Magari non hanno un packaging accattivante come i prodotti di marca. Ma sono più economici e spesso anche buoni. E quando il portafoglio diventa più sottile, le famiglie scelgono di metterli nel carrello. Parliamo dei cibi, i prodotti per la bellezza e persino i giochi per il cane delle private label. Quelli a marchio Coop, Conad o Carrefour per intenderci. L’ultima ricerca Nielsen snocciola i dati positivi del settore: le marche private consolidano la propria quota su tutti i canali e i reparti, superando il 18 per cento del valore.
Analizzando le categorie in cui la private label ha trend positivo, viene fuori che i fattori determinanti per lo sviluppo del settore non sono solo di tipo push (del retailer) ma anche di tipo pull (della domanda). E il peso di ciascuna componente dipende dalla singola categoria.
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Quando la grande distribuzione salva le piccole imprese
Dietro i marchi privati di catene come Coop, Conad e Carrefour ci sono più di 1.500 aziende italiane
L’inserimento di nuovi prodotti nell’assortimento (+5% nel 2012 rispetto all’anno precedente) e l’aumento delle promozioni (nel 2012 il 20,8% delle vendite di private label sono in promozione, erano il 19,2% nel 2011) rendono lo sviluppo della marca privata più veloce.
Per la prima volta Nielsen ha misurato anche l’entità della domanda come la componente di crescita sostenibile della private label nel tempo. La crescente capacità dei prodotti di marca commerciale di offrire un buon rapporto qualità/prezzo, rispondendo alle specifiche esigenze del cliente, è in grado infatti di innescare una fiducia sempre maggiore nel brand.
La marca privata è l’unica a sostenere il mercato con un andamento positivo delle vendite. La crescita si realizza solo a discapito di altri prodotti o è in grado di sostenere la crescita del settore del largo consumo nel lungo periodo? Per riuscire a rispondere a questo quesito ci si può concentrare sulle famiglie acquirenti di marca privata, spiegano da Nielsen, e osservare i loro comportamenti di acquisto dal 2011 al 2012.
Viene fuori che la marca commerciale non ha ripercussioni sulle vendite degli altri prodotti e che quindi sostiene la crescita generale del largo consumo. Il proliferarsi di marche private premium o che coprono segmenti particolari, come per esempio il salutistico, dimostra inoltre quanto lo sviluppo della marca commerciale si stia evolvendo in parallelo, e non in sovrapposizione, rispetto alle altre marche industriali.