Viva la FifaIl social italiano che trova un compagno per allenarsi

La start up bolognese nata nel 2011

Correre aiuta a liberare la mente, dicono. Oppure può farti venire in mente un’idea che si trasforma nel tuo prossimo lavoro. A Francesco Pasotti, 28enne bolognese spesso in trasferta per lavoro nell’Est Europa, è successo mentre si concedeva una corsetta serale sul lungofiume di Belgrado. «Sono sempre stato appassionato di sport e ho sempre fatto in modo da concedermi un po’ di allenamento a fine giornata, anche quando ero in viaggio per lavoro. Solo che mi capitava di allenarmi sempre da solo», racconta. Così ha cominciato a chiedersi come fare per cercare gente del posto per fare attività sportiva in compagnia, all’aperto o in un impianto. E la risposta gli è venuta naturale. In un’epoca dominata dai social network, bastava creare una rete per tutti quelli che cercano compagni di sport per un singolo allenamento, lontani da casa. È l’agosto 2011 quando Francesco lascia il lavoro da Area manager per un’azienda e realizza l’idea di una start up: Cranck-Up.

Ma non chiamatelo il Facebook dello sport. Il perché lo spiega lo stesso Francesco Pasotti, che da due anni a Bologna assieme alla collega e coetanea Mariangela Ricciardi si occupa della parte commerciale di Cranck-Up: «L’idea è nata per dare una possibilità a chi si sposta per lavoro, penso soprattutto agli agenti di commercio, di allenarsi lontano da casa in compagnia di qualcuno che condivide la stessa passione per lo sport. La piattaforma che abbiamo creato è molto semplice. Una parte diciamo che assomiglia a quella di Facebook, ed è la bacheca dove si possono postare gli annunci di persone che cercano compagni di allenamento. A differenza di Facebook, però, non sei vincolato dalle amicizie: puoi semplicemente iscriverti e pubblicare l’annuncio».

Cranck-Up è pensato soprattutto per gli incontri sportivi cosiddetti “spot”, ovvero singoli. Dopo la pubblicazione dell’annuncio, se si possiede uno smartphone si può procede con una delle caratteristiche principali del sito: la geolocalizzazione. In sostanza, il sistema rende pubblico l’esatto luogo in cui ti trovi in quel momento, così da permettere agli altri utenti di rilevarlo e individuare i potenziali compagni di allenamento più vicini a te. Il tutto, come detto, senza il vincolo “facebookiano” dell’amicizia: «Cranck-Up inoltre si differenzia da altri siti simili al nostro, come Fubles (nato nel 2007 per organizzare on-line incontri di calcetto, ndr) perché a differenza loro noi non siamo nemmeno vincolati a determinate strutture sportive. Lo sport si può fare ovunque. Se da Bologna voglio organizzare una partita di beach volley in un determinato stabilimento balneare di Rimini, con questo sistema si può fare, basta pubblicare un annuncio», aggiunge Francesco. Questo però non significa escludere di fatto le strutture sportive: «No, affatto. Le società che gestiscono gli impianti possono iscriversi a loro volta a Cranck-Up creandosi un profilo apposito».

Al momento sono 6.000 gli iscritti«Un numero che dopo un’ovvia difficoltà iniziale adesso è in crescita», racconta Francesco, «e ci fa piacere perché l’obiettivo primario è quello di avvicinare la gente allo sport». Ma non è facile. Non tanto per una questione culturale ma perché in Italia, per quanto vadano di moda, le start up si trovano spesso ad affrontare un percorso che all’orizzonte non lascia prevedere, almeno a breve termine, grossi margini di guadagno». Francesco e Mariangela hanno cominciato portando la propria esperienza in ambito economico, affidando la costruzione del sito a un service esterno («che quindi abbiamo dovuto pagare»); ma la costituzione della società in Snc non ha permesso loro l’ingresso di investitori capaci di portare denaro fresco nelle casse. «Per il momento è ancora tutto auto-finanziato, ma stiamo cambiando la forma della start up in Srl, così da avere la possibilità proprio di ricevere investimenti».

Creare una start up in Italia comporta al momento più vantaggi che svantaggi, come racconta Francesco: «Noi italiani abbiamo un approccio che definirei “caloroso” quando si tratta di fare una nuova attività. Abbiamo trovato grande disponibilità, anche quando si è trattato di eventi importanti come le maratone di Roma e Ferrara. Gli svantaggi restano tanti, a cominciare dal tema degli investimenti. Sono pochi e quando ci sono, restano dedicati a progetti pre-esistenti». Un approccio che rappresenta una delle differenze più grandi tra l’Italia e gli Usa. «Spesso da noi capita di vedersi chiedere un ritorno garantito di 1.000 volte rispetto a quanto investito inizialmente. Puoi farlo, ma solo se si decide di fare come negli Stati Uniti, dove si investe prima di tutto su un’idea che è in grado di “spaccare”. Qui invece si mettono soldi in progetti già collaudati e quindi sicuri. Non è un caso che si sia deciso di farlo su Fubles o su Uber. Entrambe sono ottime idee, solo che la prima esiste dal 2007 e la seconda ha ricevuto 50mila euro di finanziamento in Italia dopo essersi dimostrata una grande realtà negli Usa».

In casa Cranck-Up però non ci si scoraggia. Anzi, ci sono già dei progetti futuri in ballo, rivela Francesco: «Stiamo studiando un sistema di iscrizioni a eventi sportivi a pagamento: gli utenti possono compilare un form nel quale inseriscono i propri dati una tantum, compreso il certificato medico per l’attività agonistica, così da poter partecipare alle gare senza dover ricompilare l’iscrizione ogni volta. Inoltre, è in progetto una funzione legata alla vendita di prodotti sportivi. Non si tratta però di e-commerce, ma di un servizio sempre strutturato sulla geolocalizzazione. Se mi trovo in un certo luogo e voglio allenarmi acquistando del materiale là, il servizio mi dirà quali sono i negozi più vicini e adatti al luogo di allenamento scelto».