LA BUFALA
Gli Stati Uniti sono in allarme: la costa occidentale rischia di essere colpita da un’isola di rottami galleggiante. Sono i resti dello tsunami che nel 2011 ha colpito la costa del Giappone, trascinando con sé, nella risacca, detriti di ogni origine. Barche da pesca distrutte, pezzi di case, oggetti di ogni genere (anche palloni da calcio e pallavolo) fino a sei km nell’interno del paese sono stati risucchiati dalle acque e trascinati al largo.
Cinque milioni di tonnellate di rottami alla deriva: che fine hanno fatto? Gran parte, seguendo le correnti, si sono accumulati fino a formare un’isola galleggiante, dell’estensione del Texas. Se non vi è chiaro quanto è grande il Texas, vi basti sapere che è poco più grande della Francia (e la Francia, a sua volta, è più grande dell’Italia). E adesso, a più di 30 mesi dallo tsunami, l’isola ha attraversato il Pacifico e si sta spingendo verso la costa ovest degli Usa.
Le prime avvisaglie si sono già viste: nello stato di Washington un pezzo di molo di 185 tonnellate ha già raggiunto la riva. Nella British Columbia, invece, è arrivato un peschereccio distrutto. Ma non è questo il problema: quello che gli americani temono di più è che arrivi materiale contaminato dalle perdite della centrale di Fukushima.
E soprattutto – problema meno percepito ma più sottile e realistico – è l’ingresso di nuove specie animali, che potrebbero mettere a repentaglio l’equilibrio naturale della regione. Finora, nei rottami che sono già arrivati a riva, si sono trovate 165 specie aliene. Un esempio per gli intenditori: il mitilo blu europeo, molto rischioso. Per gli studiosi l’ipotesi che riuscissero ad attraversare l’oceano era remota. A quanto sembra si stavano sbagliando.
LA SMENTITA
Oppure no: non si sono sbagliati. La segnalazione dell’isola galleggiante ha messo in allarme i vertici della Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) che ha diramato questo comunicato. Non c’è nessuna isola di rottami che si sta dirigendo verso le coste Usa. Allarme infondato, forse indotto da alcune simulazioni di come si sarebbe comportata la massa di rifiuti nel suo insieme. Calma, tranquilli. Va tutto bene. E per fortuna.