Viva la FifaEcco come Milan e Inter si spartiranno Milano

Le strategie future dei due club

Milan e Inter stanno cambiando pelle: Galliani in uscita da una parte, dentro Thohir dall’altra. E il vento dei cambiamenti porta con sé un nuovo patto tra i due club. Un patto che prevede la spartizione della città di Milano in due aree ben distinte. E che sarà regolato da alcuni grandi avvenimenti che vedranno coinvolto, più o meno direttamente, il capoluogo lombardo nei prossimi anni: Expo 2015, la finale di Champions League 2016 e la candidatura italiana ai Giochi olimpici del 2024.

Se la proposta dell’ex amministratore delegato nerazzurro Ernesto Paolillo («Milan e Inter si dovrebbero fondere per restare competitive in Europa») appare come lontana e irrealizzabile, è però vero che le due società lavorano assieme proprio per tornare competitive. E se il calcio moderno impone maggiore attenzione a bilanci e strategie di marketing, la nuova topografia milanese rispecchia il nuovo corso. Cominciamo dal Milan, finito al centro delle recenti cronache sportive per il presunto allontanamento, già nel corso di questa stagione, dello storico ad rossonero Adriano Galliani. Il cambio di gestione chiesto da Barbara Berlusconi, entrata nel board del Milan, sta proprio nella strategia che vede in questi giorni il club alle prese con il trasloco dalla sede della centralissima via Turati a quella nuova del Portello, zona ovest di Milano. Qui, dove sorge la Fiera Milano City, aprirà a breve il nuovo quartier generale rossonero. Si chiamerà “Casa Milan” e i primi impiegati del club si sono già trasferiti nel palazzo dal caratteristico tetto spiovente. Una nuova sede molto più grande della precedente (novemila metri quadrati contro i duemila di via Turati) e che spiterà tutto il Milan: dai dirigenti al reparto comunicazione e marketing, fino al museo del club e un’area dedicata ai tifosi che oltre ai cimeli rossoneri avrà un’area ristorante a tema. Una scelta, soprattutto quest’ultima, che svela la nuova strategia del Milan: quella di allinearsi agli altri grandi club europei, che già da anni coccolano i propri tifosi (e migliorano i bilanci) con musei, ristoranti e stadi di proprietà. 

Ecco, lo stadio. Non è un caso che il Milan abbia scelto il Portello come nuova sede. Qui passerà l’ultimo tronco della 5° linea della metropolitana, che avrà il capolinea sud a San Siro. La “Scala del calcio”, che non dista molto in linea d’aria dal Portello, resterà con ogni probabilità la casa solo del Milan. Un progetto già avviato da Galliani ma che d’ora in avanti verrà portato avanti dal nuovo corso che sembra legato più a Barbara Berlusconi e che avrà sempre al centro la finale di Champions League del 2016. L’ex antennista di Monza aveva annunciato lo scorso giugno che la Uefa aveva assegnato, seppur in via ufficiosa, la finale del massimo torneo continentale per club a Milano. Pur non essendoci quindi nulla di ufficiale (la scelta viene comunicata dalla Uefa un anno prima), Galliani si era mosso per presentare San Siro al meglio in vista della finale, annunciando grandi cambiamenti: «Il Milan e l’Inter stanno cercando di acquistare l’area del Trotto per far diventare San Siro una cosa favolosa, e se troveremo un accordo economico con i proprietari del Trotto sarebbe meraviglioso, il Comune di Milano è assolutamente d’accordo».

Galliani aveva così rilanciato l’ipotesi del “quarto anello”. Ovvero del progetto di cui si parlava già da tempo e che prevede l’acquisizione del Trotto per creare un area commerciale attorno lo stadio. Il Comune, citato dall’ad rossonero, aveva però frenato gli entusiasmi: «Leggo le dichiarazioni odierne dell’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, nelle quali esprime alcune idee per il futuro dell’area del Trotto. Ci tengo a dire che tali idee sono sconosciute all’Amministrazione comunale e, comunque, mi sembrano ben lontane dal progetto di riqualificazione che il Comune ha iniziato a discutere con gli operatori dell’ippica per il trotto, con Snai e la città». Un progetto del quale non si è più parlato, visto il momento non proprio felice delle casse milanesi. Il Milan però non molla. Non è un caso che nei giorni scorsi, nell’ambito del cambio di dirigenza rossonera, sia circolato il nome di Michele Uva. L’attuale direttore generale della Coni Servizi spa è da anni impegnato nello sport: dopo aver cominciato nella pallavolo, Uva si è prima specializzato nel risolvere problemi di bilancio a squadre di calcio in difficoltà (non è un caso che abbia lavorato per Lazio e Parma), quindi è stato consulente del ministero dello Sport per il management degli impianti sportivi, stesso ruolo ricoperto ad oggi per la Uefa e che risulterebbe utilissimo al Milan. 

L’Inter invece cambierà casa. Traslocherà nei prossimi anni da San Siro alla zona dell’Expo, di cui si occuperà anche il Coni dopo la fine dell’evento 2015. Non è un caso che l’arrivo di Erick Thohir sia stato salutato con entusiasmo sia dal numero uno del Coni Giovanni Malagò che dalla regione Lombardia. Antonio Rossi, assessore regionale allo Sport, aveva così commentato l’acquisto del pacchetto di maggioranza nerazzurro da parte del magnate indonesiano: «Spero che il cambio di proprietà porti forze nuove alla compagine che scende in campo e che non faccia mai dimenticare la forte identità lombarda dell’Inter. Credo che avviare subito un proficuo dialogo con la dirigenza possa davvero portare frutti a tutto lo sport della regione, anche in ottica di un nuovo stadio o di nuova cittadella dello sport con caratteristiche olimpiche».

Un progetto che secondo indiscrezioni sarebbe già stato avvallato da Malagò e Roberto Maroni. Il governatore della Lombardia avrebbe acconsentito a lasciare spazio libero a Roma come candidata italiana per i Giochi olimpici del 2024, in cambio di un impegno da parte del Coni per la riqualificazione dell’area di Rho. Una volta che sarà terminata l’esposizione del 2015, il Comitato olimpico darà il via alla creazione di una cittadella dello sport, con la costruzione degli impianti che ancora mancano nel capoluogo lombardo, come una piscina olimpica, un nuovo palazzo dello sport e un nuovo stadio. Di quest’ultimo, Coni e Regione vorrebbero se ne occupasse proprio Thohir. Del progetto avevano già parlato Moratti e lo stesso Malagò, dopo il fallimento della trattativa che lo scorso anno avrebbe dovuto portare nell’Inter degli investitori cinesi che avrebbero fornito i capitali necessari per un nuovo impianto di proprietà, da costruire nella zona di Rogoredo.

Ma il Coni vorrebbe fare di più. L’obiettivo è quello di convincere Thohir ad aprire i cantieri a Rho entro il 2016, quindi subito dopo la fine dell’Expo, per rendere Milano candidabile ad un altro, grande evento: gli Europei di calcio del 2020, che per la prima volta saranno “itineranti”. E il bando della Uefa dice però che possano essere inseriti nella candidatura impianti la cui costruzione inizi entro il 2016. Insomma, l’Europeo e lo stadio di proprietà come risarcimento per aver lasciato a Roma la candidatura a cinque cerchi. Thohir è arrivato a Milano il 14 novembre e ha già in agenda, oltre al suo primo cda da proprietario dell’Inter, un incontro istituzionale con Pisapia e (forse) con Malagò. Per cominciare a mettere nero su bianco (pardon: nero su azzurro) che la zona nord-ovest di Milano andrà sotto il controllo dell’Inter. 

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