Napoli, il mercato tutto in nero della Terra dei Fuochi

Fra Napoli e Caserta

NAPOLI – Diecimila metri quadri, centinaia di bancarelle. Una distesa di cianfrusaglie su cui si la criminalità organizzata avrebbe allungato le mani. Il mercato di Via Santa Maria a Cubito, zona di confine fra la Provincia di Napoli e quella di Caserta, è un immensa casbah che ogni domenica, per affluenza e dimensioni, non ha nulla da invidiare ai mercati delle grandi città.

Ci troviamo in piena “Terra dei Fuochi”, zona di ecomafie e roghi tossici. Intorno il traffico dei pendolari che si sposta dai quartieri-dormitorio della provincia alle spiagge del litorale domitio. Chi non si può permettere una giornata al mare si riversa qui, al Mercato delle Pulci. Con le buste paga a secco e i tassi di disoccupazione alti, quest’oasi a metà fra legale e illegale, tra Giugliano e Villa Literno attira i “nuovi” poveri di Napoli e dintorni. Extracomunitari licenziati dai campi di pomodori, Rom, ma soprattutto famiglie di napoletani senza più lavoro. Al mercato si può comprare di tutto e a prezzi stracciati. Così c’è chi torna a casa con un televisore al plasma pagato 50 euro, oppure con un kit di magliette a 2 euro l’una, pile di dvd a 3 euro, fumetti a 50 centesimi.

Roba usata, certo. «Ma anche rubata», almeno secondo un acquirente. Gli affari migliori si fanno nelle prime ore del mattino, quando la merce che scotta, come Rolex o iPhone, viene subito portata a casa dal migliore acquirente. Fra tanto ciarpame non mancano articoli pregiati. Spadoni, sciabole e pistole sbarcate direttamente da San Marino, per le quali, racconta un venditore, «non è stato facile oltrepassare i controlli della Dogana». Per i buongustai, invece, non manca pesce fresco, olive greche e frutta a pochi euro. Alimenti senza alcun controllo dell’Asl locale.

Se i clienti sono in cerca di affari, non da meno lo sono gli ambulanti. Secondo le indiscrezioni di alcuni venditori, basta solo versare 30 o 40 euro di “pedaggio” ai proprietari del suolo a seconda del carico di merce. Pagata “l’imposta”, si può vendere qualsiasi prodotto in nero oltrepassando la burocrazia. Niente contratti di affitto per l’occupazione del suolo, niente licenza per la vendita, niente fatturazioni. Centinaia di migliaia di euro che ogni domenica vengono mobilitati senza lasciare alcuna traccia. «Dietro c’è la mano della camorra – dice un venditore – Tutti sanno, ma fanno finta di non vedere». La criminalità tasserebbe gli ingressi degli ambulanti, offrendo però loro una sorta di scudo ad ogni tipo di controllo.

Scavando negli archivi, nel febbraio del 2010 l’area fu sequestrata per mancanza di autorizzazioni dalle forze dell’ordine. Ma, dopo poche settimane, il mercato fu riaperto e ritornò in piena attività. Negli ultimi anni si sono registrate sopratutto singole operazioni di sequestro di materiale contraffatto: per lo più abbigliamento e dvd. 

Al Comune di Giugliano, competente su questo tratto di strada (ed ora commissariato per sospette infiltrazioni camorristiche), di questa faccenda sanno pochissimo. L’Ufficio Tecnico – contattato da Linkiesta – non avrebbe ricevuto nessuna D.I.A., né richieste di autorizzazioni. Il Mercato delle pulci di Via Santa Maria a Cubito sarebbe un “fantasma”. Com’è possibile che un luogo aperto al pubblico non esista, né sia regolamentato? Intanto, ogni domenica, il grande business della crisi è sempre lì. Sotto gli occhi di tutti. 

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