Di sicuro è un ottimo argomento di conversazione. Permette di spaziare dalla chimica agli ultrasuoni, oltre che ricamare racconti di avventure in Paesi tropicali. Parlare delle zanzare: quasi meglio delle conversazioni sul tempo in ascensore, aiuta a vincere gli imbarazzi, a rompere il ghiaccio. Eppure, tra i canovacci ricchi di aneddoti, di suggerimenti per prevenire e/o curare, di rimedi e di luoghi comuni, ci sono molte cose che ancora non si sanno. Ad esempio, perché è così maledettamente difficile colpirle.
Come spiega Slate, le zanzare sono un animale molto veloce. Possono raggiungere i due chilometri all’ora: cifra modesta solo all’apparenza, dal momento che ogni cosa va rapportata alle sue dimensioni. Per fare un paragone più chiaro, sarebbe come per un uomo andare più o meno a 200 chilometri all’ora. Questo cambia un po’ le cose.
Confronti a parte, resta il fatto che è complicato beccarle. La spiegazione è semplice: innanzitutto, le zanzare ci vedono benissimo. I loro occhi, come si può vedere, sono grandi, tondi e sfaccettati. Questo permette alle zanzare di vedere in tutte le direzioni nello stesso tempo e cogliere il pericolo che sta arrivando. È difficile, per questo motivo, prenderle di sorpresa.
Il secondo motivo è di fisica pura: la mano dell’uomo è molto più lenta della zanzara, e ha un viaggio da percorrere più lungo. Per la zanzara basta spostarsi di poco per mettersi al riparo, fuori dal raggio di azione dell’uomo. È anche una questione di impulso nervoso: il segnale che parte dal cervello dell’uomo passa per il midollo spinale, attiva i muscoli del braccio e della mano e impiega, in tutto, pochi nanosecondi. Eppure, anche se si fa in modo molto veloce, i tempi di reazione della zanzara saranno più rapidi: lei vede il movimento, trasmette il segnale alle sue ali e scatta in volo. Anche per la minor distanza dei suoi organi, impiega un centesimo di nanosecondo. Insomma, la zanzara pensa in modo cento volte più veloce rispetto all’uomo.
Ma gli studi sulla zanzara non finiscono qui: un altro grande (si fa per dire) interrogativo riguarda il rapporto tra zanzare e pioggia. Come tutti avranno potuto notare, non vengono fermate neppure dalle gocce di acqua che cadono. Come è possibile? Per gli uomini sarebbe come essere in mezzo alla caduta di masse d’acqua di tre tonnellate ciascuna che cascano a 30 chilometri all’ora.
Per risolvere il mistero si sono messi anche a fare un esperimento. David Hu, professore di ingegneria meccanica al Georgia Institute of Technology, spiega che «non è semplice colpire una zanzara con una goccia d’acqua». Dopo alcuni tentativi falliti, i risultati sono arrivati e sono stati sbalorditivi. «Le zanzare – si è scoperto – non si limitano a schivare le gocce d’acqua. Le cavalcano». Al passaggio dell’acqua non cercano di fare resistenza, si agganciano e si lasciano trasportare. In questo modo evitano l’impatto.
Il viaggio a cavallo della pioggia dura pochi millesimi di secondo: quanto basta perché le ali riescano a tagliare l’aria e il volo ricominci, come un aquilone. Un gioco di equilibri che si basa sull’esoscheletro della zanzara e le permette di cavarsela anche sotto la pioggia. Tranne, a quanto sembra, nel caso in cui non riesca a lasciare in tempo la goccia d’acqua. «Se vola troppo vicino al suolo può non riuscire a staccarsi». E in quel caso vivrebbe l’esperienza di un uomo che «riceve un pianoforte in testa».