Ma gli Usa stanno perdendo il controllo su Internet?
Questo è il modo in cui alcuni stanno interpretando le affermazioni rilasciate e ottobre da dieci organizzazioni centrali per Internet.
«All’unanimità – cosa in sé impressionante – le organizzazioni che, di fatto, sviluppano e amministrano le regole e le risorse della rete rompono il trentennale dominio statunitense sulla governance della rete», scrive Milton Mueller, professore alla Syracuse University School of Information Studies.
Dire “rompere” forse è troppo forte – ma, in ogni caso, a cosa si sta riferendo? Quanta parte del web è sotto il controllo degli Usa? E quanto velocemente possono perdere quel controllo?
Al momento. Internet è guidato da diverse organizzazioni con responsabilità sempre più differenziate. La ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) aiuta ad assegnare ai domini i nomi e i domini di primo livello (cioè le lettere che vengono dopo il punto nella url, come “.com” o “.org”). Altre due organizzazioni si occupano invece di definire le regole per la condivisione e la distribuzione delle informazioni su internet e sul web. Poi, ci sono anche cinque uffici che si occupano di registrare indirizzi internet regionali, cioè assegnano indirizzi IP ai dispositivi connessi a internet.
Ecco, questo è ciò che fanno: ognuna ha un suo compito, diverso da quello delle altre ma, soprattutto, ciascuna detiene una propria forma di potere. ICANN ha una enorme possibilità di controllo sul modo in cui funziona la rete moderna: si trova a capo della procedura (molto lunga), che permette a molte parole, molte più che “com” e “org” di seguire il punto nell’indirizzo della rete. Non ha voce in capitolo, però, su come si presentano i bit quando arrivano sul nostro computer.
Altri due organismi di controllo, l’IETF (Internet Engineering Task Force) e il W3C (World Wide Web Consortum) hanno enormi poteri tecnici e consultivi (l’Ietf determina come si costituisce il Protocollo letterale di Internet) ma non hanno possibilità di supervisione a livello nazionale. E internet non può funzionare senza gli uffici di registro IP regionali, che agiscono però più come nodi di un sistema, come entità tecniche, piuttosto che come leader. Anche altre organizzazioni hanno un importante ruolo consultivo, ma in mano non hanno nulla di concreto. Tra queste figura anche l’Internet Society.
Insomma, i capi di dieci di queste organizzazioni hanno firmato una dichiarazione a Montevideo, in Uruguay. L’elenco comprende l’ICANN, l’IETF e la W3C, l’Internet Society e cinque uffici del registro regionali. Ma di queste dieci gli Stati Uniti hanno potere di controllo soltanto su una: l’ICANN. E allora se la dichiarazione fatta in Uruguay riguarda gli Usa, significa che riguarda il funzionamento dell’ICANN.
Nella dichiarazione, tre punti sono riferiti all’ICANN. Il principale dice: [i firmatari] chiedono di accelerare la globalizzazione delle funzioni di ICANN e IANA, verso una situazione in cui tutti gli stakeholder – inclusi i governi – partecipino su un piano di uguaglianza.
La “globalizzazione” dell’ICANN, come dice la dichiarazione, può sembrare senza precedenti, ma non è una novità. «ICANN, più o meno da quando è stato fondato, ha cercato sempre maggiore indipendenza dal governo Usa», dice in un’intervista telefonica A. Michael Froomkin, professore di Legge all’Università di Miami. Froomkin è un esperto di legge su Internet, e tra le sue pubblicazioni sono presenti due articoli ampiamente citati sul rapporto tra ICANN e il governo statunitense.
Negli anni ’90 gli Usa avevano il controllo di tutti i server che comandavano il sistema dei nomi dei domini, dietro a una rete che stava esplodendo. Per diversi motivi non ritennero di dover mantenere un controllo completo sulla questione e cercarono un modo per delegarlo. L’amministrazione Clinton ha privatizzato la gestione dei root Dns server in un organismo non profit chiamato ICANN, con il compito proprio di amministrare i nomi dei domini. Era il 1998: da allora ICANN ha gestito il sistema. Da quel momento, poi, il suo potere e la sua indipendenza sono cresciuti e gli Stati Uniti hanno riconfermato la loro delega dei DNS all’ICANN, ricordando che, in caso di emergenza, avrebbero potuto subentrare-
Più di recente, nel settembre 2009, gli Usa e l’ICANN hanno trovato un accordo su una “Dichiarazione di intenti”. Gli Stati Uniti concedevano più indipendenza all’organizzazione, ma mantenevano la possibilità di riprendere il controllo sul root server in caso di emergenza. «Una specie di tregua», dice Froomkin. «ICANN ha ottenuto gran parte di quello che voleva. Gli europei e i giapponesi hanno ottenuto gran parte di quello che volevano. Gli Usa hanno concesso tantissimo, ma non la cosa fondamentale: cioè che, in caso di emergenza, avrebbero potuto subentrare». Implicava anche per l’ICANN un tipo di «indipendenza sostanziale ma non totale».
E allora, quando la dichiarazione uruguaiana menziona «l’accelerazione della globalizzazione dell’ICANN» indica, in sostanza, la riapertura di negoziazioni che sono finite quattro anni fa. Non solo. La dichiarazione definisce l’indipendenza di ICANN come la conclusione inevitabile della storia. Se parli di “accelerare” qualcosa stai suggerendo che si tratta di un processo incontrovertibile.