Diamo i voti ai prof: la rivoluzione che serve a scuola

Videointervista al ministro Carrozza

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«La scuola italiana non è solo un problema di risorse, ma di capacità di spesa delle risorse». Sono le parole del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza nell’intervista rilasciata al direttore de Linkiesta Marco Alfieri nel corso di “Cna Next”, organizzato dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa a Firenze. Tra lo stanziamento di soldi e il loro effettivo utilizzo ci sono, dice il ministro, una serie di ostacoli che finiscono per rallentare l’efficacia o addirittura vanificare l’investimento iniziale.

È l’era della spending review, ma non della “spending cut”, aggiunge Carrozza. I tagli lineari sulla scuola hanno la conseguenza di uccidere la speranza e il merito. «Tagliare tutto del 20% è la cosa più antimeritocratica che si possa fare. Il contrario di dire ai giovani “vi sappiamo valutare”». Anche nella formazione, insomma, si deve entrare nel merito e saper scegliere. Tra gli studenti, ma anche tra gli insegnanti.

Il ministro ha affrontato il tema degli istituti tecnici e professionali, considerati nel nostro Paese scuole di serie B. «L’alternanza scuola lavoro è un buon modo per occuparsi di giovani, soprattutto per quanto riguarda l’esperienza degli stage e dei tirocini che in molti ambienti della sinistra sono stati visti come dei modi per fare concorrenza con chi era invece nel mondo del lavoro, sbagliando completamente ottica. Abbiamo commesso un errore in questo senso… La sinistra ha perso l’occasione di stare al passo con il mondo del lavoro».

Dalla formazione alla capacità di fare impresa in maniera efficace, Maria Chiara Carrozza ha lanciato un messaggio alle imprese sul progetto dei cluster avviato dal governo precedente che ha aggregato il mondo della ricerca, dell’impresa e della università. «Adesso questo è un modo per voi per misurarvi. Avete voluto la bicicletta? Ora pedalate», ha detto«Avete questa opportunità […] abbiamo speso tutto quello che potevamo. Ora vorrei vedere fra qualche anno che i 400 milioni investiti sono serviti a rilanciare il nostro sistema imprenditoriale […]. Voglio vedere che questi soldi fruttano […] gli investimenti precedenti spesso sono stati visti come investimenti a fondo perduto perché ognuno continuasse a fare le proprie cose. Se si fa così, si fallisce». 

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