, alla radio, in Rete si parla ogni giorno di precarietà e contratti di lavoro a tempo determinato. Ma perché nessuno parla dell’amore, a tempo determinato? «Da molto tempo ormai sguazzo nel precariato, ma non nel precariato lavorativo, quello sentimentale», scrive Alessia Bottone nell’introduzione al suo Amore ai tempi dello stage. Manuale di sopravvivenza per coppie di precari. Perché la crisi non è solo economica, ma coinvolge anche le relazioni amorose. Tra social network, chat e webcam che cercano di riempire i vuoti. Della distanza e del portafoglio. E alla fine anche l’amore ha una data di scadenza. Come lo yogurt.
In fondo, innamorarsi oggi non è una questione di chimica ma di spread. Di qualsiasi tipo. La crisi, che ormai è diventata quasi un nome proprio di persona, sta iniziando ad assumere immagine e somiglianza dell’uomo, «quasi come se ti stesse guardando mentre ti bevi l’aperitivo con gli amici per farti sentire in colpa». E si insinua nella coppia, come il terzo incomodo: «È lei che decide se è giusto o meno accoppiarsi, crearsi, scriversi a seconda del movimento migratorio che tu e il tuo inutile cv dovrete fare per trovare uno stage non rimborsato nel mondo, che possa farti credere di essere una persona impegnata e formata».
Certo, se sei single sei più fortunato. In questo caso l’esilio non comporterà grossi sconvolgimenti nella tua vita amorosa. Se invece si è in coppia, la situazione è «in preda a una fluttuazione dello spread o a un crollo della Borsa di Wall Street». Facciamo un esempio: lei viene chiamata per fare uno stage a Shangai. La reazione maschile e quella femminile sono diverse: «Lei, ragazza positiva e giovane, assume subito il classico pensiero della Donna Cosavuoichesianosettemilachilometri; lui, ragazzo meno positivo, invece assume tutte le caratteristiche dell’ormai diffuso Uomo Tagliamoipontisennòsoffriamo». Perché per fare un biglietto aereo ci vorrà un finanziamento in banca. E non conforta sapere che Skype ha accorciato le distanze. O che ci si può vedere (con la webcam).
Tra crisi esistenziali e dubbi atroci (tipo: «Cosa vorrà dire un “mi piace” su Facebook?»), Alessia Bottone compila un sarcastico manuale di sopravvivenza femminile con tanto di tipi sociali: la donna italiana pertecisonosempre, la Crocerossina, il gruppo Tivafacendounfilm, il Predestinato, l’uomo Forsesìforseno e tanti altri ancora. A metà tra la finta superficialità di Sex and the city e Gossip Girl e la pesantezza esistenziale di Dawson’s Creek.
Fino al paradosso di cercare il significato della parola “amore” su Google. La prima cosa che l’autrice trova è una citazione dalla Bibbia: “L’amore è sempre paziente e gentile”. Come se fosse facile sorbirsi ogni giorno le sfuriate di un fidanzato precario sottopagato. Ma nessuno, neanche il motore di ricerca per antonomasia, dice alle precarie dell’amore quali siano gli uomini da evitare. Alessia Bottone ne elenca dieci: il businessman, l’uomo “ho bisogno dei miei spazi”, l’intellettuale di turno con scarsa autostima, il patriottico attaccato al suo quartiere, il Buon Samaritano, l’uomo in crisi mistico-esistenziale, l’uomo medusa, quello “appena uscito da una storia”, “mastrolindo” e quello “flirto a caso”.
Non solo uomini, però, ci sono anche le donne da tenere alla larga. Come la Saputamapiaciuta, o la Maratoneta, che organizza il futuro con il suo lui per filo e per segno. «Un insegnamento per voi che siete alla ricerca del principe azzurro, e che oggi vi state accontentando della categoria “Principi verdognoli: comprate, signo’, a metà prezzo solo per oggi!”». E ora andate in pace. Finché vacanza non vi separi.