Ricovero troppo caro, boom di domande ai centri diurni

Storie d’estate

Da Il Secolo XIX

Il ricovero costa troppo, boom di domande nei centri diurni per anziani

GENOVA – Esplodono le richieste di sostegno economico per l’inserimento degli anziani nelle residenze sanitarie assistenziali. Nei primi sei mesi di quest’anno le domande rivolte a Palazzo Tursi dalle famiglie genovesi sono state 259. In tutto il 2012 si erano fermate a quota 266. Se nei prossimi mesi il boom di richieste di aiuto sarà confermato, spiega il Secolo XIX, a fine 2013 il numero risulterà doppio rispetto all’anno scorso.

E sale parallelamente la percentuale di famiglie costrette a rifiutare, dopo averne fatto richiesta, il ricovero in istituto del parente anziano, perché privi dell’integrazione economica pubblica. Incapaci di sostenere di tasca propria rette troppo alte, preferiscono inserire gli anziani nei centri diurni. Crescono fortemente, dunque, anche le domande di inserimento degli anziani nei centri diurni. Costano meno degli istituti e per le famiglie, in questo momento, sono economicamente sostenibili. 

Scelto da ilgrecale.it

Tartufo, pesca bloccata quelli in vendita sono di importazione

di Michele Apollonio

MANFREDONIA (Foggia) – Nelle tante scaramucce che costellano il mondo della pesca, ce n’è una anche che ha come oggetto del contendere il Tartufo di mare, che le varie marinerie chia­mano in modo diverso nei rispettivi gerghi. A Manfredonia viene detto “noce” probabilmen­te per una certa somiglianza con il noto frutto terrestre. Comunque lo si chiami, si tratta di un pregiato mollusco bivalve protetto da una conchiglia molto solida, la cui carne è molto gustosa e perciò apprezzata dai consumatori che sono disposti a pagar lo anche a 20 euro al chilo. Può essere consumato cotto o crudo e si trova sui mercati tutto l’anno. I maggiori produttori sono Italia, Slovenia e Grecia.

Qual è allora la ragione del contendere? Un decreto ministeriale del 22 dicembre 2000 che stabilisce che dal primo giugno ai 31 luglio la pesca dei molluschi bivalvi è sospesa ma solo quella effettuata con gli attrezzi specifici de­stinati alla cattura dei molluschi bivalvi che generalmente è un particolare traino che dra­ga il fondo marino sabbioso. Una sorta di fer­mo biologico adottato dalle autorità governative per assicurare un respiro a quei frutti di mare e dunque consentirne la riproduzione per assicurare la continuità della specie. Fin qui niente di nuovo e di strano. Solo che quei ricercati frutti di mare si trovano sui banchi di vendita delle pescherie anche nei mesi “proibiti”. Come mai? Si sono chiesti gli addetti ai lavori. C’è qualcuno dei pescherecci abilitati a quel tipo di pesca che aggira l’osta­colo del divieto ed esce a pescare ugualmente?

Alla Capitaneria di Porto escludono questa possibilità. Rimangono sotto accusa le squadre di sub che battono il fondo del mare alla ricerca di quei molluschi che riescono a recuperarne anche per una trentina di chili a battuta. Ma c’è un’altra via attraverso la quale viaggiano i tartufi di mare, ed è quella che ha come capolinea la Slovenia e la Grecia. Importarnte e del tutto lecito così come consentita e la com­mercializzazione. Così come avviene per tantissime altre specie ittiche che magari ven­gono fatte passare per manfredoniane. Il rilievo che viene mosso al commercio este­ro delle noci di mare, è che spesso vengono fatte passare come pescate nel golfo di Manfredonia. Il che legale non è. Quel che si chiede e che sia ben evidente la tracciabilità del prodotto.

Un ostacolo aggirato con la dicitura del tutto generica “Pescato nel mare Adriatico”. Come la nuova cultura marinaresca incul­cata dall’Europa insegna alla base c’è, o meglio non è completamente recepita e praticata, quella presa di coscienza nel confronti di un bene, il mare e la sua fauna in forte affanno e che solo la convinta e responsabile partecipazione di tutti gli operatori del settore può rimettere sulla rotta giusta.

Da Il Secolo XIX

Guerra aperta tra librai e supermercati per la vendita di libri scolastici

GENOVA – Tra piccole libreria e grandi centri commerciali è guerra aperta: catene come Coop, Carrefour e Pam sono state accusate di concorrenza sleale dalle stesse librerie (e dalla Sil-Conferscenti di Genova) che rimproverano una vendita di libri scolastici con sconti superiori a quanto consentito dalla legge italiana. Secondo i librai, infatti, ad essere violata sarebbe la normativa sui prezzi dei libri di testo scolastici, e in particolare la Legge Levi del 2011, che vieta il superamento della soglia dello sconto del 15%. I centri commerciali supererebbero tale percentuale applicando sconti pari al 15% sul prezzo di copertina, ma di fatto superiori perché integrati con buoni spesa.

il Libraccio, che in Liguria ha cinque punti vendita, minaccia azioni legali. In quattro città, a Monza, Milano, Torino e Bergamo, – racconta Il Secolo XIX – ha già fatto ricorso alla magistratura mentre il Sil-Confesercenti genovese, l’associazione dei librai e cartolai, ha presentato un esposto all’Antitrust contro le campagne di sconto della grande distribuzione sui libri scolastici, ritenute illegali perché lo sconto praticato è superiore al 15 per cento massimo previsto dalla legge Levi, utilizzando l’artifizio dei buoni sconto da spendersi all’interno del supermarket o dei negozi della catena.

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