E fatevele queste benedette vacanze, almeno voi che potete. Sarà colpa dello stakanovismo di François Hollande (che ha fustigato i suoi ministri chiedendogli di lavorare anche a ferragosto per provare al mondo la grandeur de la France), sarà il senso di colpa atavico della Casta (che si sente colpevole di fronte all’opinione pubblica, anche quando non lo è) ma davvero in questa estate uno gli viene da chiedersi: perché mai i politici non se ne vanno in vacanza alla luce del sole, e dichiarandolo, anziché inventarsi elaborate strategie per far sembrare il contrario?
L’immagine-simbolo di questo paradosso è la faccia da spettro del povero Angelino Alfano, che nell’ultima conferenza stampa a Palazzo Chigi Sembrava apprendere per la prima volta da Enrico Letta, costernato, che non avrebbe fatto parte delle sue sospirate ferie: «Io e Angelino ci alterneremo qui a Palazzo Chigi in modo che ci sia sempre qualcuno». In quel volto stupito si potevano intuire il timore della rabbia coniugale, il computo di calendari complessi, il timore di prenotazioni a rischio.
Ma anche il premier, nel suo serafico ed eroico senso del dovere ha i suoi buchi neri; che cosa vuol dire essere in Grecia – come lui è stato – «per motivi personali»? Non si può dire «breve periodo di vacanza»? Mica è un crimine. E che cosa volevano dire tutti quei proclami dei grillini sul possibile lavoro agostano della Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama? Chi ci crede? La minaccia di lavorare in estate, quando è accompagnata dalla certezza che il Parlamento è già chiuso, è un bluff ridicolo, propaganda per i gonzi.
Anche perché – salvo catastrofi – a Ferragosto non succede mai nulla, tutti hanno le famiglie, i bambini, un qualche mare da consumare. Lo sa bene Marco Pannella, che sulla sua diversità antropologica di senzafamiglia capace di sacrificare ogni cosa anche in quei giorni roventi, ha costruito una carriera di titoli certi: a Ferragosto l’unico politico che ci metteva la faccia e il corpo, per la gioia delle decimate redazioni estive era lui. E infatti i tg lo omaggiavano di grandi minutaggi per questa sua opera di bene. Gli altri politici, anche quelli apparentemente indefessi esternano con i telefonini, con gli iPad, con i comunicati. E persino il discorso di Umberto Bossi a Ponte di legno, un tempo imprescindibile, era un po’ come una scampagnata per turisti ideologici della Padania, nella residenza estiva del senatùr. E persino quella canotta estiva esibita nella villa di Berlusconi fu un unicum, cosi come la foto degli arcoriani in braghette bianche alle Bermuda.
Per una estate fece notizia anche la “dama bianca” (Francesca Romana Impiglia) in una villa del Cavaliere, in un’altra le bandiere degli indipendentisti sardi nella villa della Certosa, in un’altra il nudo scultoreo di Giuliano Ferrara che si butta dallo yacht, in un’altra ancora, evidentemente dominata dall’egemonia della sinistra, i problemi di Waler Veltroni con il suo ombrellone a Sabaudia, e persino il successivo furto del computer nella sua residenza estiva.
La politica ferragostana, insomma, è un grande pretesto per ammortizzare gli straordinari estivi dei cronisti più giovani, che in tempo di contratti garantiti, in cambio di qualche soldo in busta paga, consentivamo agli affamigliati di adempiere ai loro obblighi.
Persino i governi balneari si prendevano qualche giorno di tregua, e persino “i politici” avrebbero il diritto di rivendicare alla luce del sole questo loro (meritato) riposo. Anche perché se il regalo di chi afferma di lavorare comunque sono le interviste dei capigruppo e dei capicorrente, in cerca di colonne da riempire, è molto meglio il silenzio. Se invece si prova ad astrarsi e a osservare il fenomeno un po’ più da lontano, si potrebbe fare l’ipotesi che la nevrosi del politico esternatore indefesso sia figlia delle nostre nevrosi.
Per alcuni è ancora il riflesso di quella imperitura retorica da ventennio per cui “A palazzo Venezia, quando c’era lui, la luce era sempre accesa”. Per altri il riflesso del tempo della rete, per cui se puoi esserci in modo virtuale, perché non dovresti esserci sempre? E invece, se non avessero la coda di paglia, e se non fossero la proiezione delle nostre angosce contemporanee, i politici non dovrebbero né lavorare e né fingere di lavorare: i fantuttoni non sono la cura per i fannulloni, ma solo un diverso modo di esprimere la medesima nevrosi.
A Ferragosto statevene a casa, statevene in silenzio, litigate con i vostri cari, non fate assolutamente nulla. Che poi è l’unico modo in cui la politica può imparare a fare davvero qualcosa. Perché se l’Imu è sospesa, l’iva è sospesa, se la pena di Berlusconi è sospesa, se la decisone di Napolitano sulla grazia è sospesa, se le primarie del Pd sono sospese, se i lavori del Parlamento sono sospesi, se la discesa in campo di Marina è sospesa, e se le esternazioni di Renzi sono sospese, perché bisogna agitarsi? Post scriptum: anche questo articolo leggetelo dopo le feste.
Twitter: @lucatelese