La Sicilia non taglia gli stipendi dei parlamentari

Ars, la spending review non decolla

«Dobbiamo assolutamente metterci in linea con le prescrizioni del decreto Monti. Serve una legge. Sarò lo stesso consiglio di presidenza a proporla». Dicembre 2012, il neo Presidente dell’Assemblea Regionale siciliana Giovanni Ardizzone, uno dei fedelissimi nell’isola di Pierferdinando Casini, non ha dubbi. Bisogna fare in fretta: «Restiamo noi i più spendaccioni di Italia». Non è una novità, verrebbe da dire. Del resto le norme che sono già in vigore per le regioni a statuto ordinario e che prevedono una riduzione significativa dei compensi dei parlamentari regionali – i siciliani dovrebbe rinunciare al 40% dei loro stipendi – non possono essere applicate alla regione «più sprecona d’Italia» perché a statuto speciale. In fondo – è la vulgata che circola in quelle ore nei palazzi del potere dell’isola – «noi siamo “onorevoli”, mica consiglieri regionali come nel resto del Paese». 

Ad ogni modo «non c’è alcun problema», rilanciano i deputati regionali di ogni colore. «Ci adegueremo, ma con i nostri tempi». Già, «con i nostri tempi». E allora perché non istituire una commissione speciale sulla spending review, una sorta di commissione di «saggi» in salsa siciliana? Ed ecco sul tavolo una commissione composta dagli esponenti di punta di Palazzo dei Normanni. Con un Presidente di nome Antonello Cracolici, democrat di rito diessino, e con altri 13 componenti a rappresentare tutti i partiti del Parlmentino siciliano, anche gli intransigenti pentastellati. Scopo della commissione sarà quello di studiare il decreto Monti, approvato nel dicembre scorso, e di riadattarlo allo Statuto regionale siciliano. Successivamente spetterà all’Assemblea regionale esaminare e votare il lavoro della commissione speciale sulla spending review.

Una roadmap semplice agli occhi del cittadino siciliano scrupoloso e vigilante sull’operato dei suoi rappresentanti nel capoluogo. Ed ecco susseguersi riunioni, incontri sotto traccia, per cercare una mediazione fra i vari componenti della commissione. In quota cinque stelle c’è Giancarlo Cancelleri, candidato alla presidenza della regione, e fra i più attivi ad incalzare la nascita di un ddl che possa assorbire le norme di rigore previste dal governo Monti.

Tuttavia le settimane  scorrono velocemente, e la commissione non ne vuol sapere di accelerare, di velocizzare il cambio di marcia in materia di «spending review». Anzi. C’è sempre qualcosa a rendere tortuoso il percorso di riforma: una volta l’approvazione della legge di stabilità, un’altra le elezioni amministrative. I lavori all’Ars si impantanano, l’Aula resta ferma per settimane, e la commissione continua a riunirsi a singhiozzo. C’è di più: un parlamentare regionale come Totò Cordaro, componente della commissione e vice capogruppo all’Ars del partitino di Saverio Romano, Pid (Popolari Italia Domani), ormai una costola del Pdl berlusconiano, pone una questione: «Ci sembra opportuno – ha detto qualche giorno fa all’edizione palermitana de la Repubblica – attendere la sentenza della Corte Costituzionale sul ricorso fatto dalla Regione Sardegna contro il decreto sui costi della politica. La stessa consulta, d’altronde, ha già fatto a pezzi il decreto che si vuole recepire. Non avrebbe senso votare oggi un ddl che fra qualche mese potrebbe diventare incostituzionale». Un ragionamento che non fa una piega, e che allarga il fronte del “no” sulla riduzione delle indennità ai parlamentari siculi. Del resto, afferma una deputata regionale del Pd come Mariella Maggio a Linkiesta, «la politica non può diventare uno strumento per soli ricchi. Oltretutto tra il febbraio e l’ottobre del 2012 l’indennità di parlamentare regionale è stata già ridotta del 20%».

E allora guai a tagliare ulteriormente.  «L’importante è tenere in piedi lo status del Parlamento siciliano, il suo legame con il Senato», si mormora alla buvette di Palazzo dei Normanni. E ciò è stato compreso dagli «insospettabili» pentastellati siculi. I quali adesso non alzano più le barricate, e, per non sfigurare agli occhi dell’opinione pubblica, preferiscono restare in silenzio: «Anche loro hanno capito che la politica ha un costo – continua la parlamentare regionale del Pd – D’altronde hanno assunto diversi collaboratori e questi rappresentano un costo non indifferente». Chiaro. 

Ma non è finita. Secondo una fonte de Linkiesta, forse già nelle prossime ore si terrà un’altra riunione della commissione speciale. «Di certo entro venerdì». E sarà proprio lì che si cercherà di comprendere quale sarà il disegno delle forze politiche. Da più parti assicurano che «un fronte trasversale di deputati sarebbe pronto a chiedere un rinvio della discussione del ddl al prossimo inverno». Perché superato lo scoglio della commissione il ddl verrà trasmesso al Parlamentino siciliano. Ove in tanti scommettono che possa essere bocciato, o, certamente, il fronte del “no” «cercherà di fare melina». In questo modo saranno trascorsi diversi mesi, e i parlamentari siciliani avranno continuato a percepire la stessa indennità di un senatore della Repubblica.

Twitter: @GiuseppeFalci