Che immagine curiosa per noi giornalisti quella della «coppia di fatto» con vista sui Fori imperiali tra Matteo Renzi e Ignazio Marino. Una poderosa operazione di immagine che era stata pensata in modo diverso, se non opposto, e che produce un effetto paradossale.
Ricapitoliamo gli elementi della scena: folla oceanica di giornalisti, piano originale saltato, addio alla pedalata congiunta preventivata, traffico bloccato, involontaria rappresentazione di un corteo nuziale con grida sarcastiche “Viva gli sposi!” e Matteo Renzi che borbotta: “Ma il bacio no!”.
C’erano tutti gli elementi per la catastrofe, diciamo la verità. La biciclettata non si poteva fare perché la folla mediatica faceva saltare l’illusione della pedonalizzazione (che come tutti sanno è solo parziale). La conferenza stampa non aveva nulla da dire, perché nessuno dei due protagonisti poteva raccontare la sua verità politica (Marino e Renzi sono alleati, ma politicamente distantissimi, il congresso è complicato), il messaggio era evanescente: «L’Italia ha bisogno di ripartire dai territori e dai sindaci», diceva Renzi.
Eppure la metacomunicazione opera potentemente e a dispetto dei protagonisti. Il vero messaggio è proprio quello che non era stato preventivato. Il vero messaggio è: Renzi e Marino oggi sposi, una coppia irregolare ma carina, come quando vedevamo le faccette pulite dei gay del nord Europa incolonnati per celebrare la loro Unione civile. Il vero messaggio, forse, è che Renzi sta diventando lo sposo poligamo di tutte le vergini (vere o presunte) del Pd: lo sposo ideale desiderato da tutti, lo sposo dei suoi ex nemici, lo sposo di Franceschini, che lo chiamava «Vicedisastro», e di Fioroni, che lo definiva «Ragazzaccio imprudente». Saranno cortei festosi, congressi vinti a mani basse e riso sugli sposi. Ma poi seguiranno divorzi.