La finta guerra sul Cav e quella vera nel Mediterraneo

Da Berlusconi all’Egitto e la Siria

“L’ultima mediazione di Alfano, prima dello scontro frontale…” Leggiamo il come sempre informato retroscena di Ugo Magri su La Stampa e lì per lì sobbalziamo. Vuoi vedere che il vice premier si è scambiato di ruolo con il collega alla Difesa, Mario Mauro, o la collega agli esteri, Emma Bonino, e in gran segreto sta tentando di negoziare una pace impossibile in Siria oppure una pacificazione al fotofinish in Egitto…?

Invece no, poi leggiamo ed è proprio la solita minestra. Mentre il Nordafrica sta andando a fuoco, mentre il Medioriente esplode agitando lo spettro dell’uso di armi chimiche in Siria, mentre l’economia dell’eurozona forse forse vede un minimo di barlume di luce in fondo al tunnel, mentre si aprono a breve una serie di importanti partite e scadenze e appuntamenti europei (lo abbiamo raccontato ieri) e siamo giusto ad un mese dall’importante voto in Germania, ecco che il piccolo sgangherato acquario italiano non trova di meglio che restare annegato nella guerra di Arcore, coi suoi soldatini ossequiosi, i generali chiamati a corte, le strategie di cartapesta e gli scontri al coltello.

Fuori, nel mondo reale, dove c’è la guerra vera, ce ne disinteressiamo. Però in casa nostra siamo bravissimi a giocare alle metafore belliche, a fare e lanciare ultimatum, minacce di video choc. Lo abbiamo scritto allo sfinimento: nessuno nega la popolarità, il carisma e la leadership politica del Cavaliere sul centrodestra, nè il Pd né Napolitano vogliono piazzale Loreto, ma ad un certo punto le sentenze si rispettano e se ne traggono le conseguenze. Stiamo parlando di un signore condannato in via definitiva, sulle cui spalle pende una pena esecutiva. Non capiamo davvero tutto questo dibattito spremi-meningi sull’agibilità politica. Cosa vuol dire concretamente? Boh. Nessuno lo sa ma tutti ne parlano, come il sarchiapone di Walter Chiari.

Tutti si ingegnano per trovare una soluzione, a cosa poi, tanto più se manca l’atto formale di richiesta della grazia al Capo dello Stato. Più semplicemente, Berlusconi faccia il padre nobile, critichi e sproni il governo che appoggia per le tante cose che non sta facendo – non abbiamo certo il mito o il totem delle larghe intese -, utilizzi la fantasia e il tempo che ha per costruirsi un successore e dare ai moderati italiani una degna rappresentanza politica, ma sarebbe folle facesse cadere l’esecutivo per rappresaglia contro una condizione di pregiudicato cui la politica, Letta e Napolitano in primis nulla possono. Basta giocare alla guerra – vale anche per i giornali che montano la panna -, quando a pochi chilometri da casa nostra c’è purtroppo quella vera…

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