L’importanza di chiamarsi J.K. Rowling

L’importanza di chiamarsi J.K. Rowling

Prendete due magliette di uguale manifattura, identiche nel colore nel taglio e nel tessuto. Che valore gli dareste?

Ora prendete una di queste due magliette e applicategli un coccodrillino verde sul petto a sinistra; per tanti, il prezzo della maglietta aumenta. Analizzare la differenza di prezzo tra una maglietta senza logo e una con logo è un modo per tentare di valutare da un lato, il valore intrinseco di un prodotto, dall’altro il valore del brand.

Noi consumatori vogliamo spesso credere (o far credere) che paghiamo per il valore intrinseco di un prodotto, la sua qualità e il suo stile. A volte capita però di trovarci di fronte a situazioni in cui un prodotto, sebbene di alta qualità, non riscuote successo (misurato in vendite, tweets, etc…). Il successo appare solo quando il pubblico viene a sapere il brand che associato.

Il mese scorso abbiamo avuto modo di rendercene conto grazie ad un caso concreto e di larga scala; l’esperimento ideale per chi fa ricerca.
Robert Galbraith autore de “’The Cuckoo’s Calling” (Il richiamo del cuculo) non è altro che il “nom de plume” di J.K. Rowling. Questa rivelazione ci consente di misurare l’effetto del marchio, in questo caso preciso, l’effetto della notorietà di un autore su una pubblicazione.

Il libro è stato pubblicato su Amazon il 15 aprile. Da allora, ad oggi (il 14 agosto) il libro ha ricevuto 1682 recensioni e ha ottenuto una valutazione media di 4 stelle su 5. Dal 15 aprile al 13 luglio, giorno precedente all’annuncio sul Sunday Times della vera identità di Galbraith le recensioni pubblicate erano solo 21. Nell’arco della sola giornata del 14 luglio, si contano 30 recensioni. 

Figura 1 – Numero di tweets con le voci “Rowling” e “Cuckoo”

È interessante analizzare l’opinione delle prime 21 recensioni, quelle dove il “brand Rowling”, non aveva ancora interferito con la valutazione dell’opera. Il prodotto era o non era di alta qualità?

Nel periodo “pre-Rowling” quantitativamente la media era di 4,3 stelle (4 voti a 3 stelle, 6 voti a 4 stelle, 11 voti a 5 stelle) dunque un risultato molto positivo per un autore esordiente. Se si considera il periodo completo (pre e post Rowling) la media cambia di poco: oggi, la valutazione media di tutte le 1519 recensioni è di 4,1 stelle. 

Anche qualitativamente la maggior parte dei commenti sono positivi: “This is a great book!” dice una recensione del 27 maggio.

J.K. Rowling is Robert Galbraith. “The Cuckoo’s Calling” jumps to #1 on Kindle. http://t.co/27zI9KmGCS

— Kindle Team (@AmazonKindle) July 15, 2013

In termine di vendite, l’Independent riprendendo i dati di Nielsen Book Scan, ci informa che nella settimana precedente l’annuncio erano state vendute solamente 43 copie, mentre tra il 14 e il 21 luglio le copie vendute furono a 17662. Per fare un confronto, consideriamo che il suo libro precedente “The casual vacancy” solo nella prima settimana vendette 124.603 copie.

Resta il fatto che, come abbiamo visto, in questo caso il libro era considerato di alta qualità nonostante la rilevanza commerciale fosse ridotta.

Alla luce di ciò, ci sono due possibili conclusioni: una pessimista, l’altra ottimista. Nel primo caso, la situazione è possibilmente deprimente, specie per i nuovi scrittori. Non basta la qualità; ciò che conta di più è il marketing dietro che soffia sulle vele. Il parallelo con l’industria del cinema è calzante, e ci aiuta a capire meglio il motivo per il quale cosi tanti soldi sono investiti (sprecati?) al fine creare aspettative positive sul pubblico.

Chi è più ottimista dirà invece che siccome le recensioni erano positive, prima o poi, il libro avrebbe comunque riscosso il successo che si merita. Sarebbe stata solo una questione di tempo. 

Se vogliamo “scoprire” il prossimo scrittore di talento un’opzione sarebbe di cercare libri pubblicati da oltre 6 mesi che hanno ricevuto una ventina di recensioni con una media al di sopra delle 4 stelle.

Twitter: @mediacodex

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