Messi di fronte alla rabbia europea verso lo spionagio Usa, Wahington non sa decidere se la furia dei suoi alleati sia sincera o piuttosto frutto di un calcolo per tentare di cambiare a loro favore le norme dello spionaggio. L’amministrazione Obama sta combattendo per contenere la rottura diplomatica scatenata dall’ultima serie di rivelazioni uscite dai documenti sottratti da Edward Snowden, ex consulente dell’intelligence Usa, lo scorso maggio.
Nel timore che la National Security agency possa perdere importante supporto politico negli Usa, Dianne Feinstein, presidente della commissione di Intelligence del Senato, ha annunciato lo scorso lunedì 28 ottobre una «completa revisione» del sistema di intelligence Usa e ha dichiarato di essere del tutto contraria alle intercettazioni telefoniche dei leader di paesi amici. I dettagli più imbarazzati sono quelli che rivelerebbero l’intercettazione del telefono cellulare d Angela Merkel da parte della Nsa, cosa che ha spinto la Cancelliera tedesca a chiedere che i due paesi rivedano gli accordi in materia di intelligence.
L’amministrazione è andata oltre il protocollo usuale dell’intelligence quando ha rassicurato i tedeschi dicendo che gli Stati uniti non stavano intercettando – ne lo avrebbero fatto in futuro – il cellulare di Angela Merkel, lasciando intendere che la Nsa lo aveva fatto in passato. «Non vogliamo metterci a fare l’inventario di tutte le operazioni di intelligence fatte in passato». ha affermato lunedì alla Msnbc Ben Rhodes, vice consigliere della sicurezza nazionale.
Le interviste agli ex ufficiali dell’intelligence Usa che rifiutano di essere identificati, mettono in luce la peculiarità di tattiche di sorveglianza come quella usata verso la Merkel. «È naturale che i servizi di intelligence vogliano intercettare il telefono dei leader. Se vuoi capire cosa pensa davvero un paese su una determinata questione è il metodo più efficace», ha dichiarato un ex ufficiale della sicurezza. Tuttavia, un ex analista della Cia ha affermato che lo sviluppo della Nsa e lo scopo delle sue operazioni sono andati oltre le capacità di controllo sull’agenzia, e che si è perso il buon senso nel delineare i suoi obiettivi. «Solo perché sei in grado di farlo, non significa che tu lo debba fare», ha detto, aggiungendo che i rischi derivanti dall’intercettare Angela Merkel, superano i benefici delle informazioni in quel modo ottenute.
Ad alimentare il dibattito sul caso Merkel ci sono tensioni profonde e di lunga durata sulla condivisione delle operazioni di intelligence tra gli Usa e nazioni europee come la Francia e le Germania. Gli Stati Uniti hanno condiviso per decenni – e con poche interruzioni – l’intelligence con altri quattro paesi: la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, con il cosiddetto Five eyes agreement, comprendente la clausola che non ci si spia a vicenda. «La Germania e la Francia hanno provato a lungo antipatia verso questo accordo»,spiega Tim Naftali, della New America Foundation. «Ma il punto è se (Francia e Germania, ndr) sarebbero capaci di accettare il coordinamento delle politiche estere che l’accordo comporterebbe».
«Sono pronti gli Stati Uniti ad accettare che le agenzie discutano dei loro obiettivi e mettano in comune quello che sanno anche con Francia e Germania? », si chiede Naftali. James Lewis, del Center for Strategic and International Studies, afferma che la possibilità di condividere l’intelligence con i partner europei – comprese le immagini dei satelliti – è ampia, ma ci sono anche molte aree in cui le politiche divergono, e questo rende la condivisione difficile.
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(Articolo di Richard McGregor e Geoff Dyer pubblicato sul Financial Times)