Utili o dannose? Sulle e-cig non ci sono dati certi

Ricerca su effetti e consumo delle e-cig

Arrendetevi, al momento non c’è soluzione. Se state cercando di capire se la sigaretta elettronica sia utile per smettere di fumare e sia sicura per la salute, la risposta è questa. Certo non tutte le e-cig sono uguali ma alcune sembrano contenere metalli pesanti nel liquido delle “ricariche” altre no. Il Consiglio Superiore della Sanità, organo consultivo tecnico-scientifico del ministro Lorenzin, scrive:

Il CSS nel proprio parere ha ritenuto che non vi siano, allo stato delle conoscenze, sufficienti evidenze per far rientrare le sigarette elettroniche tra i medicinali “per funzione”. Ha raccomandato al Ministero (della Salute, ndr) di costituire un tavolo permanente ove far convogliare le diverse fonti di dati ed osservatori e di progettare iniziative informative sui potenziali pericoli legati all’uso di questi strumenti e di promuovere attività di ricerca e studio sui vari aspetti della problematica.

L’Istituto superiore di sanità (Iss) le stronca, avvertendo che al momento non ci sono dati certi, mentre all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) – dove è in corso uno studio clinico – la pensano diversamente. E come se non bastassero ai problemi inerenti la salute si aggiungono quelli economici, e i commercianti insorgono contro il governo Letta, che ha deciso di tassare le sigarette elettroniche al pari di quelle “classiche”, tanto da mettere in crisi il neonato settore che rischia già di scomparire. Preoccupazione per la salute dei cittadini o per le casse dello Stato?

Lo scorso giugno un’inchiesta del settimanale Salvagente metteva in guardia i cittadini sugli effetti potenzialmente tossici dei liquidi delle ricariche per e-cigs. Dalle analisi condotte – per conto di Salvagente – dal Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, su sei campioni di liquidi analizzati, risultava la presenza di metalli pesanti tossici e probabilmente cancerogeni, tra cui piombo, cadmio, cromo e arsenico. E chissà cos’altro ancora. «Il Salvagente ha rinvenuto la presenza di metalli pesanti, ma chi ci rassicura che, cercandole, in questi liquidi si possano trovare altre sostanze e magari in concentrazioni più elevate?» Si chiede Enrico Cinotti su il Salvagente.it. «Valuteremo attentamente» dichiara allo stesso settimanale Raffaele Guariniello, il procuratore di Torino che da tempo indaga sulle sigarette elettroniche e che ora, alla luce di queste analisi ha aperto un nuovo fascicolo di indagine.

Replica con un’altra serie di analisi una delle industrie produttrici di e-cigs leader nel mercato – la stessa che, per una pubblicità sui quotidiani, è stata oggetto di una segnalazione di Altroconsumo all’Antitrust – che ha fatto analizzare i suoi liquidi per e-cigs. Stessa Università (la Federico II di Napoli) diverso dipartimento – questa volta è quello di scienze chimiche – ma soprattutto diverso risultato: «Le sostanze contenute nei liquidi non sono dannose per la salute umana» dichiarano nel comunicato stampa. «Si tratta di soluzioni acquose, quindi acqua e un aroma naturale con l’aggiunta, in alcuni casi, di nicotina. Abbiamo cercato di certificare se nella composizione dei liquidi ci fossero oltre ai normali metalli naturalmente presenti sia nelle acque di partenza sia negli aromi naturali, anche metalli che possano nuocere alla salute, quindi metalli tossici e nocivi per l’uomo. La presenza però è esclusa» spiega Marco Trifuoggi, docente di chimica analitica degli inquinanti della Federico II. Come è esclusa la presenza di «solventi organici, sostanze organiche clorurate volatili, cloroformio, che possono derivare da processi di lavorazione industriale e che sono tossici e nocivi».

La nicotina rilasciata dalla sigaretta elettronica – secondo uno studio condotto da un laboratorio di ricerca americano, l’Arista Laboratories, e presentato dalla stessa ditta produttrice di e-cigs – «è pari a un terzo rispetto quella emessa dalle comuni sigarette» come si legge nella loro comunicazione. Possibile che le ricariche di questa ditta non fossero fra le sei fatte analizzare da il Salvagente, ma è chiaro che il vero problema è la mancanza di una normativa di riferimento che stabilisca quali siano le sostanze ammesse e quali no e in quali limiti. Un altro problema sono le etichette dei flaconi di ricambio che in assenza di controlli possono riportare indicazioni imprecise o comunque non verificate, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione di nicotina e soprattutto quando si compra online. In alcuni casi la concentrazione di nicotina è talmente alta da equiparare quella di un intero pacchetto di “bionde” e se – come spesso succede – i fumatori associano le e-cigs alle sigarette classiche c’è il rischio di andare in overdose da nicotina.

C’è poi un problema di efficacia e sicurezza. Le sigarette elettroniche, infatti, non sono ancora state testate nel lungo termine e non si sa con certezze né se possano essere usate come presidio per smettere di fumare né se a lungo andare presentino anch’esse effetti nocivi sulla salute. Su questo si sono scontrati lo scorso dicembre Carlo Cipolla, direttore della divisione si cardiologia dell’Ieo, e l’Iss. Cipolla che allo Ieo gestisce anche il centro antifumo sta testando gli effetti delle e-cigarettes su un gruppo di fumatori colpiti da tumore o infarto, per cui potrebbe rivelarsi un utile strumento. «Serve più cautela prima di stroncare le sigarette elettroniche – ha dichiarato Cipolla – nessun test scientifico dimostra che fanno male. Noi non siamo d’accordo con quanto dichiarato dall’Iss perché non ci sono pubblicazioni a supporto di quello che dicono». Dai pochi dati che si hanno a disposizione – condotti su numeri molto piccoli di pazienti – si sa che le e-cigs al pari delle “bionde” hanno un effetto negativo sulla capacità respiratoria, che in alcuni casi possono aiutare i fumatori a ridurre il numero delle sigarette tradizionali, e che le sostanze tossiche sono inferiori ma non assenti. In base a queste poche certezze – o per meglio dire ai molti dubbi –  l’Iss, come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che prima si sbilanciarsi: «Servono studi più approfonditi, soprattutto per quel che riguarda gli effetti sulla salute e come metodo per la disassuefazione da fumo». E saranno probabilmente proprio le ricerche di Cipolla a fornire le prime indicazioni sulle e-cig. Inoltre sempre secondo l’Oms le sigarette elettroniche «andrebbero regolamentate come dispositivi medici o prodotti farmaceutici e non come prodotti da tabacco».

A scatenare l’ira dei commercianti era stata prima la decisione del Consiglio dei ministri della salute europei, che stabiliva la vendita delle sigarette elettroniche in farmacia quando il contenuto di nicotina fosse maggiore di un milligrammo. Oltre questa concentrazione, secondo il Consiglio, sono da considerarsi prodotti medicinali e per tale motivo devono essere sottoposti alle relative regole e autorizzazioni. Decisione che non aveva trovato d’accordo il Ministro della salute Beatrice Lorenzin secondo cui «le e-cigs non sono da considerarsi medicinali anche quando superano certi livelli di nicotina». La voce di chi in questi anni ha aperto negozi dedicati alla vendita di questi prodotti – creando occupazione per circa dieci mila persone – è però  tornata a farsi sentire alla fine di questo mese. Una nuova norma infatti, prevede una tassazione del 58,5% sulle e-cigs che di fatto vengono equiparate alle sigarette tradizionali e tassate nella stessa misura. Nonostante produttori e commercianti e alcuni scienziati, sostengano che si tratti di uno strumento che non ha nulla a che vedere con le “bionde” ma che anzi serva proprio per contrastarne l’uso. La pesante tassazione sarà applicata al prezzo di vendita dei kit delle sigarette elettroniche e delle ricariche, sia con sia senza nicotina. Un peso che il settore neonato potrebbe non essere in grado di sostenere. I soldi recuperati in questo modo – circa 35 milioni – saranno utilizzati per evitare i tagli degli agenti penitenziari.

Twitter: @cristinatogna

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