Nel lontano 1953 Alex Osborn pubblicava il testo Applied Imagination, in cui sosteneva la potenzialità creativa delle riunioni in opposizione agli sforzi individuali. Le sue conclusioni si reggevano sull’esperienza empirica condotta in prima persona nella sua agenzia. I meeting sollecitano l’invenzione del maggior numero di idee possibili, senza l’imbarazzo di distinguere in via preliminare fra trovate buone e cattive.
L’agenzia ooomf però ha collezionato le ricerche di psicologia cognitiva che negli ultimi vent’anni hanno contraddetto le posizioni di Osborn. Nel corso delle riunioni di brainstorming:
- si crea una situazione di paura nei confronti dei giudizi che potrebbero essere pronunciati dagli individui con un ruolo di potere;
- i soggetti estroversi tendono a imporre il loro punto di vista, anche se sono in generale meno riflessivi;
- sebbene le comunità tendano ad auspicare l’emersione di soluzioni originali, la psicologia dei gruppi rigetta spontaneamente l’innovazione e le idee non consolidate.
Kate Sawyer ha riassunto nel suo libro Zig Zag: The Surprising Path to Greater Creativity un percorso alternativo a quello praticato dagli eredi diretti di Osborn. La soluzione arriva attraverso un percorso che non obbedisce ai confini imposti dall’organizzazione aziendale delle riunioni e dei branstorming. Il processo attraversa:
- una fase preliminare di preparazione;
- un periodo di incubazione, durante il quale le idee germinano senza dare sintomi;
- un momento di presentimento, che suggerisce l’arrivo di una trovata;
- l’illuminazione;
- la verifica.
La scansione in cinque momenti ricalca una concezione dell’innovazione cara agli americani, che si ritrova anche in sociologia e nelle scienze cognitive. L’invenzione e l’innovazione seguirebbero un percorso descrivibile da una curva a forma di S.
Da buoni europei, non si può che concludere in un solo modo: vale sempre la pena di imparare a pensare con la propria testa.
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