Per i ricchi la crisi vuol dire diventare più ricchi

Nel mondo i super ricchi sono 12 milioni

Non c’è recessione che tenga: i ricchi sono sempre più ricchi. Lo dice uno studio pubblicato di rencete da BC Wealth Management e Capgemini Financial Services, secondo cui rispetto al 2011, nel 2012 (ultimi dati disponibili per la ricerca) il numero di milionari, definiti come persone fisiche che hanno a disposizione più di un milione di dollari da investire, sono aumentati del 9,2 percento in un solo anno. Oggi nel mondo i super ricchi sono ben 12 milioni.

E non è soltanto la crescita economica di Asia e Brics a contribuire a questo aumento: i milionari sono di più sopratutto nel Nord America (Stati Uniti e Canada), dove secondo le stime sono 3,73 milioni, l’11,7 percento in più rispetto al 2011. Numero che ha portato il Nord America a essere la regione con la più alta concetrazione di milionari sul globo, primato che l’anno scorso aveva dovuto cedere all’Asia. Ma sorge un dubbio: se l’economia del Nord America stenta a riprendersi (ieri i nuovi numeri sull’occupazione non danno grosse speranze), come si spiega questo aumento di milionari?

Complice di questo sorpasso è prima di tutto la politica di quantitative easing (QE) della Federal Reserve (Fed) che a parte recenti sviluppi (si parla di un rallentamento a breve) è stata la causa prima di due anni di profitti record per le borse americane: i più alti mai realizzati questi indici di borsa sono tenuti. Soltanto lo Standard & Poor’s nel 2012 è cresciuto del 12 per cento. Il dato però ancora non basta a capire il motivo per cui sono i ricchi a essere diventati ancora più ricchi e ad aver beneficiato maggiormente dei tre round di QE voluti dalla Fed. Per capire la connessione tra quantitative easing e aumento del numero di milionari bisogna guardare a chi in America possiede stock finanziario (bond, azioni, ecc). Nel libro Who Rules America?G. William Domhoff, docente di sociologia dell’università della California a Santa Cruz, ha stimato la distribuzione di beni finanziari in America per fasce di patrimonio. Sotto una tabella con i numeri riportati sul suo blog:

Gli ultimi dati disponibili a Domhoff risalgono al 2010, ma senza incorrere in troppi rischi si possono attribuire percentuali simili al 2013 (anzi, probabilmente l’asimmetria è cresciuta a favore dei più ricchi). Guardando la tabella e sommando i dati relativi all’1 per cento più ricco a quelli del 19 per cento che viene subito dopo diventa evidente che il 20 per cento più facoltoso degli americani possiede il 95,6 per cento circa degli asset finanziari. Una percentuale incredibile. Secondo le stime di Joshua Kennon, ceo di Kennon Green Enterprises e rispettato blogger, il patrimonio medio netto dell’1 per cento è intorno a 1,6 milioni di dollari. Di questo, secondo il Levyn Institute, il 21,4 per cento circa è composto da asset finanziari, un aumento del 20 percento rispetto a soli dieci anni fa.

Il nesso tra QE e questi nuovi ricchi americani si gioca dunque su due passaggi. Il primo: la Fed ha immesso a partire dal novembre 2008 600 miliardi di dollari con il primo round di QE, poi nel novembre 2010 ne ha immessi altri 600 e infine dallo scorso settembre ne immette 85 miliardi ogni mese con la promessa di non fermerarsi finché il livello di disoccupazione non scenderà sotto il 6,5 per cento (al momento è al 7,5 per cento). Il secondo: questa liquidità immessa sul mercato ha fatto lievitare le borse e di conseguenza il valore degli asset finanziari che sono detenuti in maggioranza dai più ricchi.

Non tutto però è roseo per questi nuovi ricchi ancora più ricchi. Qualche settimana fa Ben Bernanke, il presidente della Fed, durante una conferenza stampa ha fatto intendere che il terzo round di QE potrebbe presto rallentare. Le proiezioni degli analisti dicono a inizio 2014. A quel punto la crescita del numero di milionari americani si fermerebbe e lo studio annuale sui super ricchi del mondo pubblicato da BC Wealth Management e Capgemini Financial Services vedrebbe di nuovo vedere i milionari asiatici in testa alla classifica.

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