Stagione di Serie A 2006/2007. I mesi successivi a Calciopoli. I mesi della prima stagione della Juventus in Serie B. Prima l’onta e poi l’onda anomala che sconvolsero l’organigramma societario bianconero. Via le tracce della Triade e dentro facce nuove e dal curriculum calcistico intonso. Parte l’Interregno di Cobolli Gigli e Blanc. Profilo basso come unico imperativo e tutti gli sforzi veicolati verso il tentativo di ricostruire una immagine incrinata. Serve ripartire da zero anche nel modo di porsi, di comunicare con la stampa, di essere percepiti dai tifosi delusi e dai milioni di altri incarogniti. Per organizzare il repulisti in Corso Galileo Ferraris alzano il telefono. Il prefisso che compongono è lo 02. Milano. Dall’altra parte della cornetta risponde una nota agenzia di pubbliche relazioni, Community. Non sono un gruppo qualsiasi, hanno la fama di essere specialisti della comunicazione di crisi e della “litigation pr”. Cioè, quando la situazione si fa tesa, ti obbligano a mettere 5 difensori e a misurare ogni singola parola. La società si occupa anche di comunicazione corporate, non a caso in famiglia Agnelli sono già noti per essere partner di Exor, la scatola di famiglia dove si tirano i fili dell’impero. Nel frattempo, proprio in quei mesi (2006 e in avanti), stanno aiutando Parmalat ad uscire dalle secche dello scandalo Tanzi, ad affrontare le migliaia di cause legali intentate ad ogni latitudine dai creditori. E curano la delicata fase di transizione anche dell’altro asset di famiglia che è la squadra di calcio. Il Parma. Passato dai fasti della vittoria in Coppa Uefa 1998, con Buffon, Cannavaro e Thuram, alla legge Marzano e il rischio di ripartire dai campi sterrati e polverosi delle leghe dilettantistiche.
Ma il curriculum aziendale nella gestione dei casi complessi si estende nei campi più diversi: dalla consulenza di comunicazione per Cirio nel periodo del crac, all’assistenza addirittura alla Repubblica Argentina dopo il default sovrano e il fallimento dei tango bond. Dallo scandalo nel 2011 dell’Ospedale San Raffaele alla cessione agli indiani nel 2008 del marchio Guru. Quello della “margherita”, inventato dal re delle notti mondane Matteo Cambi. Un self-made rampollo passato nel giro di pochi anni dalle notti più In della Costa Smeralda alle notti molto più out del carcere di Parma. E poi ancora i casi dei giorni nostri, dall’ Ilva alla Ideal Standard, con i lavoratori dello stabilimento friulano di Orcenico che hanno già dichiarato battaglia contro la chiusura del loro impianto in cui sono impiegate 250 persone.
Torniamo allo 02. Perché da Giacarta (prefisso 006221) prende in mano la cornetta Erick Thohir. Il magnate indonesiano, dopo le avventure in Nba negli Usa, ha puntato l’Inter di Moratti, ma è un mondo che non conosce. Il calcio italiano e le sue alleanze, i suoi centri di potere a geometria variabile, e poi la famiglia Moratti. Un’epopea nerazzurra partita con il capostipite Angelo e esplosa con il triplete di Massimo&Mou. Un rapporto simbiotico quello di Massimo con i tifosi, difficile da scardinare, come dimostra il chilometrico striscione di congedo e affetto esposto nelle scorse ore dalla Curva Nord contro il Livorno, alla probabile ultima partita da azionista di riferimento dopo 18 anni. Nonostante la prima a voler vendere la proprietà sia proprio la storica famiglia della borghesia milanese. Le cui difficoltà calcistiche sono direttamente proporzionali alle difficoltà crescenti del settore europeo della raffinazione.
Thohir non ha grossi dubbi. Dopo lo 02 compone lo stesso numero di telefono che ai tempi digitarono John Elkann, i liquidatori della Cirio, quelli di Parmalat etc.
Del resto per l’indonesiano le difficoltà molteplici e sembra abbastanza lucido da rendersene subito conto. Prima di tutto la fase di M&A (altra area di interesse dell’ufficio stampa che ha assoldato) che si è dimostrata forse più complessa del previsto. E poi lo scetticismo dei tifosi e le evidenti difficoltà a farsi interpretare. Sia per lui che per gli altri membri della cordata indonesiana. Da Roeslani, di cui sui giornali gira solamente una foto sfuocata dal vago sapore gangsteristico, ad altri perfetti sconosciuti al calcio internazionale. In una ridda di dichiarazioni prima rilasciate e poi quasi sempre smentite: dall’arrivo di un paio di top player nell’imminente futuro, al processo già programmato per il direttore dell’area tecnica Branca. Dalla presunta scrivania già prenotata per Zanetti, alla presidenza riservata per gentile concessione a Massimo Moratti ancora per un anno o due.
E proprio il tema della successione alla presidenza resta il nervo scoperto in questo affare infinito. I tifosi neroazzurri vedono in Massimo Moratti più che il garante economico del futuro dell’Inter, il suo garante affettivo. E non sembrano volersene privare. Dall’altra parte i nuovi azionisti devono ancora chiarire se saranno d’accordo nel voler lasciare incarichi di peso alla famiglia, ex azionista di riferimento, oppure imporre il nuovo paradigma a mandorla.
E poi la gestione dei vivai, su cui sembra puntare forte Thohir, importando un modello Ajax, Arsenal o Borussia che in Italia non ha per il momento mai funzionato. E che, in verità, non appena evocato, non fa altro che provocare immediate eruzioni cutanee ai tifosi che di vincere in un futuro indefinito non ne hanno nessuna voglia. La situazione resta nebulosa e il tifoso interista brancola, anche se pieno di speranze, nel buio. Ancora di più da quando ha scoperto che il giocatore preferito del suo nuovo padrone è stato Nicola Ventola e, subito dopo, Salvatore Fresi. Due onestissimi operai del pallone, ma magari non proprio i modelli di top player cui ispirarsi per chi in nerazzurro ha visto giocare tale Ronaldo Luís Nazário de Lima nel 97/98 e Samuel Eto’o nel 2009/10.
Thohir, per il momento, ha gestito la propria comunicazione nerazzurra da Giacarta e, a causa forse di distanza e fuso orario, non benissimo. Non a caso il 15 novembre si è tenuta a Milano una conferenza stampa di presentazione ufficiale al mondo del calcio italiano. Nelle ore calde in cui si concretizzerà il passaggio di consegne con l’Assemblea straordinaria dei soci.
I pr di Community (per il momento sentiti solo telefonicamente) erano al timone di questa prima presentazione piena di incognite e punti di domanda. Non è andata male, anzi. In attesa di un rinnovo contrattuale che possa traghettare il rapporto anche oltre questa fase iniziale di merger&acquisition e di entrare in contatto con l’ufficio stampa interno dell’Inter che, tra gli addetti ai lavori, non è mai stato considerato tra i più rapidi ed efficienti. E, forse non a caso, in 18 anni di gestione Massimo Moratti è stato soggetto a più ribaltoni.
La fase più critica del passaggio di consegne nerazzurro potrebbe quindi esaurirsi già a partire dalla presentazione ufficiale al popolo nerazzurro. Oppure potrebbe essere solo all’inizio, dal momento che Erick Thohir ha già sottolineato di voler gestire Mazzarri e soci prevalentemente da casa sua e non dalla tribuna autorità. Ma in costante collegamento telefonico dal suo prefisso 006221. Perché una chiamata ti allunga la vita e, se fai il numero giusto, magari ti accorcia pure la crisi.