“La serenità ritrovata nel Milan” (copyright Silvio Berlusconi) è una nuova struttura societaria che prenderà forma nei prossimi mesi, dove Adriano Galliani avrà il ruolo di gestire l’area sportiva, mentre a Barbara Berlusconi andrà quella commerciale. Due amministratori delegati insomma, ma la cassa, tra sponsorizzazioni, contratti e gestione dei biglietti sarà tutta di BB e dei suoi collaboratori. È questo il risultato della mediazione del Cavaliere tra la figlia e lo storico amministratore delegato. La cena di quattro ore di Arcore è servita a sistemare le cose. Berlusconi non ha gradito le uscite di Galliani anche perché in questo momento non vuole dare l’idea dal punto di vista politico di una nave «dove i topi iniziano a scappare» dopo la decadenza da senatore. E poi c’è la costosa buonuscita di 50 milioni di euro che al momento appare rientrata. I due hanno conversato a lungo. Si è ritrovata la sintonia, dicono i ben informati, decidendo che la convivenza tra BB e Galliani deve continuare ancora a lungo, con Berlusconi a fare da mediatore: non è detto che l’ex antennista di Monza se ne vada ad aprile. Barbara ha accettato e continua a muoversi in tandem con il padre per cambiare la squadra. Del resto, il leader di Forza Italia ha già annunciato di volersi occupare di calcio nei prossimi mesi: un modo per distrarsi dalle ultime problematiche politiche e dal fiato delle procure che non gli danno un attimo di tregua.
Ma anche un modo per rilanciare la sua azione politica. Il Milan, quindi, che lo proiettò sul palcoscenico mediatico mondiale per i successi in Italia, Europa e nel mondo, potrebbe diventare il nuovo trampolino di lancio politico e istituzionale per la dinastia berlusconiana. Nuovi dirigenti, pescati tra le vecchie glorie rossonere come Paolo Maldini o Demetrio Albertini, nuovi investimenti, uno stadio nuovo come quello della Juventus, magari l’entrata di un partner straniero, aumentare le sponsorizzazioni nello stile del Real Madrid e persino l’idea di un azionariato popolare nello stile del Barcellona: sono tutte priorità in questo momento sulla scrivania del leader e della figlia che ha deciso di prendere in mano la situazione. Lo stesso Berlusconi ha confermato lo schema: «La situazione del Milan è tornata serena e sono lieto di comunicare che è stato trovato pieno accordo su un’organizzazione societaria che prevede due amministratori delegati: Adriano Galliani con la delega al settore sportivo e Barbara Berlusconi con la delega agli altri settori dell’attività sociale».
Archiviato il caso Galliani, quindi, che ricoprirà il ruolo importante di traghettatore verso il futuro, toccherà a Barbara insieme con il padre mettere mano all’organigramma rossonero. L’obiettivo è rinforzare il settore giovanile nello stile delle grandi squadre europee. L’idea è di trovare un amministratore delegato più defilato, meno di “sistema” come lo era Adriano. Si lavora a 360 gradi. Galliani, del resto, aveva accentrato su di lui tutto il potere, con i suoi uomini, da Ariedo Braida fino a Umberto Gandini, nelle posizioni chiave di direttore sportivo e organizzativo, poi il marketing e il settore commerciale, tutti ruoli su cui Berlusconi vuole avere mani libere. A quanto pare ha ascoltato in questi mesi i progetti della figlia Barbara. Le idee di BB sono molto ambiziose. La berluschina sogna un Milan blaugrana, con l’ingresso di nuovi azionisti privati che spendono, si associano, che potrebbero trovare nei rossoneri più di una squadra di calcio, ma una “rappresentanza” politica. Il discorso è articolato. Magari, al momento, non percorribile in Italia. Ma è quello il modello, catalano, magari chissà pure indipendentista, facendo dei rossoneri il primo club Forza Silvio. O meglio Forza Barbara. In vista delle discesa in campo contro, chissà, il nuovo leader del centrosinistra Matteo Renzi.
Il quadro del Milan verrà disegnato nei prossimi mesi, secondo due linee guida: fare mercato con gente esperta in grado di fare tanto con poco (non sarà altissimo il budget in un primo momento) e ampliare il business rossonero incrementando le sponsorizzazioni magari con uno stadio nuovo. Sono stati tanti i nomi usciti fuori in relazione al nuovo Milan. Maldini è diventato direttore dell’area tecnica, mentre Albertini potrebbe essere il nuovo direttore generale. Per il posto da direttore sportivo, si era parlato con insistenza fin da subito di Sean Sogliano: giovane, ma con già alle spalle una esperienza di lavoro molto “formativa” con Maurizio Zamparini a Palermo. Un curriculum ritenuto però dalla piazza non al livello di altri. Era quindi spuntato il nome di Fabio Paratici, braccio destro di Beppe Marotta nella Juventus, che avrebbe però già detto di no. Accanto al bianconero, un’altra pista giudicata percorribile era stata quella di Daniele Pradè della Fiorentina. Un’ipotesi suggestiva, perché presupponeva un’eventuale arrivo a Milanello dell’attuale tecnico viola Vincenzo Montella. Ma le recenti frizioni tra Fiorentina e Milan sul finire della scorsa stagione (con Galliani che dovette lasciare la tribuna vip del “Franchi”) e l’attuale volontà di rinnovo del contratto dell’ex dirigente della Roma hanno frenato il tutto.
E sempre nell’ambiente Roma bisogna scavare, per cercare il futuro di casa Milan. Pare che in lizza ci sia un vero e proprio “pacchetto” composto dall’amministratore delegato Claudio Fenucci e dal direttore sportivo Walter Sabatini. Entrambi arriverebbero richiamati dal vento del Nord, visto che a Trigoria l’aria si è fatta negli ultimi giorni un po’ troppo esplosiva, dopo le recenti litigate pubbliche tra il proprietario James Pallotta e Unicredit. Fenucci arriverebbe come nuovo Galliani, ma un gradino sotto Barbara, come sorta di plenipotenziario della parte sportiva. Al suo fianco Sabatini nelle vesti di direttore sportivo; anche se non sarebbe da escludere la candidatura, in quel ruolo, di un altro ex giallorosso come Franco Baldini, oggi al Tottenham. Difficile però che lasci la Premier League, dove ha cominciato a lavorare quest’estate e dove c’è da tenere in mano una squadra che sta deludendo le attese.
Accanto Fenucci ci sarebbe Michele Uva, altro nome caldissimo già. Oggi direttore generale di Coni Serivizi spa, Uva è abituato a lavorare in condizioni non facili. È uno che risolve problemi, soprattutto quando si tratta di bilanci non proprio sanissimi: non è un caso che abbia lavorato nel Parma del crack Parmalat e nella Lazio del dopo-Cragnotti. Ma Uva è anche – e soprattutto – esperto di stadi: è stato in questo senso consigliere del Ministero dello Sport, nonché tuttora Stadio Management Expert per la Uefa. Uva affiancherebbe così Fenucci nella gestione societaria: un po’ come fece Marco Fassone, quando seguì la realizzazione dello Juventus Stadium per i bianconeri, per poi andare al Napoli e quindi all’Inter una volta terminati i lavori.
Già, perché il Milan ora vuole uno stadio nuovo, in rottura con la linea del solo Galliani, che mirava a prendersi tutto San Siro. Ora la nuova tattica sarebbe proprio quella di insidiare l’Inter in un derby per l’area Expo. Derby nel quale i rossoneri potrebbero trovarsi in vantaggio: non solo perché il governatore della Lombardia Roberto Maroni è di fede milanista, ma soprattutto perché la Regione stessa ha rinunciato a correre per i Giochi olimpici del 2024 contro Roma, in cambio di un impegno del Coni per costruire nell’area Expo strutture sportive.
Coni che ha, per l’appunto, Uva tra le sue attuali massime cariche. All’inizio, l’ingresso del Milan nella trattativa Inter-Lombardia era sembrata più una manovra di disturbo, ma l’accelerazione della futura uscita di Galliani dal board rossonero ha svelato i veri piani del Milan. Piani confermati dallo stesso Roberto Maroni, leghista e milanista, che ha di fatto detto che per l’area Expo è derby: «Sarà una bella sfida, se la aggiudicherà chi presenterà il progetto più bello». Un derby che pone di fatto Berlusconi in concorrenza con Erick Thohir: se l’Inter rinnova e investe, lo farà anche il Milan, che non vuole certo restare indietro.
Ma le “bombe” in casa Milan non sono finite. Perché oltre al nuovo stadio, c’è un’altra questione da risolvere: il nuovo allenatore. Massimiliano Allegri ha già fatto capire che se ne andrà. E da oggi fino a quando verrà svelato il nome nuovo, sarà una lotteria continua. La quasi certa presenza di Albertini nella dirigenza è la chiave per convincere a sedere sulla panchina del Milan, dal prossimo anno, uno che lui stesso ha contribuito ad assumere in quanto vice-presidente della Figc. E al quale scade il contratto da allenatore subito dopo il Mondiale del 2014. Esatto: Cesare Prandelli. Sarebbe lui il principale concorrente di Clarence Seedorf. Non è un caso che di recente l’attuale ct della Nazionale abbia trattato meglio Balotelli in Nazionale, dispensandolo dal codice etico. Se Balotelli resterà in rossonero, potrebbe essere la spia dell’arrivo di Prandelli.