Pizza ConnectionNella finanziaria riecco la sanatoria sui rifiuti

Legge di stabilità

Legge di stabilità che vai, sanatoria che trovi. Per quanto nei pressi della stanza dei bottoni del governo Letta non intendano chiamarla “sanatoria”, la disposizione che proroga e posticipa gli obiettivi della raccolta differenziata per i Comuni lo è, e a tutto tondo. In teoria si presenta infatti come uno dei (tanti) rinvii degli obiettivi, in pratica l’articolo 18 del collegato alla legge di stabilità (ddl_collegato_legge_stabilita.pdf

solleverà migliaia di sindaci dal pagamento dei danni provocati dal mancato rispetto dei tetti sulla raccolta differenziata contro i rifiuti raccolti in discarica.

Su poco più di 8mila comuni solo 1.300 amministrazioni hanno centrato l’obiettivo di portare al 65% entro il 2012 la raccolta differenziata, come stabilito dalla legge 152/2006. Le altre, che di fatto rappresentano circa la metà delle regioni italiane, non arrivano al 50 per cento. Per i comuni che non hanno centrato gli obiettivi, la legge prevede una maggiorazione del 20% del tributo sui rifiuti in eccesso conferiti in discarica. L’erario può rivalersi sui comuni inadempienti, come accaduto a Recco (Genova), dove lo scorso 27 maggio la Corte dei Conti ha condannato i sindaci a risarcire lo Stato per un milione di euro.

E non è un caso che, come fa notare la Casa della legalità di Genova, il provvedimento sullo slittamento degli obiettivi riguardanti la differenziata al 2016 arrivi su sollecitazione del Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando che con una nota ufficiale datata 4 aprile 2013 e indirizzata al Presidente della Conferenza Stato-Regioni, ha chiesto «l’attivazione di una procedura che consentisse tramite la definizione di un Accordo di programma tra ministero dell’Ambiente, Regione ed enti locali interessati, di ottenere una deroga rispetto agli obiettivi fissati dalla normativa nazionale». Deroga che è arrivata direttamente dal ministero dell’Ambiente.

Dati Eurostat/ISPRA – Rielaborazione SKY

La modifica normativa sostituisce obiettivi fissati dalla legge sette anni fa, con uno slittamento che esonera gli amministratori da eventuali iniziative di azione di responsabilità. Qualche dato: basti pensare che il tetto del 65% della raccolta differenziata, come detto, doveva essere conseguito nel 2012, mentre con la disposizione del collegato alla legge di stabilità, il termine sarà prorogato al 2016. Intanto la media europea ha toccato il tetto del 35% della raccolta differenziata nel 2006 e il 45% nel 2008. Percentuali che l’Italia si porrà invece di raggiungere rispettivamente nel 2014 e 2015, con sette anni di ritardo sulla media comunitaria.

Dati Eurostat/ISPRA – Rielaborazione SKY

Secondo i dati dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel 2012, la regione che ha smaltito in discarica le minori quantità dei rifiuti urbani prodotti è il Friuli Venezia Giulia (7%), seguita dalla Lombardia (8%) e dal Veneto (11%), mentre ancora sopra l’80% si trovano molte regioni del Sud, e in particolare il Molise (105%), la Calabria (81%) e la Sicilia (83%). Il dato relativo al Molise è dovuto allo smaltimento nelle discariche regionali di quasi 60mila tonnellate di rifiuti provenienti dall’Abruzzo. Non considerando queste quantità, la percentuale di smaltimento scenderebbe al 58% del totale dei rifiuti prodotti. Al Centro, ad eccezione della Toscana (42%), le altre Regioni presentano percentuali di smaltimento in discarica superiori al 50% dei rifiuti prodotti. A livello nazionale, più della metà dei rifiuti (53%) vengono smaltiti senza essere sottoposti ad alcuna forma di pretrattamento. In sei regioni – Valle d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Marche, Campania e Piemonte – la percentuale dei rifiuti non pretrattati supera il 70%; in altre sei (Lazio, Basilicata, Veneto, Sicilia, Calabria, e Toscana) la percentuale raggiunge il 50%; in Emilia Romagna si scende al 49%; le rimanenti regioni sono sotto il 25 per cento. Il Molise (2%), l’Abruzzo (3%) e la Lombardia (3%) presentano le percentuali più basse di rifiuti non pretrattati.

Intanto dall’Europa sono in arrivo sanzioni per 100 milioni di euro, derivanti da quattro procedure di infrazione che l’Ue ha aperto nei confronti dell’Italia per “eccessivo conferimento di rifiuti, discariche abusive e fuori norma”. A finire sotto la lente dei giudici comunitari sono state 218 discariche da bonificare in 18 regioni italiane, la Campania e il Lazio con la procedura che ha preso il via sulla discarica di Malagrotta. A questi milioni vanno aggiunte le sanzioni quotidiane, che scatteranno nei giorni successivi alle sentenze della Corte europea, che potrebbero arrivare anche ai 250mila euro al giorno.

Il pasticcio della sanatoria è una beffa per i comuni virtuosi che hanno raggiunto gli obiettivi, oltre a risultare un vero e proprio paradosso, come ha sottolineato il vice-presidente di Legambiente Stefano Ciafani al Fatto Quotidiano: «Le multe che dovrebbero pagare quest’anno (i comuni inadempienti, ndr) si pagheranno addirittura nel 2017. Il punto è che il collegato ambientale alla legge di stabilità prevede che gli incentivi per gli acquisti verdi arriveranno proprio dal pagamento delle multe sull’ecotassa». Con la questione di fiducia posta alla legge di stabilità appare difficile che la deroga in questione possa essere fermata alla Camera. La sanatoria sui rifiuti è servita.

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