Pizza ConnectionLoggia sospesa per vicinanza con la ‘ndrangheta

Mafie, squadre e compassi

«Possibile inquinamento di carattere malavitoso, gravi inadempienze e carenza assoluta di cautele». Testo e musica del Gran Maestro d’Oriente d’Italia Gustavo Raffi, che per la prima volta sospende per sospette vicinanze con la criminalità organizzata la loggia “Rocco Verduci” di Gerace, nella Locride.

La notizia è stata diffusa lo scorso 17 novembre dal Quotidiano della Calabria, che riferisce come la vicenda sarebbe legata a una segnalazione arrivata sul tavolo del Gran Maestro a margine di una recente inchiesta giudiziaria che avrebbe coinvolto la struttura territoriale massonica di Siderno, dove la “Rocco Verduci” ha la sua sede storica.

L’ispezione, e la conseguente sospensione a tempo indeterminato della loggia nella Locride, è partita dal Grande Oriente d’Italia anche in seguito a un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria denominata “Saggezza”, che portò all’arresto di alcuni personaggi legati a doppio filo alla massoneria e alla criminalità organizzata calabrese, facendo convergere interessi di una e dell’altra parte.

«Irregolarità nelle affiliazioni, e possibile inquinamento addirittura di carattere malavitoso». Queste le conclusioni scaturite dalla relazione dell’incaricato inviato da Raffi a verificare le carte e le procedure presso la “Rocco Verduci” nei mesi scorsi. Così è arrivata la sospensione a tempo indeterminato, formula che non esclude, “se ritenuta opportuna”, la chiusura della loggia. La sola sospensione rappresenta però di per sé un atto molto forte: il provvedimento di Raffi è infatti il primo di questo tipo, ma potrebbe non essere l’unico vista la presenza nelle inchieste della magistratura calabrese di altri nomi noti e appartenenti ai circoli massonici.

L’inchiesta “Saggezza” aveva individuato un livello di potere intermedio nelle gerarchie della ‘ndrangheta, detto “Corona”, il cui fine era quello di mantenere il controllo mafioso dei territori grazie anche ai rapporti con esponenti del mondo politico e della massoneria. Massoneria che, si legge nelle carte dell’inchiesta coordinata dal pm Nicola Gratteri, era vista come un trampolino per entrare in contatto col potere che conta, «con il subdolo scopo di ottenerne vantaggi economici e personali, facilitare le loro condotte illecite ed accrescere il dominio sul territorio». E Siderno nell’inchiesta tornava più volte, così come il nome di un’altra loggia, la Camea, con personaggi legati a doppio filo ancora una volta alla stessa massoneria e alla ‘ndrangheta.

I rapporti tra logge massoniche e mafia non sono sicuramente un fenomeno di nuova data, e nelle indagini degli ultimi anni questo legame emerge sempre di più, per altro senza stupire più di tanto, data la naturale concentrazione di potere all’interno delle logge. Appalti, raccomandazioni, politica e affari: questo è il terreno su cui si muovono i rapporti tra mafie e massoneria.

Nel caso specifico della Calabria già nel 1995 nell’indagine Olimpia emersero i collegamenti tra Logge e cosche, così come non è un mistero che le famiglie più potenti di Reggio Calabria – i De Stefano, i Condello, i Tegano e i Libri – abbiano una passione di lunga data per squadre e compassi. Passione che emergeva nell’inchiesta “Sistemi Criminali” di inizio anni Novanta, poi archiviata, e che è rientrata tra le carte degli inquirenti reggini nell’indagine Breakfast che coinvolge l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito.

Così come allo stesso modo la vicinanza col mondo massonico emerge di nuovo nel contesto delle stragi degli anni Novanta e nei casi dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano, ucciso l’8 gennaio del 1993, e per l’omicidio che inaugurò il periodo delle stragi, cioè l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti del 9 agosto 1991.

D’altronde nemmeno un anno fa, il 5 dicembre del 2012, davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, l’ex procuratore di Reggio Calabria, Michele Prestipino, dipinse uno scenario lasciando spazio a pochi dubbi: «In diverse indagini abbiamo raccolto elementi che indicano una connessione tra pezzi di ‘ndrangheta, la parte elevata della ‘ndrangheta (i capi, per capirci), logge massoniche e altri pezzi della città. Tali elementi, raccolti nel corso di diverse indagini, al momento ci permettono di avanzare soltanto un’ipotesi di lavoro, un’ipotesi investigativa secondo la quale, in Calabria, la massoneria sia una sorta di stanza di compensazione in cui, anche fisicamente, si possono realizzare interessi comuni, si possono incontrare persone diverse che magari non possono vedersi altrove e in tale contesto hanno l’occasione di riunirsi tutti coloro che sono accomunati da un legame particolare per coltivare determinati interessi. Le logge massoniche riuniscono quindi gli uni e gli altri, cioè pezzi della città e professionisti come Giovanni Zumbo, del quale vi ho parlato. Si tratta, ovviamente, di dati pubblici, perché Giovanni Zumbo è un iscritto alla loggia massonica al quale è collegato un carabiniere che ha rivelato alcune notizie ed è al centro di una catena di rivelazioni e di segreti. Quel carabiniere era stato iscritto alla stessa loggia massonica da Giovanni Zumbo. La massoneria, quindi, funziona come un cemento che lega le persone, le mette insieme e le fa stare anche fisicamente in un’unica stanza – per questo parlo di stanza di compensazione – dove possono discutere e realizzare i loro interessi, non sempre leciti. Questo noi lo abbiamo verificato in diversi contesti di indagine. Ovviamente sono spunti, sono elementi sui quali dobbiamo costruire ancora qualcosa di più significativo e importante». Ipotesi di lavoro, le ha definite Prestipino, che da vent’anni attendono di essere investigate fino in fondo.

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