«Partiti in crisi, il V Day sarà una prova di forza»

Parla Alessandro Di Battista

«Succederanno cose clamorose nei prossimi mesi», la promessa porta la firma di Alessandro Di Battista, vicepresidente della commissione Esteri alla Camera e frontman tra i più noti del Movimento 5 Stelle. Nel mare magnum della politica italiana, quello in cui centrodestra e Scelta Civica digeriscono scissioni e il Pd è alle prese col congresso, dalle parti dei Cinque Stelle si prepara la riscossa in vista delle Europee, mentre al Senato pare riaccendersi il fuoco dei dissidenti. Il primo dicembre Genova ospiterà il terzo V Day, evento cardine del grillismo. «Arriveranno ospiti internazionali per parlare di come vogliamo il mondo», annuncia l’ex comico. E Di Battista rilancia: «Sarà l’occasione di andare oltre per una politica senza intermediari, oltre l’interesse personalistico, oltre le divisioni fra popoli per un’Europa della solidarietà». 

Il V Day sarà anche un bel trampolino di lancio per le Europee.
Certo, se riuscissimo a prendere tanti voti si metterebbe male per il governo Letta che dovrebbe giustificare l’ennesimo fallimento nelle elezioni che contano. Alle Europee ci aspettiamo grande partecipazione: bisogna ridiscutere tutto e serve uno Stato con gli attributi che sieda ai tavoli europei per impugnare quei trattati come il Fiscal Compact e Mes che sono stati imposti al popolo italiano e votati da Pd, Monti e Pdl. Ma Berlusconi che cavalca l’onda antieuropeista meriterebbe un discorso a parte.

Parliamone.
Ora fa finta di stare all’opposizione, ma in realtà nel centrodestra si sono divisi e messi d’accordo. È la strategia di stare contemporaneamente al governo e all’opposizione per proseguire l’avventura Letta e, allo stesso tempo, fare quelli del popolo contro le tasse e antieuropeista. Berlusconi, persona disonesta ma non stupida, cavalca quest’onda ma è lui che ci ha fatto entrare in meccanismi devastanti votando Mes e Fiscal Compact, per cui dovrebbe tacere e andare ad Antigua. Lo porteremo noi, se vuole. E alle Europee sarà battaglia: noi contro tutti d’altronde non c’è differenza tra Berlusconi e Bersani, l’unica è che uno dei due va con le minorenni.

Discuterete anche di moneta unica?
I pregiudizi ideologici sono sciocchi. Il referendum, così come la piattaforma web o gli incontri nelle piazze, è uno strumento per creare dibattito, mentre in questi anni è mancata un’informazione corretta su alcune tematiche. Io voglio ascoltare economisti, voglio che l’opinione pubblica si formi per poi prendere una decisione. Noi non andiamo contro l’Europa ma abbiamo capito che quest’Europa va contro di noi, siamo euroscettici perché quella di oggi non è un’Europa dei popoli e della solidarietà. Letta è un uomo senza spina dorsale, totalmente asservito, fa sì che le nostre banche ricomprino il nostro debito che era in mano a banche straniere portandoci nel baratro. Finchè non tiriamo fuori gli attributi saremo i servi dell’Ue che sta mettendo i cittadini alla fame.

Al V Day metterete nero su bianco il vostro programma per l’Europa?
Il programma si costruisce poco a poco, ma Genova sarà un momento in cui mettere dei paletti per far capire che il nostro debito va ridiscusso, che vanno rinegoziati i trattati e il tetto del 3%, che bisogna inserire sostegni alle attività produttive. Noi cittadini dobbiamo andare in Europa con lo stesso spirito che mostriamo a Roma. L’affaire Cancellieri esemplifica quanto la nostra presenza nelle istituzioni stia creando un corto circuito: non è un caso che da quando siamo entrati in Parlamento Berlusconi sia stato condannato. Anche la magistratura si sente più tutelata da una forza d’opposizione così forte. Non è un caso nemmeno che oggi Bersani sia un ectoplasma e Monti sia sparito. O che anche Vendola sia stato sbugiardato per il suo servilismo.

I precedenti V Day furono snobbati dai media, oggi avrete tutti i riflettori puntati su Genova. Che effetto fa?
Io ho partecipato al primo V-Day e non ci filava nessuno, quindi non mi fa nè caldo nè freddo se a Genova ci saranno i media. Noto però che i mezzi di comunicazione stanno snobbando il lavoro che facciamo tutti i weekend in giro per l’Italia. Senza che ci sia una campagna elettorale andiamo sui territori a raccontare quel che facciamo in Parlamento. I media non hanno ancora capito cos’è il Movimento e io ho deciso di non rilasciare interviste a giornali come la Repubblica, Corriere della  Sera, La Stampa e Il Giornale, che hanno dei padroni. Rappresentano il nemico, nei primi mesi io rispondevo e loro scrivevano bugie, ora ho aperto un blog e faccio interviste con persone libere. I talk mi invitano in studio e il gruppo comunicazione mi consiglia di andare, ma perché dovrei contribuire alla prosecuzione dell’agonia di un mezzo che crea distanza? Nessuno guarda Porta a Porta e poi ha voglia di scendere in piazza. Oggi dobbiamo creare partecipazione, parlare di Europa nelle piazze e confrontarci. Quando mai un cittadino ha potuto fermare un deputato per strada e chiedergli le coperture sul reddito di cittadinanza?

A proposito. Filtrano i malumori di Casaleggio e il rischio di ingolfamento della proposta di reddito di cittadinanza, subissata di commenti sulla piattaforma web. Non c’è il rischio di un percorso rallentato?
Il metodo si può sempre rivedere e migliorare, ma mi sembra miracoloso il fatto che ci siano migliaia di commenti di cittadini sul portale, un sistema che permette di convogliare le proposte emendative e lavorare sulla legge. Il tema non è la discussione, ma la partecipazione, la coscientizzazione e l’autonomia intellettuale dei cittadini. Poi è ovvio che serva un po’ più di tempo perché si tratta di una questione complessa, bisogna esaminare elementi come tagli e ammortizzatori sociali.

Per le Europee è ipotizzabile la selezione di una classe dirigente migliore della vostra attualmente in Parlamento?
Dev’esserci la massima qualità nella scelta dei portavoce, di questo si occupa lo staff. Ma non si dica che non c’è un livello qualitativo alto da parte nostra. Oggi veniamo giudicati per una frase sbagliata su Facebook ma non sulla base delle nostre proposte di legge. Il criterio di giudizio dell’opinione pubblica dev’essere questo? Bisogna creare le condizioni affinché persone sempre più preparate arrivino in Europa, ma nessuno nel Parlamento Italiano vanta i titoli accademici che ha il Movimento. L’88% di noi è laureato, siamo la forza politica più preparata.

Il V Day ricongiungerà la testa alla base del Movimento. Sarà anche l’occasione per ripianare le polemiche su piattaforma web, comunicazione “calata dall’alto” e democrazia interna?
Sarà un momento interessante per rivederci e incontrare i nostri datori di lavoro, che sono i cittadini. Per noi il V Day è una festa, una Woodstock a Cinque Stelle. Detto questo, il nostro gruppo parlamentare è compatto ma il Movimento non è fatto solo di parlamentari, ci sono nove milioni di cittadini. E io non valgo più di un attivista che fa un banchetto.

Però a Palazzo ci siete voi. E in questi mesi emergono criticità interne.
Invidie personali su chi va in tv o altri “scazzi” fanno parte della natura umana, ma a me non interessa. Contano l’opinione pubblica e le proposte che abbiamo fatto, inclusa la difesa della Costituzione. Quando siamo saliti sul tetto qualcuno si è lamentato per non esser stato coinvolto, ma queste sono sciocchezze. Poco a poco stiamo incrementando la partecipazione: alle Parlamentarie hanno votato trentamila persone, alle Quirinarie cinquantamila, ora ce ne sono centomila certificate. Bisogna guardare al processo progressivo e alla rivoluzione di metodo che stiamo attuando.

Il V Day arriva in un momento storico in cui gli altri partiti conoscono scissioni e dibattiti. Da dove ripartite?
Credo che i partiti stiano involontariamente lavorando per noi e quando si coalizzano per attaccarci fanno degli attestati di stima ad un Movimento che, democraticamente, vuole cambiare tutto. Il V Day cade a fagiolo in un momento di crisi devastante dei partiti e sarà una prova di forza. Così come Beppe aveva anticipato il caso Parmalat e i bond Argentini, predisse anche l’implosione del sistema partitocratico e la creazione di una democrazia diretta partecipata. La situazione di oggi dà ragione a Grillo, che oltre ad essere un trascinatore ha anche una visione politica piuttosto raffinata.

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