Ballano 80 milioni di euro. A cui ne andranno aggiunti 21 di Imu e 10 di bolli, Irap e Irpef. Questo solo a Milano, che conta circa 90mila alloggi popolari, il 66% del totale lombardo. Non è un panorama edificante quello delle case gestite da Aler, l’Azienda Lombarda Edilizia Residenziale Milano, nata nel 2009 per gestire gli alloggi pubblici lombardi. Il rosso dei suoi conti è destinato ad aumentare, se nessuno ci mette le mani. La voce più grande delle “non entrate” sono gli inquilini morosi: tra canoni e servizi, mancano all’appello 58 milioni di euro. Il 30 % degli inquilini non paga.
Il patrimonio immobiliare milanese vale 4,5 miliardi di euro per 71mila proprietà, di cui 59mila sono appartamenti. A questi se ne sommano altri 27mila del Comune dati in gestione ad Aler dal 2003, che amministra così gli alloggi per un totale di 200mila inquilini. Dati i conti in rosso, non ci sono soldi per ristrutturare gli appartamenti, né per rimettere a norma quelli lasciati liberi. Solo del patrimonio Aler, sono 3.548 le case che attendono di essere rimesse a posto.
Le conseguenze sociali sono numerose. Nel solo Comune di Milano ci sono 83 famiglie sfrattate dal privato che aspettano una casa che non arriva mai (a maggio erano 50) e su 52mila nuclei pende uno sfratto esecutivo (in nove casi su dieci per morosità incolpevole: hanno perso il lavoro e non hanno più soldi per pagare spese e affitto). Ventiduemila vedono l’ingresso in graduatoria per l’assegnazione come un miraggio, dato che sono mediamente 730 ogni anno ad ottenere l’agognato alloggio.
Il fallimento di Asset
Per sanare i conti, dal 2005 Aler ha tentato una nuova strategia: finanziarsi attraverso la dismissione del patrimonio immobiliare. Con questo scopo è nata: Asset srl. Stessa sede di Aler Milano (viale Romagna 26), consiglio d’amministrazione fotocopia, capitale sociale 380mila euro. La società si dedica, in sostanza, alla vendita delle case popolari nel mercato privato e della gestioni di immobili non di edilizia pubblica in mano ad Aler. «Un’esperienza fallimentare», la definisce Luca Beltrami Gadola, ex membro del Consiglio d’amministrazione nominato dal Comune di Milano in quota Partito Democratico. Quest’anno Asset chiude il bilancio con 1,9 milioni di euro di debiti e un incasso miserrimo da 80mila euro.
La società ha cominciato a vendere a Pieve Emanuele, nell’hinterland di Milano. Nel 2013 due gare per la vendita sono andate deserte, una per l’edilizia commerciale (il 14 maggio) e una per il canone libero (il 25 maggio). Per risanare i fallimenti della controllata, nel 2011 Aler ha versato 8 milioni di euro nelle casse di Asset. Nel 2012 la casa madre ha rinunciato a 2,25 milioni di euro di credito. Paradossale. «Il problema è che si tratta Aler come se fosse un’immobiliare normale ma non è così», sostiene Loris Zaffra, ex presidente di Aler Milano. «La missione non è quella di vendere al privato. Solo in questo quartiere ci sono 800 assistiti dai servizi sociali e abitano tutti nelle nostre case».
È il 29 aprile e Zaffra è in piazza Selinunte, quartiere San Siro, per mostrare agli assessori alla casa di Comune e Regione Daniela Benelli e Paola Bulbarelli la situazione in cui vivono gli inquilini. Un gruppo di 15 persone lo contesta: «Vergognatevi, sbattere le persone fuori di casa», gridano, guidati da alcuni militanti del sindacato autonomo Asia. M.M. è stata sfrattata proprio quella mattina: «Stasera rioccuperò il mio appartamento. Sono sette anni che non pago il canone». Tra i morosi c’e chi non paga perché ha perso il lavoro e chi non paga perché se ne approfitta. Gli evasori del canone sono tra i responsabili delle casse in rosso di Aler, a furia di tirare la corda. E se già prima del 2009 il tasso di morosità “colpevole” era del 9-10%, la crisi ha triplicato l’insieme dei morosi. Ecco perché Asset è un fallimento.
I conti non tornano, nemmeno alla Bocconi
«Opaco». Ecco come definisce il bilancio 2011 dell’Azienda residenziale lombarda il Cergas, un centro studi della Bocconi incaricato dal Comune di Milano per fare i conti nelle tasche di Aler. Secondo Carmela Rozza, oggi Assessore ai Lavori Pubblici, Palazzo Marino paga una Convenzione di 52 milioni annui ad Aler perché gestisca anche il suo patrimonio. Aler chiede 23 euro per ciascun appartamento. Ma al Cergas non sono riusciti a capire su che base è calcolata la cifra. I dati previsionali segnalano un aumento dei costi, quando invece nei piani di Aler ci doveva essere, dopo il terzo anno, una riduzione del 2,5 per cento. E crescono, anziché diminuire anche le spese di manutenzione: nel 2010 è state di 5,6 milioni di euro e nel 2011 di 9,9. E questo perché Aler non è in grado di programmarla: gli interventi che fa sono d’emergenza, riparazioni improvvise. Questa che il Cergas definisce «scarsa capacità di spesa» si ripercuote anche sui tempi di sfittanza: gli alloggi restano vuoti troppo tempo.
Il Comune di Milano ha denunciato le storture della gestione in due sedute congiunte della Commissione antimafia e della Commissione Casa, dove i consiglieri Pd Rozza, Bertolè e Gentili denunciavano i buchi d’informazione nei bilanci di Aler e delle sue controllate. «Ho chiesto più di una volta che ci ascoltassero – replica Beltrami Gadola – invece hanno perso tempo a discutere del Cda, invece che dei problemi veri». Come uscirne? Di certo investendo di più: i sindacati inquilini vogliono che almeno l’1 per cento della spesa di Regione Lombardia sostenga le politiche abitative. Il Pirellone ha messo sul piatto 20 milioni di euro. Poco. Serve solo a tamponare l’emorragia.
Il valzer delle poltrone
La partita più grossa si gioca a fine estate 2013, quando si discuterà la riforma di Aler. Roberto Maroni si è insediato ai piani alti del Pirellone proprio in seguito al terremoto giudiziario che sconvolse l’assessorato alla Casa. L’ex assessore Domenico Zambetti avrebbe infatti pagato la ’ndrangheta per procuragli voti: 50 euro a crocetta. Fino a dicembre, le 13 Aler saranno commissariate. E tra gli inquilini circola il sospetto che il limbo verrà protratto anche al 2014: troppi i nodi da sciogliere e troppo poco il tempo.
A Milano sulla plancia di comando per il gran repulisti siede Gian Valerio Lombardi, ex prefetto cittadino. Berlusconiano di ferro – dicono – tanto da aver ricevuto con tutti gli onori di casa Marysthelle Polanco, una delle olgettine, dopo una telefonata dell’ex premier. È ben visto anche da Roberto Maroni: «Abbiamo lavorato insieme quand’era ministro dell’Interno», racconta all’indomani della nomina.
Massimiliano Romeo, capogruppo leghista in Consiglio Regionale, sottolinea come sia essenziale una riorganizzazione per recuperare risorse, e «l’agenzia unica toglie tutte le infinità di poltrone del cda, 3 o 4 milioni almeno risparmiati». Però qualcuno dovrà governare la nave. Due i candidati in pole position: da una parte proprio Gian Valerio Lombardi, mentre dall’altra si profila l’ipotesi di Filippo Musti. Leghista di Voghera (Pavia). Musti è stato consigliere d’amministrazione in Aler e presidente di Asset, oltre che consigliere in Csi, un’altra controllata dall’azienda lombarda. E poi consigliere in Cispel, presidente di Vivere insieme srl e di Asm Voghera spa, tutte controllate o partecipate. «Non era l’unico con il doppio incarico», denuncia Beltrami Gadola. Le controllate hanno reso felici tante persone: «Erano un’opportunità per prendersi più emolumenti. Gli incarichi erano solo politici, non c’era nessuna competenza. Se uno fa il consigliere di un ente come Aler non può fare altro».
Ma quale riforma
La Giunta regionale, la prima a mettere sul piatto una proposta di legge, vorrebbe ridurre le 13 agenzie ad una sola. Lega Nord, Patto civico e Pd propendono per quattro succursali. «Non possono certo fare un’unica società di gestione – commenta Zaffra – Se li immagina gli inquilini tutti in fila a Palazzo Lombardia?». No di certo. Anche perché sarebbe un prezzo politico troppo alto da pagare una malagestione di Aler. Gli inquilini rappresentano un bacino elettorale sterminato. I loro interessi contano, per quanto nessuno finora se li sia presi in carico. Tanto che ora in 52 comitati hanno deciso di consorziarsi nel Coordinamento Abitando Erp. Un organismo che salta i sindacati inquilini, «che non hanno mai fatto nulla», commenta la vicepresidente di Abitando Erp Deborah Zappaterra. E che ora pretendono di avere voce in capitolo nella nuova Aler.
Twitter: @MikeBertelli, @Lorenzo_Bagnoli