Quelle tredici pagine per assolvere Alfano (e Letta)

Una difesa che fa acqua

Pubblichiamo qui sotto, in esclusiva, l’inchiesta amministrativa su cui si basa la relazione del ministro degli Interni, Angelino Alfano, letta prima al Senato e poi alla Camera sul caso scottante di Alma Shalabayeva. Sono 13 pagine dove viene spiegato nel dettaglio cosa è avvenuto in quei giorni, almeno secondo la ricostruzione del capo della Polizia, Alessandro Pansa.

Ognuno può leggerla e farsene una idea. Noi però la troviamo piena di buchi e omissioni, tagliata apposta, non senza prosopopea, per assolvere Alfano e quindi il governo Letta, visto che il segretario del Pdl è l’uomo forte di Berlusconi nell’esecutivo e una sua estromissione, a differenza dell’ingenua outsider Josefa Idem, farebbe precipitare le larghe intese immediatamente. Tredici pagine di relazione debole come una porcellana, che dribblano qualsiasi addebito e senso del reale, facendo passare l’idea che un ministro a capo di una macchina così sensibile e delicata possa essere tenuto all’oscuro di quel che succede in casa sua, nei suoi uffici, senza doverne poi rispondere in prima persona. Ci limitiamo qui a citare solo le omissioni più macroscopiche, almeno per chi ha seguito in questi giorni l’evoluzione dell’affaire. Per il resto ognuno leggerà.

La prima è quando Alfano dice che la signora Shalabayeva “non ci ha detto niente, neppure a Laura Scipioni, l’addetta dell’ufficio immigrazione”; non ha chiesto asilo politico (cosa smentita peraltro dal memoriale pubblicato dal Financial Times pubblicato da Linkiesta), quindi in sostanza è colpa sua.

La seconda quando il ministro dice che l’ambasciatore kazako non ha riferito che il marito della signora fosse un dissidente politico, come se una fonte così di parte potesse essere attendibile e sufficiente.

La terza quando Alfano dice e legge che per l’espulsione si procede d’ufficio, senza bisogno di informare il livello politico. Non basta. Nella relazione Alfano-Pansa non si fa menzione delle violenze che la signora Shalabayeva dice di aver subito durante il blitz nella villa di Casal Palocco, anzi, nella relazione si definisce “adeguato” il dispiegamento di forze messo in campo dalle forze dell’ordine. Neppure, per la precisione, si fa menzione della figlia minorenne (6 anni).

Quanto alla pericolosità di Ablyazov e della sua consorte, nulla risulta nelle comunicazioni obbligatorie che il gabinetto è tenuto a fare al ministro degli Interni. Un po’ contraddittorio, no? Disponi un imponente spiegamento di forze e poi vuoi far credere che, in Italia, il capo del Viminale non è a conoscenza dei presunti terroristi presenti sul territorio?

E potremmo continuare con la vicenda poco chiara del rimpatrio a tappe forzate tramite un volo privato austriaco e tanti altri punti oscuri della relazione ma soprassediamo. E’ abbastanza. Perchè questi buchi sono talmente marchiani da convincerci che siano stati confezionati apposta per assolvere politicamente l’esecutivo delle larghe intese. La classica toppa che è peggio del buco. E questo è un fatto gravissimo!

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