I ritardi nella costruzione del metrò a Roma e Varsavia

Due città stessa impresa: Gruppo Astaldi

Metro e puntualità, questi sconosciuti. Non si parla di partenze o arrivi dei treni, ma di nuove tratte di metropolitana i cui lavori – a volte – si prolungano più del previsto. Uno degli esempi più calzanti è la Metro C di Roma: costruzione partita nel 2007, ma la conclusione, prevista per alcuni tratti già quest’anno, per altri è stata addirittura posticipata al 2024 (giusto in tempo per il Giubileo ed eventualmente per le Olimpiadi).

Proprio nelle ultime settimane la questione si è fatta rovente. La causa? Un nuovo scontro tra Roma Metropolitane (società appaltante la metro C) e il contraente generale, il Consorzio metro C (composto da Astaldi, Ansaldo, Vianini, Ccc e Cmb). Il motivo è un mancato pagamento di un contenzioso di 253 milioni (previsto per l’inizio di ottobre ma mai arrivato) che ha portato il Consorzio Metro C a bloccare i lavori facendo presagire un nuovo slittamento del termine.

Rischio a oggi evitato, secondo il direttore generale di Roma Metropolitane Luigi Napoli: «Quella cifra inizierà a essere erogata entro l’11 novembre». Ma non senza recriminazioni: «Il blocco dei cantieri – ha continuato Napoli – è stata una decisione autonoma e unilaterale del general contractor. Siamo in una fase pericolosissima, il nostro potere contrattuale si riduce di molto, perché il contraente generale ha già incassato quello che doveva».

Ritardi del genere però non si verificano solo in Italia. Anche i cittadini polacchi, per esempio, sono alle prese con questioni simili. Ma le reazioni sono diverse: in Polonia, infatti, il ritardo ha rischiato di far saltare nientemeno che la poltrona del primo cittadino.

Il 13 ottobre 2013 i cittadini di Varsavia sono stati chiamati a votare un referendum per far decadere il sindaco Hanna Gronkiewicz Walcz. Tra i motivi della consultazione popolare vi erano proprio la lentezza nella costruzione della seconda linea della metropolitana e i disagi causati dai cantieri disseminati nella città. Insomma, il rinvio dell’apertura di una nuova linea della metropolitana è sfociato addirittura in una consultazione popolare (senza successo, a causa del mancato raggiungimento del quorum).

Realtà Polacca lontanissima da quella italiana? Mica tanto. Varsavia qualcosa in comune con Roma ce l’ha. Si tratta dell’impresa che si sta occupando dei lavori della metro: l’italianissimo Gruppo Astaldi. Stesso gruppo che fa parte del consorzio Metro C.

Nel 2009 l’Astaldi si è aggiudicata la progettazione ed esecuzione dell’opera per il trasporto pubblico di Varsavia insieme ad altre due imprese: la turca Gülermak e la polacca Pbdim. I lavori prevedevano la realizzazione della tratta centrale della Linea 2 della metro della capitale polacca: sette stazioni, più di 6 chilometri di binari, di cui 4,5 chilometri di gallerie e un sotto-attraversamento del fiume Vistola.

Un lavoro non da poco che è costato al Comune di Varsavia quasi 3 miliardi e mezzo di zloty (3,375 zloty) equivalenti a circa 800 milioni di euro, dei quali il 45 per cento in quota Astaldi (circa 360 milioni di euro). La consegna dell’opera era prevista per il 2013, a quarantacinque mesi dall’inizio della progettazione. A oggi, però, i lavori non sono ancora terminati: a quanto pare le cause del ritardo sarebbero da imputare al brutto tempo e al ritrovamento nel sottosuolo di ordigni bellici inesplosi.

Il sindaco Gronkiewicz Walcz, ancora salda al suo posto, promette la consegna della nuova tratta metropolitana entro il 2014. Un miraggio per la terza linea di Roma.

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