Le imprese vanno in pezzi: lo storify della crisi

Quando usciremo dal tunnel?

Per quasi cinque anni, a partire dalla fine del 2008, sotto la superficie del sistema economico italiano si sono accumulate masse magmatiche negative che interagendo fra loro hanno creato le condizioni per una poderosa eruzione di insolvenze. La costante perdita di produttività e competitività delle imprese ha eroso in modo consistente i profitti, i cronici ritardi di pagamento dalle grandi imprese alle piccole e medie si sono assommati al grave ritardo delle pubbliche amministrazioni fino all’importo di circa 100 miliardi, la crisi finanziaria ha tolto capitali e liquidità alle banche italiane innescando una riduzione del credito di circa 40 miliardi proprio sui soggetti più indebitati e meno liquidi, mentre la crisi del debito pubblico a fine 2011 ha fatto salire il peso degli oneri finanziari più che proporzionalmente per le imprese.

L’aumento della pressione sulla liquidità delle imprese è arrivato a livelli di guardia nel 2012 e questa miscela esplosiva ha trovato l’innesco perfetto nella nuova normativa del diritto fallimentare che incoraggia l’apertura di procedure concorsuali finalizzate alla riduzione forzosa del debito verso fornitori e banche. Così si spiega l’eruzione di crisi di tante imprese in ogni parte d’Italia, registrata dall’aumento delle domande di concordato, che è stata raccolta in questo storify: Le imprese vanno in pezzi. Il governatore della Banca d’Italia recentemente ha spiegato che gli effetti di questo fenomeno continueranno nel 2013 e non sbaglia, se non altro perché l’esplosione dei concordati trascina inevitabilmente nell’insolvenza anche la catena dei fornitori, ampliando il perimetro della crisi.

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