Cosa dirà Napolitano? Cosa farà Napolitano? Grazia? Atto di clemenza? Agibilità politica garantendogli lo scranno di senatore a vita? Mannò gli farà un pernacchio elegante alla napoletana perché davvero, questa volta, non c’è trippa per gatti…
Le previsioni si sprecano in queste ore pre ferragostane. A leggere giornali e retroscena sono tutti ad aspettare le parole del Colle invocate anzitutto da Silvio Berlusconi, una specie di tempo supplementare tutto italiano della Cassazione, dove le sentenze confermate, definitive e già esecutive, possono magicamente riaprirsi, aggiustarsi alla maniera levantina.
Il Colle dirà e farà quel che crede, in coscienza, ci mancherebbe. Notiamo solo con stupore (e fastidio) tutta questa fregola di riaprire la partita giudiziaria del Cavaliere che sembra avvinghiare il circuito mediatico e le segrete stanze del governo Letta. L’attesa, la suspance come se il gioco dovesse continuare all’infinito senza mai la parola fine. Lo abbiamo scritto il giorno dopo la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset e lo ribadiamo: comunque la si pensi su Berlusconi, anche senza demonizzarlo come tanti fanno, le sentenze si possono criticare aspramente ma si rispettano in uno stato di diritto. Sul punto non esistono sconti o cedevolezze altrimenti crolla tutto.
Berlusconi ha modi e tempi, se vorrà, di servire la causa del centrodestra da altre postazioni che non siano quella del frontman. Può fare il padre nobile e lavorare per un ricambio generazionale. Dopo vent’anni di vetrina assoluta è una ruota che gira fisiologica. Quel che non si può fare è tenere un paese ostaggio di un passato che non passa. Il morto che afferra il vivo. Lo sappia anche chi nel centrodestra immagina che la caduta di Berlusconi sia la fine di Atlantide. Non è così. Non ci sarebbe alcuna rivolta. L’Italia, la gente è già oltre. Aspetta riforme, la crescita e posti di lavoro. Non la grazia al Cavaliere…