Il futuro dell’Italia sarà la dinasty alla thailandese?

Previsioni di fantapolitica

Chi lo ha visto forse non lo sa. Ma il codazzo di dignitari e ministri thailandesi che ha attraversato, per pochi minuti, le vie del centro di Milano celava in sé una premonizione importante. In quella visione insolita si poteva osservare, con un poco di fantasia, il futuro della politica italiana. Perché? Il motivo è presto detto.

Prima di tutto, occorre chiarire chi sono i personaggi in questione. A guidare il corteo c’era il primo ministro della Tahilandia, Yingluck Shinawatra. È nata nel 1967 ed è in carica dal 2011. È la prima donna a occupare quel ruolo nel regno di Thailandia, ed è anche il primo ministro più giovane negli ultimi 60 anni. Accompagnata da ministri e ambasciatori, lasciava piazza Fontana (lo Star Hotel, dove ha lanciato il progetto Thai Silk through Italian Way, della Domus Academy) per andare alla Rinascente e inaugurare la Thai week. Curava le iniziative e i rapporti commerciali del suo paese, com’è ovvio. I doverosi incontri politici (con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il Papa e col presidente del Consiglio, Enrico Letta) li aveva già fatti il giorno prima, nel suo passaggio a Roma.

Perché la figura di Yingluck dovrebbe presagire il futuro politico italiano? Ci sarà un primo ministro donna anche qui? Forse. Ma non è questo il punto. La questione è che Yingluvck Shinawatra, tra le altre cose, è anche sorella di Thaksin Shinawatra, magnate delle telecomunicazioni e, soprattutto, figura di spicco della politica thailandese: è stato primo ministro per ben due volte con vittorie gigantesche. Da più parti definito il “Berlusconi thailandese”, ha avuto un potere immenso fino a quando, dopo un colpo di stato, non è stato destituito. Non solo: condannato per corruzione e reati fiscali, ha scelto di lasciare il paese. Se il paragone tiene, gli antiberlusconiani potrebbero esserne contenti. Ma attenzione.

Thaksin, nato nel 1949 da ricca famiglia, dopo una carriera nella polizia si butta nel mondo dell’imprenditoria all’inizio degli anni ’80. Il business è quello della televisione: qui grazie ai suoi agganci con l’allora primo ministro, si inserisce con una tv via cavo che, però, la Ibc non decolla e Thaksin cambia settore: meglio la telefonia. Qui ottiene, nel 1990, una concessione ventennale dallo stato. Il suo impero cresce in fretta: in poco tempo la sua Ais (Advanced Info Service) diventa una delle aziende più importanti del paese. Fonda una università, ricompra la iTv (tornando da vincitore nel settore tv) e, immancabile, la squadra di calcio: il Manchester City, nel 2007.

Che Thaksin Shinwatra ricordi Berlusconi è un fatto già detto. I due hanno avuto entrambi più matrimoni, una squadra di calcio, interessi in tv e un ruolo di primo piano nel paese. Anche Thaksin è entrato in politica nel 1994 (diventando ministro degli esteri) e nel 1998 ha fondato un suo partito, il Thai Rak Thai, unendo insieme più fazioni e movimenti separati. Da quel momento ha ottenuto vittorie smisurate, è diventato primo ministro nel 2001 (il primo nella storia thailandese a finire il mandato) e ancora nel 2005.

Le somiglianze sono tante. Certo, la fine di Thaksin è (per ora) più dolorosa: i suoi guai cominciano nel 2006, l’anno in cui si trova costretto, per le pressioni sul suo conflitto di interessi, a dichiarare la crisi di governo e indire nuove elezioni ad aprile. Le rivince, ma vengono annullate per irregolarità dalla Corte Costituzionale. Se ne indicono altre per il 15 ottobre, ma non riuscirà ad arrivarci. Il 19 settembre, mentre lui è all’estero, un colpo di stato militare mette fine al suo potere. Viene destituito e il suo partito sciolto (e proibito). Thaksin dichiara il suo addio alla politica, decidendo di non tornare nel suo paese (salvo un breve passaggio nel 2008). Ma non finisce lì: viene accusato di evasione fiscale. Nel 2008 viene condannato (in contumacia) per corruzione a due anni di carcere e a cinque anni di interdizione dei pubblici uffici. Il suo passaporto viene ritirato e si comincia, nel 2010, il sequestro dei suoi beni.

E Berlusconi? Anche lui, dopo le dimissioni nel 2011, ha parlato di colpo di stato, Anche lui ha noti problemi con la giustizia e condanne definitive. E anche lui non può più accedere alle cariche pubbliche per alcuni anni. Ma soprattutto, anche lui, come Thaksin Shinawatra, ha un’erede politico donna che appartiene alla stessa famiglia: Marina Berlusconi (o Barbara?).

Insomma, Yingluck, a capo di un nuovo partito, il Pheu Thai (che ha preso il posto del Thai Rak Thai), ha vinto le elezioni del 2011 e adesso è al governo. Anche lei, all’alba della candidatura, negava ogni interesse per la politica. «Preferisco concentrarmi sugli affari», diceva. Proprio come diceva, poco tempo fa, anche Marina Berlusconi.

E allora, se il parallelismo tiene, si può vedere già adesso cosa farebbe Marina qualora andasse al governo. Yingluck, dopo la vittoria, ha impostato una politica di riconciliazione per i fatti del 2006. Per cancellare il golpe militare e (dicono alcuni) anche le condanne e i sequestri di beni. Cura, di fatto, gli affari del fratello. Non sarebbe strano, visto che, come ha detto Thaksin in un’intervista, «Lei non è stata nominata da me. Ma si può dire che sia il mio clone. È mia sorella, ed è importante. Può prendere decisioni per me. Può dire “sì” o “no” per conto mio». E aspettarsi qualcosa di simile, in un eventuale e poco raccomandabile futuro prossimo ancora dominato dai Berlusconi, non sarebbe niente di strano. 

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