The world is such a horrible place to live.
Sì, sono depresso. O forse siamo tutti depressi, e chi non lo ammette o è troppo stupido o è troppo superficiale per rendersene conto. O forse ho ascoltato troppo Elliott Smith, recentemente. Nessuno come lui ha saputo cantare la depressione, assorbirla confezionarla e sputarla in forma di melodie bellissime. Melodie – e canzoni – talmente struggenti e poetiche da devastare l’anima. Ma allora, se il mondo ha creato accolto e amato uno come Elliott, siamo sicuri che sia un posto così orribile in cui vivere?
Già, mi sono contraddetto. Anche Smith si contraddisse una volta, cantando «Sono innamorato del mondo» e «Un giorno sei felice e poi lo paghi e ti senti di merda il mattino dopo» nel giro di pochi versi. La sua morte, avvenuta dieci anni fa oggi, il 21 ottobre 2003, non interruppe solo la lavorazione del suo sesto disco From a Basement on the Hill, ma anche la carriera di una delle anime più sensibili del pop rock, una delle ultime rimaste dopo la fuga subacquea di Jeff Buckley sei anni prima. Si pugnalò al petto dopo un litigio con la sua ragazza, vinto più dalla droga che dalla lama, annientato dalla depressione e dalla paura.
Un ragazzotto del Nebraska dall’aria malinconica che nemmeno i frequenti sorrisi riuscivano a scacciare, col dono di una voce angelica e di una naturale inclinazione alla poesia. Autore di perle come “Between the bars”, “Angeles”, “Say Yes”, “Miss Misery” (inserita nella colonna sonora di Will Hunting, fu nominata agli Oscar come miglior canzone originale) e “Needle in the Hay” (indimenticabile, nella scena del suicidio di Richie in The Royal Tenenbaums) e molte altre canzoni di una grazia d’altri tempi. Quasi sempre scarne a livello di arrangiamenti, le composizioni di Elliott guadagnavano dalla produzione lo-fi e trovavano la loro migliore collocazione in versione acustica.
Artista seminale, Smith è stato d’ispirazione per molti, anche insospettabili: pochi giorni fa, Madonna ha eseguito dal vivo una cover Between the Bars, che nel 2006 annoverò tra le sue canzoni preferite. Smith se n’è andato dieci anni fa, vinto dalla depressione e dalle droghe, in circostanze mai chiarite. Le sue stesse parole, rilasciate al Guardian qualche tempo dopo il primo tentativo di suicidio, datato 1997, raccontano la sua lotta interiore: «Non mi sento più triste di tutti quelli che conosco. Alcune volte sono felice, alcune volte no». Uno slancio verso la vita che ritorna anche in Miss Misery, quando Smith canta: «So che preferiresti vedermi andare piuttosto che vedermi nel modo in cui sono. Ma io sono vivo comunque».