Lo stop dei Tea Party non frena la rivoluzione di Obama

L’avvio della riforma sanitaria in Usa

Primo giorno per Obamacare ieri in America. HealthCare.gov, la piattaforma tramite cui i cittadini americani possono accedere ai cosiddetti exchange, i mercati virtuali in cui comparare e acquistare le diverse polizze assicurative e capire se sono eleggibili per i sussidi federali, ha attratto in un solo giorno, secondo i numeri pubblicati, quasi tre milioni di visitatori unici.

Un successo, o almeno un segnale forte che al di là dell’estenuante lotta politica tra democratici e repubblicani alla radice della parziale chiusura delle attività del governo federale iniziata martedì 1° ottobre, l’interesse degli americani per una sanità meno costosa è evidente.  Secondo quanto riportato da un articolo apparso sul  New York Times, il numero di visitatori «ha ecceduto di molto» le stime del governo federale. Ed è forse questo il motivo per cui, nonostante i numeri siano un successo per Obama, le persone che hanno cercato di iscriversi al nuovo programma sanitario sono andate incontro a diversi problemi tecnici.

I quotidiani di oltre-Atlantico sono pieni di storie di cittadini che hanno provato a compilare i moduli on-line ed hanno invece trovato la piattaforma congelata o un persistente messaggio di “errore” sullo schermo. Non solo: chi, al contrario, ha provato ad andare di persona negli uffici dedicati alla promozione del Patient Protection and Affordable Care Act, più noto come Obamacare, si è imbattuto in lunghe code e una volta giunto allo sportello è stato invitato a tornare un giorno della prossima settimana. Il Washington Post invece ha un bel racconto di un cittadino californiano,  Andrew Stryker, 34 anni, produttore televisivo free-lance e fermo sostenitore della riforma di Obama, che ha impiegato tutto il giorno per inviare la propria documentazione. «C’è voluto molto, è vero, ma grazie alla nuova polizza risparmierò seimila dollari all’anno. Per quella cifra avrei aspettato molto di più», ha detto al quotidiano della capitale.

I problemi con la piattaforma informatica non dovrebbero comunque risultare una sorpresa. La versione beta di qualsiasi nuova realtà online, soprattutto se esposta a un alto traffico, riscontra difficoltà. I repubblicani non hanno però esitato a sfruttare la situazione a loro vantaggio e alle prime notizie di problemi con HealthCare.gov hanno cercato di legare i suoi insuccessi tecnici alla “terribile” riforma sanitaria appena entrata in vigore. «Non saremmo mai dovuti arrivare a questo punto – ha detto Orrin Hatch, Senatore repubblicano dello Utah e membro della commissione Finanza del Senato – Obama avrebbe dovuto ammettere i problemi con gli exchanges e accettato le nostre proposte di dilazione». Posizione condivisa da molti altri membri del Grand Old Party (Gop), ma che Martin Wolf sul Financial Times di oggi denuncia invece come del tutto inconsistente. Perché, forse sono in pochi a ricordarselo, Obamacare e’ modellata su una proposta di riforma ideata dalla Heritage Foundation, uno dei più importanti centri studi conservatori americani, e in forma ridotta è stata già implementata nel 2006 nientemeno che dall’ex candidato repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney quando ancora era governatore del Massachusetts.

Anche i numeri smentiscono i repubblicani. Il servizio sanitario offerto dagli Stati Uniti è il peggiore dei Paesi dell’Ocse ma è allo stesso tempo il più costoso. Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Washington utilizza il 17,6% del proprio budget annuale per far fronte ai costi della sanità, mentre Paesi che offrono una maggior copertura e servizi molto migliori come Francia o Olanda spendono ben 6 punti percentuali in meno, circa il 12 per cento del Pil. Le proiezioni per gli anni a venire sono ancora peggiori: se la sanità americana non fosse stata riformata la sua incidenza sul Pil sarebbe arrivata al 34 per cento entro il 2040.

La posizione del Grand Old Party diventa ancora più indifendibile se si considera che oltre a garantire un’assicurazione medica a 34 milioni di americani che fino ad oggi non ne hanno potuto beneficiare, la riforma, secondo i calcoli della Casa Bianca, dovrebbe far risparmiare a Washington ben 200 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni e mille miliardi circa nei due decenni successivi. L’unica spiegazione plausibile per il comportamento dei repubblicani sembra dunque essere l’ossessione di alcuni suoi membri con la garanzia di libertà personali anche a scapito di una maggiore uguaglianza. 

Twitter: @albertomucci1

Leggi anche: Obama non è Clinton, lo stop costa 1 miliardo al giorno

X