Cara bambina mia,
ho deciso di scriverti una lettera prima ancora che tu diventi libera espressione di questo mondo, senza retorica e senza quella autorevolezza che un padre e una madre devono imparare ad avere, educando, proteggendo, ma anche semplicemente accettando l’identità di un germoglio di vita che nasce e cresce.
Non so se quello che vedresti oggi, mettendo per un momento la testa fuori dal pancione della tua mamma, sia in grado di darti emozioni: è un’epoca strana quella che stiamo vivendo, per certi versi assurda e per altri vibrante, dove le certezze si confondono dentro la nuvola delle speranze e le attese assumono le sembianze di giganti, che spaventano ma non aggrediscono, semplicemente conciliano il sonno.
È un periodo dove il pericolo maggiore è quello di rimanere addormentati, nostalgici di un passato che non tornerà più se non attraverso il remake dei ricordi, ma una volta che hai ricordato, cosa rimane? Forse la triste amarezza della realtà, o forse la fugace illusione di un potente antidoto caduto dall’alto, come un miracoloso tuono di Zeus.
È un periodo dove non basta avere buona volontà, dove il merito non lo guadagni facendo, ma lo ottieni molto più semplicemente aderendo a questo o quel gruppo di potere, e non importa se sei in gamba, non è poi così determinante.
È un periodo dove non si trova lavoro, dove le aziende chiudono, dove il potere politico è potere e non politica, dove non è facile essere ascoltati, ma ancora più difficile è essere capaci di ascoltare, eppure i fatti urlano, e spesso gridano anche vendetta.
È un periodo dove l’uomo si è messo al centro e da lì non “decade”, piuttosto lascia che tutto intorno a se frani e si frantumi, ma lui rimane lì, con la sua presunzione, il suo egocentrismo, la sua anima a metà tra giamburrasca e joker.
È un periodo dove però nessuno ancora ha avuto il coraggio di dire nulla, neanche un semplice non sono d’accordo: davanti alla morte terrena non si può fare nulla, ma contro la morte delle idee, contro la lesione dei diritti, contro l’ignoranza mafiosa, contro la cecità di una politica inerme e talvolta irriverente, si può e si deve fare di più.
Non ti sto scrivendo questa lettera per mettermi al sicuro, per costruirmi un alibi verso di te che ancora non sei venuta al mondo. Se fossi qui ora mi chiederesti conto di tutto questo e soprattutto, mi inviteresti a fare qualcosa per innestare il cambiamento.
Ti sto scrivendo questa lettera perché vorrei, attraverso questa suggestione, risvegliare i cuori dei tanti italiani e delle tante italiane che oggi non vibrano più, soffocati da un malessere stereotipato che induce alla rinuncia piuttosto che alla rincorsa. Per alcuni forse basterebbero delle semplici regolette da seguire finalizzate al risultato, per altri invece, e voglio pensare che siano ancora in tanti, occorrerebbe spingersi oltre, restituendo loro un po’ di speranza, attraverso una giustizia più giusta, una fiscalità più equa, una crescita meritocratica e aperta a tutti i colori del mondo, un senso di appartenenza e di passione per i valori più genuini, una gratuità meno visibile e più estesa, una coerenza meno rara e più universale. Noi siamo un popolo di magnifici creatori, da un niente riusciamo a creare meraviglia, e questo grazie a un pregio tutto italiano: l’arte del sapersi arrangiare.
Allora smettiamola di essere indifferentemente rassegnati, facciamo sentire la nostra voce, l’Italia siamo noi, un Paese composto da persone che sanno fare la differenza, dotate di ammirabile solidarietà, di suggestivo stupore. Torniamo a essere protagonisti del nostro oggi, lottando e dando fiducia solo a chi se la merita, a chi è competente, a chi mostra la faccia e non solo il suo culo. Non accettiamo più gli strilli, le prese in giro, i disfattismi, le illusioni, le prepotenze, i classismi: facciamoci aiutare da chi realmente vuole farlo, ma soprattutto aiutiamoci a vicenda.
Se riuscirò un giorno a raccontarti tutto questo, vorrà dire che sarò stato capace di prepararti un terreno sul quale potrai correre, giocare, stupirti, vedere vite che nascono e processi che giungono alla loro fine, un terreno che dovrai curare e coltivare tu, ma che possiede di suo un dono speciale: è dotato di un amore puro e universale che non va nascosto nè temuto, ma condiviso e aperto al sorriso del mondo.
*Il tuo futuro papà