Mannheimer: “Rottamateci noi del ’68, e così sia”

Generazione Sessantotto e potere

Renato Mannheimer, sociologo e sondaggista del Corriere della Sera e Porta a Porta interviene nel dibattito sollevato dall’articolo di Riccardo Puglisi pubblicato su Linkiesta. «È arrivato il momento di rottamare i sessantottini», afferma Puglisi, la generazione che ha avuto più di tutti e ha lasciato poco niente agli altri, ma che ancora oggi occupa i posti chiave della politica e della comunicazione italiana. «Come si può chiedere di implementare la meritocrazia a chi era più o meno a favore degli esami collettivi e dell’uguaglianza dei punti di arrivo? Esiste un metodo intelligente per rimpiazzare – qualcuno direbbe: per rottamare – questa generazione?» , si chiede Riccardo Puglisi. Renato Mannheimer, che in quell’articolo compare tra i rottamandi, si dice d’accordo. Ecco perché.

@ricpuglisi io invece, malgrado sia uno dei rottamandi citati nel tuo pezzo, sono d accordo con quanto scrivi della generazione 68

— Renato mannheimer (@RMannheimer) August 20, 2013

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I dati mostrano che la generazione del ’68 ha avuto più di tutte le altre senza lasciare nulla

Mannheimer, Puglisi la mette tra i rottamandi, e lei con un tweet si dice d’accordo. Perché?
Si possono condividere o meno le accuse di Puglisi, ma di una cosa gli do ragione: la generazione dei sessantottini oggi ha una certa età, ed è tempo che lasci spazio ai più giovani.

Cosa risponde invece alle accuse di Puglisi: può la sua generazione, che ha difeso il sei politico, farsi promotrice oggi della meritocrazia?
Il ’68 ha introdotto molte innovazioni, ha portato in Italia una cultura più laica, più moderna. Ha promosso ad esempio la parificazione del ruolo delle donne nella società, incentivando un movimento femminile già presente. In molte cose non ha fallito. Nell’egualitarismo, invece, sì. I partecipanti di allora ci credevano fermamente. Ma è un’idea che si è rivelata con il tempo errata, un ostacolo allo sviluppo della società. E in questo Puglisi ha ragione.

Cosa ne pensa di una generazione che ha lottato contro il potere acquisito, e quando lo ha ottenuto non lo ha più voluto lasciare? È fisiologico? O tipico dei sui coetanei? 
Più che fenomeno generazionale, direi che è qualcosa che dipende dal Paese in cui viviamo. La gerontocrazia è un processo sociale tipico dell’Italia. E poi c’è un’altra spiegazione. La generazione dei quarantenni di oggi fa molta più fatica a conquistare il potere. E ciò è dovuto a condizioni sociali aggravate anche dalla crisi economica. 

Puglisi mette tra i rottamandi persone come Barbara Pollastrini, Linda Lanzillotta, Michele Santoro. Ma anche Adriano Sofri, Marco Boato, Gad Lerner, Paolo Mieli, Carlo Rossella, Massimo Cacciari, e altri. Quasi tutti appartenenti al mondo della comunicazione e dell’accademia. È perché i sessantottini si sono concentrati in questi settori? Oppure ci sono candidati alla rottamazione anche altrove?
È una concentrazione frutto della cultura del ’68 che ci ha indirizzati molto più verso il giornalismo, la politica e l’accademia piuttosto che verso il mondo dell’impresa, del business. Ma ci sono molti sessantottini anche tra gli avvocati, i medici..

Qualche nome?
Non riesco a dirle così, su due piedi…

Come si fa a rottamare i sessantottini?
Bella domanda. Non saprei dire, vedo solo però che è un fenomeno già in corso, iniziato nella politica e che presto colpirà anche l’economia.

Riuscirebbe oggi un ventenne a rottamare un sessantottino?
Non penso… Quella dei ventenni di oggi è una generazione sfortunata. Senza risorse, senza lavoro. Vivono una situazione difficile a livello internazionale, cui si aggiungono le difficoltà nazionali date da un debito pubblico elevato. Non gli si può certo rimproverare di non darsi da fare. Penso in ogni caso che debbano provarci.

Twitter: @SilviaFavasuli 

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