Il ritiro di Ballmer sarà la salvezza per Microsoft?

Il futuro del colosso fondato da Gates

Ci sono cose che non avete mai saputo di Microsoft durante i 13 anni del regno di Steve Ballmer: Microsoft rimane, almeno per ora, un’azienda straordinaria. Non “straordinaria” nel senso di ambiziosa o unica, quale è, o particolarmente ben gestita, quale non è. Ma “straordinaria” nell’unico senso che conta per una azienda tecnologica: Microsoft è in grado di assumere, o semplicemente procurarsi, persone di grande talento. 

L’intelligenza e la volontà di queste persone di sperimentare è evidente in tutti i prodotti di Microsoft. L’interfaccia di Microsoft 8 rappresenta una novità radicale – così radicale che è stata del tutto impopolare tra utenti dei pc, ma se fosse stata limitata solo al mobile avrebbe potuto essere accolta come l’unica vera alternativa al monopolio Apple/Google (sta ancora andando bene in Sud America, in realtà, dove ora è più diffusa di Apple). 

Il sensore motorio Kinect, costruito inizialmente per i videogiochi, è rapidamente diventato una delle prime vere alternative alla tastiera e al mouse per l’interazione tra uomo e computer. E nonostante il fallimento del tablet Surface RT, avvenuto perché Microsoft gli ha accollato un nuovo sistema operativo che non può sostenere i programmi tradizionali di Windows, questo aggeggio è la conferma che Microsoft può ancora realizzare eccellenti hardware. 

IL “GRUZZOLETTO DI FAGIOLI” DI BALLMER

Ma nel suo stato attuale Microsoft è una società che non può andare avanti così com’è. Non è tanto una corporation quanto un mucchio di progetti vagamente correlati tra di loro, inclusi giochi (Xbox, Kinect), software (Office, Windows), hardware, e servizi per il web (come Office o Bing). Questa mancanza di focus è dovuta non poco a Ballmer, sotto la cui leadership Microsoft ha cominciato ad acquisire altre società, ma assorbendole non nella giusta modalità. Per esempio, ha comprato la startup Danger, ma la maggior parte dei vecchi dipendenti presto sono andati via, alienati dal modo di fare dell’azienda. Uno di loro, Andy Rubin, è tra i creatori di Android e ora dirige la divisione Android di Google. 

Sia fuori sia dentro la società, tra le persone con cui ho parlato, Ballmer è sempre stato visto più come un “contatore di fagioli” che come un genio della tecnologia paragonabile al fondatore Bill Gates. La sua mania per le vendite è stata sufficiente a fare crescere i guadagni nel momento in cui Microsoft aveva ancora un quasi monopolio sui personal computer con Windows. 

Ma con la crescita degli smartphone e del Web, Microsoft deve competere su altri campi. Senza un amministratore delegato in grado di stimolare la creatività dei suoi dipendenti, il futuro di Microsoft è sotto attacco. Ma per un leader che sa cosa fare, la chiave del successo deve essere trovata proprio tra i suoi dipendenti. 

UN NETWORK GLOBALE DI SVILUPPATORI

I 99.139 dipendenti di Microsoft sono solo una parte della forza lavoro dell’azienda. Il suo vero potenziale risiede nei milioni di programmatori (il numero esatto è difficile da estrapolare) del Microsoft Developer Network, dal quale sono stati partoriti i migliori prodotti aziendali (software e servizi). I sistemi proprietari di Microsoft, che insegnano agli ingegneri capacità che sono in alcuni casi incompatibili con la gran parte dei software open source presenti nel Web, inevitabilmente “incatenano” gli sviluppatori all’azienda.

Molti degli sviluppatori che creano (noiosi ma necessari) software che funzionano sui pc stessi e non sul Web, ad esempio, si fanno le ossa su Microsoft Visual Studio. Ma Microsoft sta perdendo consumatori e questo significa che inevitabilmente perderà anche sviluppatori che scriveranno i suoi programmi. Ma i prodotti per i consumatori, in ogni caso, non sono il futuro di Microsoft. 

IN ASCESA I SOFTWARE PER LE AZIENDE

In un certo senso questo potrebbe essere il momento giusto per il ritiro di Ballmer. Nell’ultimo trimestre Microsoft ha mancato di un el po’ le stime dei ricavi fatte dagli analisti, soprattutto tenendo contro del disastro contabile del Surface RT. Il motivo risiede anche nel declino delle entrate da Windows, vista la delusioe di Windows 8. 

Ma Microsoft non è affatto un’azienda fatta per prodotti rivolti ai consumatori. Le entrare si stanno riducendo: il totale dell’ultimo trimestre, 19,9 miliardi di dollari, nello stesso periodo dello scorso anno era superiore di quasi 2 miliardi di dollari. E le entrate che sono composte per la maggior parte da vendite alle aziende. 

Al contrario di Hp (Hewlett-Packard), Microsoft resta primariamente una società di software, e le società di software sono generalmente efficienti e profittevoli. I ricavi di Microsoft per dipendente sono di 779.814 dollari, quelli di HP 401.333, e HP dispone di un numero di persone tre volte maggiore. In particolare, mentre le entrate stanno crescendo solo di recente, l’organico di Microsoft è cresciuto di poco solo a partire dal 2008. 

Tuttavia, Microsoft ha un problema: i tentativi di creare nuove raffinate versioni di Windows per portare i consumatori lontano da Apple e Google non solo ha fallito nell’attirare nuovi consumatori, ma hanno anche alienato il dipartimento IT della società, che è alla ricerca di prodotti affidabili che non cambino con troppa velocità. Questo atteggiamento mette tra l’altro a rischio il ruolo guida che la società può avere per il rifornimento di software per le aziende. Trovare una via che accontenti insieme consumatori e clienti corporate è uno dei rebus che il successore di Ballmer dovrà risolvere. 

È TROPPO TARDI PER UN DIETROFRONT?

Non tutti sono d’accordo sul fatto che Microsoft sia una serra di talenti non sfruttati che hanno solo bisogno del giusto leader. Un ex impiegato con cui ho avuto modo di parlare ha detto che la parte migliore del personale è già andata via, soprattutto verso competitor come Google.

Per di più, l’azienda non è propriamente il luogo in cui la maggior parte dei patiti di tecnologia vorrebbe essere o andare a lavorare. Dei suoi 58mila dipendenti americani, circa i 3/4 sono nell’area Puget Sound (aka Seattle e Redmond, Washington), non nella tanto agognata Silicon Valley. Ed è anche una società anziana, con il 45% dei dipendenti over 40, e l’altro 39% tra i 30 e i 39. Basti pensare che tra i dipendenti di Facebook l’età media è di 26 anni (IBM in particolare ha una forza lavoro con un’età media di 44 anni. Ma IBM non è l’unica parte che si sta erodendo del business di Microsoft). 

Detto questo, Microsoft ha ancora una quantità di punti di forza che, al di là di tutto, è in grado di fare crescere i ricavi mentre quelli di altre aziende simili – come HP, Cisco e Intel – si stanno comprimendo. Bisognerà capire come mantenere e far crescere i progetti sui quali Microsoft sta lavorando, affrontando anche la questione della anormale e disfunzionale cultura interna all’azienda e combattendo la percezione in base alla quale Microsoft non sarebbe il miglior luogo in cui andare a lavorare. 

Qualcuno mi ha confessato che il morale non è mai stato così a terra a Microsoft. Un radicale cambiamento di regime, dopo l’allontanamento di Ballmer, potrebbe essere la soluzione perfetta. 

L’articolo è originariamente apparso su Quartz. Qui la versione originale

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