In due anni, il basket italiano è cambiato. In meglio da una parte, in peggio dall’altra. Agli Europei del 2011 in Lituania, durante un time-out diventato leggenda contro Israele, il ct degli azzurri Simone Pianigiani chiedeva urlando ai suoi «Cosa cazzo avete dentro?». Agli Europei del 2013 in Slovenia, l’Italia è l’unica imbattuta del torneo: 5 vittorie su 5 partite e nel mirino prima di tutto la qualificazione al Mondiale del prossimo anno. Ma non è escluso che la squadra possa fare il botto, come in Francia nel 1999. Nel frattempo, seppur senza due grandi come Bargnani e Gallinari, gli azzurri sono approdati al secondo turno dopo aver battuto giganti del calibro di Russia, Turchia e Grecia. Ora ci attendono Slovenia, Croazia e Spagna.
Ma c’è un rovescio della medaglia. Sempre nel 2011, complice la grande serrata in Nba che provocò una diaspora di giocatori dagli Stati Uniti in Europa, sembrava che Kobe Bryant dovesse venire a giocare per un mese a Bologna, nella storica Virtus. Complice l’imprenditore Claudio Sabatini, uno dei più grandi cestisti della storia era pronto a indossare la maglia delle “V nere”. Le cifre in ballo erano astronomiche e ancora oggi farebbero sembrare piccoli, piccolissimi (per così dire) gli ingaggi del dorato mondo del pallone nostrano: si parlava di 20 milioni di dollari d’ingaggio per 4 o 5 partite massimo. Ma c’era il problema della copertura assicurativa di un contratto in essere con i Lakers e alla fine non se ne fece nulla.
Sfuggito Bryant, il pallone da basket italiano ha continuato a sgonfiarsi sempre più. Se si eccettuano alcune belle sorprese come Sassari, le famiglie storiche della nostra pallacanestro stanno lasciando il parquet, minate dalla crisi economica e dallo scarso ritorno d’immagine di questo sport nel nostro Paese. Simbolo di questo abbandono è quanto accaduto a Treviso. Dopo una miriade di trofei, la Benetton nel 2011 annunciò che avrebbe lasciato la prima squadra, occupandosi solo del settore giovanile. Non fosse stato per la vecchia gloria biancoverde Riccardo Pittis, che con altri ex giocatori fondò il Consorzio Universo Treviso facendo ripartire la squadra dal basso e chiedendo anche il supporto dei tifosi con donazioni via Facebook, della Marca del basket forse non si sarebbe parlato più per chissà quanto tempo. Un rischio corso anche da Pesaro, che ha visto venire progressivamente meno i soldi dello storico marchio Scavolini.
Altre squadre hanno avuto problemi. Come proprio quella Virtus di Sabatini, imprenditore visionario (è il creatore del Futurshow) che però lo scorso anno lasciò il posto di amministratore delegato dei bolognesi. Aveva promesso investimenti (vedi alla voce Kobe) ed era fuori dagli schemi al punto giusto (vedi ancora alla voce Bryant), ma si rese conto anche dopo la ristrutturazione del Palamalaguti che non era possibile fare ricavi con questo sport e i grandi sogni di rinascita della Virtus si spensero lì. Ora gestisce la Fondazione Virtus, un consorzio di sponsor che ha come obiettivo quello di tenere in equilibrio il budget. La via dei consorzi è stata intrapresa da molti, con alterne fortune. Cremona lo scorso anno promosse sottoscrizioni in un’ampia forbice tra i 50 e 1.000 euro. Montegranaro perse lo sponsor principale un anno fa, ma grazie alla formazione di un consorzio potè ripartire dopo la salvezza sul campo: “Il tuo assist per la salvezza” fin dalla sua nascita prevedeva finanziamenti calibrati, dai 5.000 dei singoli privati fino ai 25mila delle aziende.
Claudio Toti, presidente della Roma vicecampione d’Italia, ha dovuto ritirare la sua squadra dalla prossima Eurolega, che si giocherà sui parquet azzurri nel maggio 2014. E che l’Italia non vince dal 2001. Due anni prima, Gianni Petrucci lasciò la Federbasket per andare al Coni. Ora è tornato e spiega: «Sono cambiati i tempi e i problemi, oggi ci sono dirigenti completamente diversi per mentalità e disponibilità. Nel calcio resistono ancora grossi mecenati, nel basket la crisi ha fatto sì che società che avevano bilancio ultramilionario oggi giocano lo scudetto con un milione, come Roma». A fargli eco, il general manager giallorosso, Nicola Alberani: «Una serie di appelli del presidente sono caduti nel vuoto . Lui ha iscritto la squadra al campionato come gesto d’amore contro tutto, tutti ed anche il buonsenso. Quest’anno abbiamo costruito una squadra divertente e ci siamo tolti delle soddisfazioni, ma non c’è stato riscontro».
Varese (il cui primo posto in regular season 2013 è un’impresa), Cantù, Bologna, Pesaro: tutte realtà una volta nobili che faticano a stare a galla, boccheggianti dal punto di vista economico. Roma ha ceduto Gigi Datome, una delle stelle dell’Europeo, all’Nba e di sicuro non farà l’Europa dei grandi. L’Olimpia Milano ha ridotto il budget del 25%. Siena, che rientra nell’orbita Monte dei Paschi, pare che addirittura si vedrà tagliate le spese del 75%: la Mens Sana campione d’Italia dovrà difendere il titolo e competere in Eurolega con un portafoglio di 2 milioni di euro, causando la cessione di stelle come Daniel Hackett. Il contratto con Mps scadrà nel giugno 2014 e quasi sicuramente non verrà rinnovato: la società ha stretto partnership importanti con Kipsta e Decathlon per cautelarsi. Napoli ha provato più volte a rialzarsi: la vincitrice della Coppa Italia 2006, dopo il fallimento, era rinata in una nuova società e aveva comprato il titolo del Sant’Antimo in Legadue: un campionato durato poche giornate, finito per il mancato pagamento dei contributi obbligatori previsti. Le difficoltà economiche hanno seppellito pure il Teramo Basket, che nel 2012/13 non si è iscritto ad alcun campionato.
Le uniche isole felici, al momento, sembrano essere Sassari e Avellino. I sardi stanno investendo: Linton Johnson, Omar Thomas, Marques Green. I risultati ci sono, grazie alla programmazione e all’appoggio del main sponsor (il Banco di Sardegna) e della Regione, Sassari può sviluppare un modello che sfrutta sport e turismo. Come il Dinamo Camp, dedicato ai ragazzi che coltivano il sogno della pallacanestro: «I prossimi anni sarà replicato nel resto della Sardegna, con Olbia e Cagliari prossimi traguardi fissati. L’idea globale è quella che vorrebbe far diventare la Sardegna la meta deputata dalla pallacanestro, sul modello Bormio. Nel breve medio periodo vorremmo costruire un sistema che possa favorire lo svilupparsi di questa opportunità poggiata sul binomio sport e turismo», ha spiegato lo scorso aprile il presidente della squadra, Stefano Sardana. Avellino invece si affida ai soldi del gas campano: lo scorso anno, la Sidigas è passata da sponsor principale a proprietaria della Scandone, di fatto salvando la squadra e portando denaro da investire nelle casse.
Per il resto, c’è poco da essere felici. Gli sponsor latitano, come nel clamoroso caso di Cantù: nel 2012 la squadra registrò un aumento degli abbonati e un grande seguito sui social network, ma il main sponsor Bennet lasciò a fine 2012, senza fornire spiegazioni. L’ultima stagione ha visto la squadra cambiare 4 sponsor in un anno e ora la proprietà, in mano alla famiglia Cremascoli, ha lanciato l’allarme, con i costi del nuovo palazzetto che stanno diventando insostenibili. Pierluigi Marzorati, ex gloria canturina e presidente del Coni Lombardia, ha richiamato all’ordine le cosiddette istituzioni preposte: «La Fip non può fare come gli struzzi e infilare la testa nella sabbia. Occorre invece agire nelle sedi competenti per aiutare chi decide di investire nel basket, partendo ad esempio dalla richiesta al Governo di sgravi fiscali».
Già, la Federazione. Assieme alla Lega Basket, additate come il vero problema del movimento italiano. Istituzioni accusate di essere troppo immobili, senza idee: «L’unica cosa che manca è la Legabasket. Non voglio dare colpe al presidente Valentino Renzi, una persona apprezzabile che però conduce una nave senza marinai. Dalla Lega come insieme mi aspetto proposte, mi aspetto società compatte, invece ognuno mi dice la sua in maniera disordinata. Io vorrei dover avere paura della Lega, invece non la sento proprio», commenta Petrucci.
Infine, i diritti tv. I tifosi che si stanno esaltando per la Nazionale agli Europei allo stesso tempo si lamentano, soprattutto su Twitter, di come la Rai stia trattando la trasmissione delle partite, “relegate” su RaiSport. E invece dovrebbero essere contenti, paradossalmente, visto che l’acquisizione dei diritti tv della manifestazione era in dubbio fino a non molto prima del suo inizio. Perché il basket in chiaro non piace ai broadcaster. Tanto che la scorsa stagione La7, che aveva preso i diritti in chiaro dopo che per anni il basket era andato in onda su Sky (dal 2004 al 2011), visti gli ascolti bassi aveva ceduto una parte dei diritti stessi a Sportitalia e dirottato le partite su la7D. E l’imminente stagione potrebbe tornare su Sky, l’unica interessata all’intero pacchetto.
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