In un famoso programma di intrattenimento televisivo, Antonio Albanese, fa dire al suo personaggio Mino Martinelli: «L’uomo di oggi è in ritardo. Ci conviene aspettare quello di domani».
Ma se a essere in ritardo è un aereo che deve portare centinaia di persone da una parte all’altra del mondo, forse non è così intelligente aspettare il giorno dopo. Uno studio eseguito dalla compagnia FlightStats (“Airline and Airport On-time Performance Report”), e ripreso dal Washington Post, mette a confronto i dati dei ritardi osservati in molti aeroporti del mondo.
Questo documento analizza i voli dal 1 al 30 giugno di quest’anno e spiega fin da subito che l’arco di tempo limitato utilizzato come campione può portare ad una non effettiva descrizione della situazione, causa anche il tempo meteorologico presente in certe zone piuttosto che in altre, in alcuni periodi dell’anno. Ne è un esempio la scarsa performance di Hong Kong (circa il 66,3% dei voli è partito in orario) che però non sembra corrispondere alla media esistente nell’intero anno. Inoltre – ultima avvertenza – ci si è soffermati solo su alcune zone del mondo, in particolare Europa, Nord America e Asia Orientale.
Ma passiamo alla classifica. I primi due posti del podio sono occupati da aeroporti giapponesi (e in particolare di Tokyo): Haneda e Narita, con rispettivamente il 95,04% e l’86,38% dei voli in orario. Seguono poi Amsterdam (83,52%), Monaco di Baviera (83,35%) e Seattle (82,77%).
Mentre quindi gli aeroporti principali più affidabili sono giapponesi, quelli cinesi detengono invece un record negativo. A Shanghai si arriva alla soglia del 28,72% dei voli in orario e a Pechino addirittura a quella del 18,3%. Il motivo di questo brutto record? In un articolo apparso sul ChinaRealtimeReport si dà la colpa al «controllo del traffico aereo, ancora sotto la totale supervisione dei militari cinesi».
Ma qual è la situazione europea? In generale, non mancano aeroporti dove la media delle partenze in orario è molto bassa (vedi Mosca dove è poco più del 40%). Roma (59,48%) e Parigi CDG (58,74%) mantengono invece un risultato limite, forse causato dal grande traffico turistico presente nei loro aeroporti.