Una competizione tra Marina Militare e Guardia Costiera che mette a rischio la gestione delle manovre di salvataggio dei migranti nel Canale di Sicilia Questo è ciò che trapela dal Comando generale delle Capitanerie di porto di Roma a poche settimane dall’avvio dell’operazione Mare Nostrum. Giudizio in controtendenza con quello espresso dal ministro della Difesa Mario Mauro in occasione della Festa delle Forze armate del 4 novembre: «Senza l’operazione, 1.800 migranti forse sarebbero morti».
Il nome stesso coniato per l’operazione è intrigante. Niente “lago italiano” di cesariana memoria; oggi quel “nostrum”, chiariscono dai ministeri dell’Interno e della Difesa, sta a indicare che il Mediterraneo è un mare europeo. Lo ha ribadito a Linkiesta l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Capo di Stato Maggiore della Difesa: «Il Mediterraneo meridionale è il confine dell’Europa, non dell’Italia. Il compito della Marina è di monitorare i barconi dei migranti intervenendo solo in caso di necessità, salvando vite umane». Il corollario è che deve essere Bruxelles ad assumersi la responsabilità della gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa settentrionale. Così, appena una settimana dopo l’inizio delle operazioni militari, il premier Enrico Letta aveva intascato dal Consiglio europeo di Bruxelles il via libera al rafforzamento di Frontex ed Eurosur, i due strumenti europei per il pattugliamento del Mediterraneo.
Ma come funziona e quanto è efficace, nei fatti, questo imponente dispiego di forze voluto dal governo italiano? In attesa del coinvolgimento delle unità navali degli altri Paesi rivieraschi, le operazioni di pattugliamento del Mediterraneo meridionale vivono oggi un complesso periodo di transizione. Periodo in cui la “diplomazia” tra la Marina Militare e la Guardia Costiera è messa a dura prova. Mare Nostrum attribuisce alla Marina la responsabilità della gestione degli eventi S.A.R. (search and rescue), ovvero di quei casi in cui l’incolumità delle persone in mare è in pericolo. Tuttavia, la convenzione di Amburgo del 1979 che disciplina il soccorso marittimo e che è stata recepita per decreto nel 1994, è chiara: l’autorità nazionale responsabile del coordinamento dei servizi di soccorso marittimo è il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto. Concetto ribadito dall’Art. 2 del decreto Interministeriale del 14 luglio 2003.
Va da sé che una chiara ripartizione delle rispettive competenze è vitale in un contesto operativo, soprattutto se sono in gioco vite umane. Nel caso in cui un barcone carico di migranti sia considerato in pericolo, possono intervenire sul posto sia unità della Marina sia della Guardia Costiera. Chi gestisce le operazioni di trasbordo e salvataggio? «Dubito che il comandante di una fregata della Marina accetti di prendere ordini da un maresciallo al comando di una motovedetta della Capitaneria di porto», spiega una fonte vicina al CoCeR (Consiglio Centrale di Rappresentanza) della Guardia Costiera. Per non parlare delle catene di comando dei due corpi che seguono percorsi distinti rallentando o ostacolando le operazioni di intervento congiunto in mare, stando ai giudizi espressi del personale coinvolto.
Il CoCeR non ha perso tempo a rivendicare la titolarità della Guardia Costiera per i compiti di salvataggio in mare. L’atteggiamento della Marina Militare, che sulla carta dovrebbe essere subalterno a quello della Guardia Costiera nello svolgimento di operazioni S.A.R., è stato ritenuto da alcune parti arrogante e pericoloso. Un ruolo da “padroni di casa” non lecito, che sarebbe testimoniato dalla richiesta inviata pochi giorni fa dalla Marina Militare al Comando Generale delle Capitanerie di porto. Si richiedeva il dislocamento di due unità della Capitaneria di Porto operative a Lampedusa (Nave Dattilo e Nave Peluso) in un’area indicata dalla Marina Militare nello svolgimento di operazioni di pattugliamento. Richiesta rispedita al mittente dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto. Quelle navi infatti, secondo documenti ufficiali del Comando Generale visionati da Linkiesta, non potevano essere distolte dalle loro finalità primarie, ovvero quelle di svolgimento di operazioni S.A.R., lasciando scoperto, tra l’altro, un ampio settore di mare al largo dell’isola.
Emblematica una delle tante operazioni di soccorso avvenuta la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre scorso. Una motovedetta della Guardia Costiera ha fornito appoggio ai pattugliatori della Marina “Cassiopea” e “Sirio” durante un intervento di soccorso a un barcone pericolosamente carico di migranti. Le condizioni dell’imbarcazione con mare forza 4 erano considerate rischiose e si è quindi proceduto al trasbordo dei migranti. Nave Cassiopea, con una stazza di oltre 1400 tonnellate, si è avvicinata al barcone procedendo al primo trasbordo, al quale ne è seguito un secondo su Nave Sirio. «Un servizio di trasporto migranti inutile e rischioso», confermano dal Cisom, il Corpo di soccorso dell’ordine di Malta imbarcato sulle motovedette della Guardia Costiera. I mezzi impiegati dalla Marina sarebbero non adatti a svolgere questo tipo di operazioni in quanto troppo grandi e poco agili. Come se a Scampia si inviassero i carrarmati per ristabilire la sicurezza. Uno spreco di uomini, mezzi e risorse economiche con uno scarso impatto sul teatro operativo.
È indubbio che l’impiego di maggiori unità navali aumenti le possibilità di individuare le “carrette del mare”. Ma la capacità di coordinamento e l’impiego di mezzi efficaci per il salvataggio sono dubbi. Dalla Capitaneria di Porto ribadiscono che la Guardia Costiera disporrebbe di tutti gli strumenti necessari per operare. Le motovedette classe 300 sono veloci, capienti (possono imbarcare fino a 170 persone) e con un’ampia autonomia che può arrivare a 600 miglia di navigazione. Mediamente le operazioni di salvataggio si concludono in due ore. Se lo scopo della missione era quindi di andare a Bruxelles giocandosi qualche carta vincente in più e ottenere sostegno dall’Ue sul tema immigrati, le quotidiane operazioni di salvataggio rischiano di risentirne.
Twitter @GambLuca
PRECISAZIONE DA PARTE DEL COMANDO GENERALE DEL CORPO DELLE CAPITANERIE DI PORTO – GUARDIA COSTIERA
“Il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, in relazione all’articolo apparso in data 08 novembre 2013 sul sito di Codesta testata, dal titolo “Mare Nostrum: è scontro tra Guardia Costiera e militari”, si dissocia, con convinta fermezza, dal suo contenuto.”