Il settimanale Valeurs Actuelles (in edicola il 31 ottobre, anticipato dal sito) svela con un’inchiesta l’esistenza di un «cabinet noir» all’Eliseo, un “ufficio del fango” destinato a colpire i nemici politici. Si tratterebbe di un gruppo incaricato di scavare illegalmente negli archivi di Nicolas Sarkozy per trovare i punti deboli del vecchio esecutivo. Ne sarebbero coinvolti molti dei collaboratori più stretti dell’attuale presidente, come Eric Bio-Farina, capo della sicurezza di Hollande; Sylvie Hubac, capo di gabinetto del presidente; Pierre-René Lemas, segretario generale; Pierre Valleix, consigliere di Giustizia; Alain Zabulon, coordinatore nazionale dell’Intelligence; Bernarde Trichet, direttore del Servizio finanziario. Lo rivelerebbe un funzionario del palazzo presidenziale che non avrebbe voluto scavalcare la legge ed eseguire certe richieste.
«Mi è stato chiesto di fare ricerche su supporti informatici e fascicoli cui avevo accesso» spiega al settimanale Bernard Muenkel, ex capo dei servizi di telecomunicazione e informatici dell’Eliseo. Le richieste sarebbero cominciate l’8 aprile 2013. Allora Muenkel è stato convocato da Eric Bio-Farina, il “colonnello” o comandante militare del palazzo (che ha il compito di coordinare la sicurezza di del presidente, ndr): «Mi ha letto una lista di nomi e parole chiave. Dopo aver fotocopiato una parte dell’allegato, ha sottolineato certi nominativi».
La lista conteneva i nomi di tutti i personaggi legati all’affaire Tapie, che a maggio ha portato all’interrogatorio del direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde da parte dalla Corte di giustizia della Repubblica Francese, ministro dell’Economia di Sarkozy all’epoca dei fatti. Il caso, risalente al 1992, vede l’uomo d’affari Bernard Tapie accusare l’istituto di credito Société de Banque Occidentale (SdBO), filiale di Crédit Lyonnais e banca pubblica, di essere stato truffato in merito alla vendita di quote di Adidas. Il caso si è chiuso nel 2008 con la vittoria di Tapie grazie a un arbitrato privato, ma la sentenza è stata vivamente contestata per diverse anomalie. La Lagarde, nei riguardi del caso, si era vista imputare la «complicità in falso e appropriazione indebita di fondi pubblici».
Ora, cinque anni più tardi, il comandante militare dell’Eliseo chiedeva a Muenkel informazioni sui personaggi della cerchia di Sarcozy. I nomi e le parole chiave si rifacevano in buona parte ai personaggi legati al caso: «Arbitraggio, Tapie, Bredin, Mazeaud, Estoup» (i tre giudici che hanno emesso la sentenza), poi Christine Lagarde, Stephane Richard (il suo capo di gabinetto quado era ministro dell’Economia), Jean-Louis Borloo e un altro pugno di altri personaggi come Claude Gueéaunt (già ministro dell’Interno e capo dello staff di Sarkozy).
«Ho spiegato a Bio-Farina che non sono più abilitato a fare ricerche del genere; che il nostro sistema è stato ricostruito, che non troverà niente sul disco rigido e nei server, che le telefonate sono state distrutte e lo stesso vale per le memorie USB», avrebbe rispostoMuenkel. Il capo della telecomunicazione spiega che Bio-Farina «voleva che andassi dentro l’archivio della precedente presidenza, che lo aprissi e guardassi che c’era scritto e rispetto alla lista di nomi e parole chiave». La richiesta prevede di violare il protocollo d’intesa firmato da Nicolas Sarkozy con l’Archivio nazionale per regolare l’accesso all’archivio del suo quinquennato, di cui l’ex presidente resta il solo proprietario. All’articolo 5, il protocollo prevede che la consultazione o la riproduzione del materiale da parte di terzi non potrà avvenire senza un accordo scritto di Sarkozy.
Per convincere il suo interlocutore Bio-Farina avrebbe parlato di una richiesta dei giudici, ma senza presentarne prova effettiva. Muenkel si sarebbe rifiutato; anzi, avrebbe consegnato un disco rigido con dei dati residui all’Archivio nazionale, scatenando la collera di Bio-Farina.
In seguito il colonnello avrebbe reiterato la richiesta in termini sempre meno civili. L’apice della pressione si è raggiunto quando Bio-Farina ha indirizzato a Muenkel una mail destinata anche a Sylvie Hubac, Capo di gabinetto di Francois Hollande, Pierre Valleix, Consigliere di giustizia della presidenza, e Alain Zabulon, Direttore aggiunto del Gabinetto di presidenza, nominato anche Coordinatore nazionale dello Spionaggio. In questa lettera Bio-Farina espone nuovamente le sue richieste, riconoscendo che legalmente «non siamo proprio dentro la norma».
Su Valeurs Actuelles, riporta chi ha letto l’inchiesta in anteprima, sarebbe scritto che al più alto livello del gabinetto di Hollande non ci si sarebbe fatti pudore nel creare dossier contro qualche pezzo grosso dell’Ump, il partito di centrodestra, senza rispetto della normativa francese sulla privacy, delle regole degli avvocati e del protocollo dell’Archivio nazionale. Bernard Muenkel avrebbe pagato la sua correttezza dal punto di vista professionale: sempre più isolato, sarebbe stato messo a riposo per due mesi dal medico per “stress professionale” prima di lasciare definitivamente il suo luogo di lavoro. A questo punto ha iniziato una procedura contro il suo ex capo. L’inchiesta del settimanale francese sarebbe corredata da numerosi documenti e-mail. Contattato da Valeurs Actuelles, l’Eliseo si sarebbe rifiutato di commentare. Eric Bio-Farina, sottolineano alcune fonti di stampa, era già vicino a Hollande quando questi era ancora sindaco di Tulle fra il 2001 e il 2008. Attualemente molti di “quelli di Corraze” (una regione francese) farebbero parte dell’entourage del presidente, come lo stesso Alein Zabulon.
L’articolo ha scatenato forti polemiche in Francia. Su Twitter Nadine Morano, deputato dell’Ump, ha gridato allo scandalo e creato l’hashtag #Hollandegate, subito ripreso dalla Rete.