Un ghetto per bambini autistici? La mozione approvata dal consiglio comunale di Palermo il 22 maggio scorso, che prevedeva l’«istituzione di una scuola materna per bambini affetti da sindrome autistica», ha creato nel capoluogo siciliano un vespaio di polemiche. Da una parte, i consiglieri – che hanno votato all’unanimità la proposta (33 sì su 33 presenti) – sostengono che sì «la mozione forse non era scritta un granché bene, ma comunque l’obiettivo era dare maggiore assistenza, non discriminare». Dall’altra, l’assessore comunale alla Scuola Barbara Evola assicura: «La scuola non si farà». Ma dall’Associazione genitori soggetti autistici solidali (Agsas) dicono: «Questa del comune di Palermo è un’apertura importante verso l’autismo. L’idea di avere personale altamente qualificato già alla scuola materna potrebbe risolvere molti problemi».
Nella deliberazione del Consiglio (clicca sull’immagine sopra per leggere il documento completo), viene premesso che «nella città di Palermo si stimano 500 bambini di età compresa tra 0-6 anni affetti dalla patologia» e che la scuola materna è «uno degli strumenti di educazione e socializzazione a disposizione degli Enti locali». E per questo motivo, in virtù della legge 104 del 1992, si riteneva di «dover dare pari opportunità educative e di socializzazione a tutti i soggetti frequentanti la scuola materna». L’istituzione della scuola, a «orientamento cognitivo-comportamentale con personale specializzato in tecniche validate a livello mondiale (Aba, Teacch, Pecs)», sarebbe stata affidata, come si leggeva all’inizio nel documento (la frase poi è stata cancellata), alla onlus Agsas, Associazione genitori soggetti autistici solidali di Palermo, che già nel 2012 aveva presentato al comune il progetto “Educazione Infanzia” per l’integrazione dei bambini autistici sin dall’asilo.
Le scuole speciali sono state abolite proprio dalla legge 104 citata nella mozione, si è ricordato da più parti. La questione è arrivata fino alla politica nazionale, quando il deputato palermitano del Pd Davide Faraone ha denunciato l’accaduto: «La mozione approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Palermo per la costituzione di una scuola materna speciale per i bambini affetti da autismo ci riporta indietro di secoli. Questa proposta si pone fuori dalla legge italiana sull’integrazione dei bambini disabili a scuola, che è una tra le più avanzate al mondo. Così aumenterebbe il grado di discriminazione e di allontanamento dal resto della società. L’autismo ha bisogno di un sostegno e cura particolari, non di isolamento o sezioni speciali».
«Il consiglio comunale ha stabilito delle cose in maniera impropria», commenta l’assessore comunale alla Scuola Barbara Evola. «La mozione è infelice nei contenuti. In ogni caso la scuola non si farà, perché non è voluta né è prevista dalla legge, in quanto nega il percorso di integrazione previsto dalla legge stessa». Certo, «l’esigenza dei genitori di avere più servizi in un unico centro polifunzionale che possa evitare alle famiglie di andare da una parte all’altra della città è stata espressa da più voci». Ma, insomma, non è così che si risolve.
«Siamo molto dispiaciuti per quanto accaduto», dice Paolo Caracausi, consigliere palermitano dell’Italia dei valori che ha presentato la mozione con il collega Francesco Mazzola, «l’idea era quella di fare una scuola materna aperta a tutti, ma che avesse dei servizi aggiuntivi specifici per i bambini affetti da autismo. Tant’è che nella mozione la legge 104 del 1992 viene citata. Magari è stata scritta male, ma il nostro obiettivo era quello di dare maggiore assistenza ai bambini, non di fare una scuola ghetto».
L’associazione Agsas, citata nella delibera ma poi successivamente cancellata tra due parentesi quadre (vedi sopra), precisa di «non avere mai avuto l’intenzione di chiedere l’istituzione di classi speciali, poiché da sempre si batte contro la ghettizzazione dei soggetti autistici». L’iniziativa del Comune, spiega Luigi Aloisi, presidente di Agsas, «rappresenta un’apertura verso l’autismo . Se si riesce a creare una classe con personale altamente qualificato nei deficit cognitivo-comportamentali, allora vuol dire che il Comune di Palermo è proiettato nel futuro. Potrebbe essere il primo Comune a farlo, un esempio da imitare in tutta Italia». Niente scuole speciali, insomma, come da più parti è stato denunciato, «ma un servizio dove normotipici e autistici convivono per pari opportunità e socializzazione».
La vera ghettizzazione, denuncia Aloisi, «è voler mantenere lo status quo con insegnanti di sostegno nelle scuole, specializzate in handicap fisici e sensoriali, che non capiscono nulla di autismo e che creano un handicap nell’handicap. L’insegnante di sostegno presenta al bambino autistico relegato in fondo alla classe un programma diversificato rispetto agli altri bambini. Il bambino magari urla vedendosi trattato diversamente e allora viene portato fuori. È questa la ghettizzazione». Cominciare a lavorare dalla scuola materna, invece, potrebbe essere la soluzione. «Avere personale specializzato in deficit cognitivo-comportamentali sin dalla più tenera età, che prepari il bambino autistico al rapporto con i suoi coetanei, potrebbe eliminare anche la necessità dell’insegnante di sostegno alle elementari». A Palermo, «gli asili sono 26. Se per ogni asilo ci fosse una classe con personale specializzato, avremmo risolto il problema dell’autismo in città. Nel pieno rispetto della legge 104».