Gli imprenditori del settore tecnologico nell’area di New York hanno accolto la notizia dell’elezione di de Blasio con inquietudine. Bloomberg ha attribuito alle startupdigitali un ruolo sempre più rilevante nel corso delle sue amministrazioni. Ma soprattutto l’ex sindaco ha sempre potuto vantare una grande confidenza personale con i leader americani (quindi internazionali) dell’industria tecnologica: valga per tutti il nome del presidente di Google, Erich Schmidt. Imprenditori e investitori hanno contato su un interlocutore capace di comprendere le loro esigenze e di muovere con disinvoltura le leve relazionali per ottenere visibilità e denaro.
De Blasio non è stato parco di promesse nel corso della campagna elettorale: gli investimenti nella formazione scolastica su scienza e tecnologia dovrebbero ammontare a 150 milioni di dollari, mentre altri 100 milioni dovrebbero alimentare l’apertura di nuove startup digitali. Il nuovo sindaco si è anche proclamato favorevole ad una politica di immigrazione dei talenti informatici e matematici che andranno a comporre uno degli asset strategici per la competitività delle imprese tecnologiche.
Ciò che comunque continua a suscitare la perplessità della comunità digitale è la vaghezza degli impegni assunti da de Blasio, insieme al background politico e culturale da cui proviene. La sua esperienza si è consolidata negli ambienti prossimi all’amministrazione pubblica e alle società non-profit. Per converso, l’impronta meno orientata al marketing e alle azioni di pura comunicazione offre un contraltare di speranza a tutti. L’eliminazione della figura di chief digital officier della città è suonata come unsegnale positivo per tutti. Infatti Rachel Haot, cui era stato affidato l’incarico da Bloomberg, non ha mai ottenuto un vero budget di investimento, ma ha sempre sviluppato operazioni di pubbliche relazioni.
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