I panni sporchi dentro Comunione e liberazione se li sono sempre lavati in casa, in modo ermetico. Almeno fino allo scoppio della “bolla” Formigoni, gli scandali sanitari che hanno coinvolto il “Celeste” portandolo alla caduta dal trono del Pirellone, dopo un lunghissimo regno durato 18 anni. Da allora niente è più come prima, basta mettere in fila i tanti screzi di questi ultimi anni: la leadership in crescita dentro al movimento del nuovo campione politico Maurizio Lupi, proprio a discapito dell’ex mattatore Formigoni; la presa di distanza del successore di Giussani, Don Carron, verso certi atteggiamenti interni che guardano più al potere che alla testimonianza (critica nemmeno troppo velata rivolta non solo a Formigoni ma certamente anche a Formigoni); la gelida presa di distanza dall’allora governatore da parte dell’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, amico di una vita; fino alla lenta emarginazione dei vertici del movimento sempre nei confronti del Celeste, vissuto come una presenza via via imbarazzante. Chi ha seguito giornalisticamente gli ultimi Meeting di Rimini ne ha una rappresentazione plastica: anno su anno la presenza è diventata sempre più marginale, sopportata, nonostante Formigoni mantenesse e mantenga radicamento e presenza dentro Cl, casa sua da sempre. La protervia e l’arroganza dell’attuale senatore Pdl non hanno aiutato, sicuramente. E spifferi e retroscena su litigi e divisioni interne ne sono sempre usciti in questi ultimi anni. I vertici di Cl, se mai lo sono stati, non sono più da tempo quel monolite che vogliono far credere.
Però mai era successo un litigio pubblico come quello registrato stamattina dal Corriere della Sera. Formigoni che risponde piccato all’intervista del capo della Compagnia delle Opere, il braccio economico di Cl, Bernard Scholz. «Formigoni? Non parlerà al Meeting perchè non è più presidente della Regione Lombardia», aveva detto ieri Scholz, utilizzando una spiegazione alquanto debole e bizzarra. Subito contestata da Formigoni. «Giustificazione patetica. Forse si tratta di umorismo tedesco che però non fa ridere nessuno», risponde per le rime l’ex governatore. «Io il Meeting ho contribuito a fondarlo… e negli ultimi anni sarei stato invitato in veste di presidente di Regione Lombardia. Ma andiamo, su…».
Finchè si trattava democristianamente di tenerlo un po’ ai margini, davanti agli scandali sanitari che montavano, passi. Ma in effetti la giustificazione di Scholz fa davvero sorridere. Formigoni per 18 anni è stato il regista e il garante di un sistema di governo e di potere regionale di cui ha beneficiato tutta la galassia Cl/Cdo. Questo va ricordato. Forse servirebbe meno ipocrisia nello scaricare gente un tempo potente e oggi un po’ meno. Soprattutto se quella gente è stata per anni mattatore incontrastato in casa tua.
Quello tra Scholz e Formigoni è tuttavia un cortocircuito inevitabile, almeno finchè Cl non avrà la forza di sciogliere la contraddizione di cui parlava stamattina Dario Di Vico sempre sul Corriere: «un movimento che professa una visione orizzontale della società e della vita ma che poi non sa resistere al fascino verticale del potere politico». Da Andreotti fino a Berlusconi, passando per Monti e oggi Enrico Letta, che aprirà il Meeting 2013. Questo è il vero nodo.
Chi non è offuscato dal pregiudizio riconoscerà che Cl è un grande movimento popolare – girare per gli stand della fiera di Rimini per credere -, capace come pochi di coniugare welfare, fede e senso di comunità e di destare stupore anche in chi non appartiene al movimento o, addirittura, non è credente. Ma a lungo andare questo suo giocare e intrecciarsi con la politica rischia di indebolire la forza dei tantissimi (la stragrande maggioranza) che ci militano per motivi totalmente di fede e di testimonianza, non di potere. In fondo è proprio questo il richiamo contenuto nella lettera di Don Carron. Meno lobby, più società.