All’estero, soprattutto nelle multinazionali, chi seleziona il personale si trova con poco tempo e centinaia di candidati per la stessa posizione. Il vostro durerà 30 secondi: è questo il tempo dedicato a ciascun résumé per Mildred Talabi, consulente e autrice del libro Sette chiavi per un CV vincente. Per cuiè importante fare colpo, e subito.
Premesso che non esiste un modello standard, per vendersi al meglio è bene seguire alcune regole. Spesso attengono al semplice buonsenso ma vale la pena sottolinearle, soprattutto se ambite a un curriculum internazionale.
1. La lingua del CV
L’inglese, si sa, è indispensabile per lavorare all’estero ma Isabelle Lhuillier, responsabile Career service dell’Università Bocconi, consiglia anche di utilizzare la lingua locale se i futuri datori di lavoro la richiedono. Nel presentarsi, il linguaggio deve essere corretto anche nella terminologia di riferimento: vanno tradotti secondo il sistema a cui ci si presenta, soprattutto se anglosassone, anche i titoli di studio e le votazioni.
Secondo un sondaggio dell’albionica Università di Kent, conviene poi controllare due volte spelling e grammatica: in più della metà dei casi un CV verrebbe scartato a prima vista per colpa dei refusi. Attenziona anche alla nazione a cui si invia il curriculum perché una stessa lingua può differenziarsi, come l’inglese americano dal british e lo spagnolo iberico da quello messicano: se possibile, fate controllare il CV da una persona madrelingua.
Curriculum Europass, promosso dalla Commissione Europea nel 1998
2. La lettera di motivazione (Cover letter) o l’introduzione
Secondo l’Università di Kent la presenza di una lettera porterebbe il 10% di attenzione in più È fondamentale perché aiuta il résumé ad essere interessante da subito: «Un’introduzione ben fatta è come fascetta pubblicitaria sul retro del libro: invoglia il reclutatore a leggere il resto del CV», spiega la Talabi al Guardian. «In non più di due o tre frasi bisogna dire chi si è, cosa si è raggiunto e quali sono le proprie qualità». Nella maggior parte dei casi queste informazioni si scrivono nel corpo della mail con allegato il CV vero e proprio; in altri, invece, una breve introduzione precede la descrizione della propria carriera nello stesso documento.
3. CV tagliato sulla mansione
Lacover letter, in particolare, ha il compito di spiegare al selezionatore perché le capacità di chi scrive lo rendono idoneo al lavoro offerto.«La candidatura deve essere coerente con la posizione proposta», sottolinea Lhuillier della Bocconi. Candidature per diversi datori di lavoro poco differenziate tra loro sono autolesive perché la lettera somiglierà alle molte altre esaminate dalle risorse umane e perché il candidato non avrà dimostrato attenzione all’azienda e a cosa essa cercava. In questo senso, inoltre, visto che chi seleziona conoscerà le mansioni del proprio settore, è meglio esplicitare non tanto le cariche ricoperte quanto i risultati raggiunti.
Luca, che ha appena finito un master in Bocconi, racconta come ha ottenuto un colloquio in un’impresa spagnola e in una inglese: «La struttura del CV deve essere basata sulle esperienze che ognuno ha, per apparire al meglio: ad esempio io ho messo prima il lavoro dell’università perché per quella particolare posizione necessitavano più know-how che teoria accademica».
Sottolinea poi l’importanza di aver usato aggettivi che ha trovato nell’annuncio: «La scrematura per poi avere l’interview viene fatta in maniera elettronica, per lo meno nelle multinazionali, quindi ogni parola deve essere ben scelta in modo da aumentare le probabilità di colloquio». Da questo punto di vista, bisogna fare attenzione: se è bene evidenziare parole chiave che rispondano alle richieste dell’offerta di lavoro, bisogna evitare di copiare pedissequamente l’annuncio, cosa odiata dai selezionatori.
4. La lunghezza (breve)
È fondamentale che chi legge possa vedere a colpo d’occhio la carriera e le qualità del candidato per questo sono “vietati” i CV che superano le due facciate di un foglio A4. In caso contrario 20 documenti su 100 finiscono nel cestino.
5. La tipologia
«Evitare il modello europeo, è troppo lungo e si fatica a trovare le informazioni rilevanti», spiegano i consiglieri della Bocconi, e non solo loro. Meglio utilizzarlo solo se espressamente richiesto, come in genere avviene nelle agenzie istituzionali dell’Ue.
La tipologia più utilizzata rimane quella cronologica, che illustra dalla più recente alla più vecchia le esperienze di lavoro e di formazione. «È la migliore opzione per un giovane che non ha molte esperienze alle spalle», spiega Lhuillier del Career service. «Il formato skilled-based, che mette per prime le competenze subordinando studi e simili, è di tipo americano ed è più adatto a chi ha avuto diverse esperienze di lavoro», mettendono in evidenza i risultati raggiuti: ad esempio, per chi si è occupato della gestione di un team commerciale, le vendite ottenute. I modelli non sono rigidi e si possono contaminare; di certo rimane fondamentale che il curriculum riporti le capacità in modo esaustivo ma conciso, esplicitando quelle informatiche (l’esame ECDL e l’uso di Word sono dati per assodati) e il livello di quelle linguistiche.
6. I contenuti per l’estero
Tra i trucchi per presentarsi al meglio Hava Gabor, ungherese con alle spalle esperienze di lavoro in Italia e Singapore e di tutor nella stesura di CV, consiglia di osservare ancora una volta lo Stato di destinazione in America, per esempio, non si indicano il sesso o l’età per evitare forme di discriminazione. È bene anche descrivere brevemente i precedenti datori di lavoro, che potrebbero essere sconosciuti al nuovo datore di lavoro: «Nel mio curriculum per Singapore, dopo aver scritto che ho lavorato per Unicredit, ho specificato “Maggiore banca commerciale europea con 9.400 filiali; 157.000 dipendenti; operazioni in 22 Paesi”». Per quel che riguarda gli esami sostenuti all’università, è bene riportare solo quelli internazionali; meglio scrivere di aver fatto un Erasmus, invece, e indicare le esperienze all’estero. Dal punto di vsta della grammatica, evitare i “ma” e le frasi negative. L’Università di Kent sottolinea poi di essere positivi e mettere per prime le capacità migliori. Ovviamente non bisogna mentire e sono vietati i luoghi comuni (tipo: «Sono versatile e socializzo in fretta») e i giochi di parole.
CV realizzato con un’infografica
7. L’aspetto
«Tra come appare un curriculum e quel che c’è scritto, cosa conta di più? Entrambe le cose», spiega l’esperta britannica Mildred Talabi.
Se scritto, è importante che il foglio sia bello graficamente: ordinato, anche da elenchi puntati, e con spazi bianchi per riposare la vista. Il font deve mantenersi uguale in tutto il documento ed è meglio stare lontani dal Times New Roman, troppo banale, cui vanno preferiti Verdana e Thaoma; anche il corsivo non piace, così come un testo dimensionato sotto i 10 punti. In genere è bene evitare i modelli prestampati e la propria fotografia, spiega Lhuillier della Bocconi, a meno che non sia richiesta.
Vi sono poi curriculum che non utilizzano la scrittura. Un esempio è il CV infografico, che presenta i dati del candidato col supporto di diagrammi e disegni funzionali. L’obiettivo di questa tipologia è attrarre l’occhio del selezionatore e rendere facile la visualizzazione dei passaggi di carriera. «Credo che il motivo per cui questo modello abbia funzionato per me sia stato che mostrava le mie capacità di design. Più ancora, che ero in grado di provare qualcosa di diverso», spiega una giornalista al Guardian, riportando anche la storia dell’americano Chris Spurlock con l’Huffington Post. «Nella mia esperienza, per quanto riguarda l’estero CV di questo tipo sono di gran lunga più apprezzati» dice Paolo, che lavora nel campo dei social media e che ha sperimentato l’infografica cercando lavoro in Australia. Il successo del format l’ha spinto poi a vendere template di CV di questo tipo. Per chi non avesse soldi, su Internet è possibile trovare anche siti che creano info-CV gratuitamente.
Un altro curriculum ad effetto è quello video. Più che la storia dei lavori e degli studi, in questo caso è meglio riprodurre la lettera motivazionale. Sul web sono svariati i tutorial per creare un buon video-presentazione: il sito californiano Get hired with video, ad esempio, consiglia di non oltrepassare il minuto di lunghezza e postare il video su Youtube o Vimeo, che possiedono opzioni di privacy in grado si selezionare le aziende. Si suggerisce anche di non apparire direttamente in video ma piuttosto di spiegare le proprie capacità con la propria voce e una presentazione Power point. Altri video-CV, invece, mostrano il candidato che spiega perché si sente adeguato al lavoro offerto, e su Youtube se ne trovano moltissimi esempi.
Uno dei video tutorial che spiegano come fare un video résumé
Résumé ad alto impatto visivo come questi non passano certo inosservati ma presentano dei lati negativi. L’infografica, sicuramente adeguata per lavori creativi, può talvolta complicare la lettura dei dati; inoltre può destare il sospetto che si sopperisca a carenze attitudinali con la forma. Il video, invece, potrebbe essere osteggiato da selezionatori poco moderni (in ambito accademico, per esempio), o rivelarsi un autogol qualora il candidato appaia insicuro o di aspetto sgradevole. Secondo il Career service della Bocconi, «infografiche e video non sono né diffusi né richiesti». Soprattutto le aziende che offrono lavoro tramite i propri siti web spesso non permettono di allegare video. «È invece probabile che avvengano video-colloqui via Skype», concludono.
8. Capire a chi rivolgersi
Aver chiaro chi sia l’interlocutore è un altro aspetto fondamentale. Il CV va inviato alla persona giusta, che spesso non è il manager responsabile ma viene indicata nell’annuncio.
Infine, vale la regola generale del «contenuto giusto espresso nel modo giusto», ovvero la sensibilità. A seconda dei punti forti che si vogliono sottolineare (la parlantina, la grande esperienza lavorativa, i successi, il buon gusto, la creatività) la forma del documento si deve adattare, così come va tenuto presente il contesto del datore di lavoro (serioso, alla ricerca di idee, istituzionale, etc). Inoltre il CV deve poter variare nel corso del tempo: se non produce risultati è meglio cambiarlo finché non si ottiene un colloquio.
Twitter: @eva_alberti
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